La Confindustria apre al piano Ciampi

La Confindustria apre al piano Ciampi Gli industriali vorrebbero discuterne in settimana con governo e sindacati La Confindustria apre al piano Ciampi Cipolletta: pronti a discutere un nuovo patto sociale INTERVISTA L'AUTUNNO CALDO SROMA E ne può parlare. Anche la Confindustria accetta di aprire il confronto sullo scambio tra maggiore flessibilità del lavoro e più investimenti proposto dal ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi. E' il direttore generale Innocenzo Cipolletta ad annunciarlo con questa intervista: «Se Ciampi ce lo chiede siamo interessati a discutere il patto che ha ipotizzato». Insomma l'associazione presieduta da Giorgio Fossa è pronta al dialogo con Ciampi sulla proposta che è già piaciuta al segretario dei democratici di sinistra Massimo D'Alema. Ma scusi, dottor Cipolletta, questa apertura al dialogo non è un cambiamento di linea della Confindustria? «No, assolutamente. Fra l'altro il confronto fra noi e il governo è già aperto su più tavoli, come si dice in gergo. Noi avevamo solo reagito negativamente a un'ipotesi che era stata ventilata di controllo dei profitti», i Forse è il caso di ricostruire la vicenda. Cominciamo dall'analizzare la proposta di Ciampi. «In fondo quello che propone Ciampi è l'estensione a tutta l'Italia dello scambio che si realizza per i contratti d'area: maggiore flessibilità per l'ingresso al lavoro, estensione dei contratti di formazione, snellimento delle procedure delle autorità locali per le nuove iniziative produttive in particolare nel caso di agevolazioni nel Mezzogiorno, maggiori investimenti da parte delle imprese». Se le cose stanno cosi, dov'è lo scandalo? «Non c'è infatti nessuno scandalo. C'è stata da parte della Confindustria la reazione a una frase particolare di Ciampi relativa all'impegno chiesto alle aziende di non aumentare i profitti per unità di prodotto, idea di cui non si capisce l'utilità ma nemmeno la praticabilità». Non le è sfuggito che Ciampi poi ha chiarito la sua affermazione? «Il ministro del Tesoro ha spiegato che non intendeva suggerire alcun limite ai profitti globali delle aziende, ma solo garantire il mantenimento di quelli ottenuti per unità di prodotto. Questo può voler dire anche che i profitti unitari non devono scendere: è una garanzia perfino eccessiva per le imprese. Il profitto unitario è dato anche dal volume complessivo dell'attività dell'azienda; maggiore è il volume dell'attività e più bassi sono i costi unitari e quindi più alti i profitti unitari». Insomma sta dicendo che chiarito questo aspetto specifico dei profitti... «...il patto proposto ora da Ciampi somiglia molto ai contratti d'area estesi a tutto il territorio nazionale. E un'eventualità del genere ha sempre trovato favorevole la Confindustria». In altre parole, sintetizzando, ora non si può dire che la Confindustria boccia il patto proposto da Ciampi? «La Confindustria non lo ha né bocciato né promosso. Chiarita la questione dei profitti, se il ministro del Tesoro ci invita a un incontro per illustrarci la sua proposta noi siamo pronti. Fra l'altro la discussione suggerita da Ciampi potrebbe consentire di svelenire la situazione considerato che c'è chi come la Cisl pensa a uno sciopero generale e chi come la Cgil dichiara di aver già "dato"». Lei immagina un invito di Ciampi per discutere sul patto, ma non se ne può discutere nell'incontro di giovedì 3 che la Confindustria e i sindacati avranno con il governo? «Non lo so. Giovedì siamo chiamati a confrontarci dal ministro del Lavoro per la verifica dell'accordo del luglio 1993 sulla politica dei redditi. In effetti potrebbe essere utile allargare la^Hiscussione con il governo, inserendo il capitolo dell'occupazioner Questa può essere una strada da percorrere: dipende da Ciampi e dalle posizioni delle altre parti sociali». A quali posizioni si riferisce? «Mi sembra che i primi a bocciare il patto proposto da Ciampi siano stati i sindacati i quali hanno detto che in tema di flessibilità il massimo era già stato concesso. Ovvero, secondo loro, non c'è più spazio per altro». Forse, però, devono ancora essere precisati nel dettaglio i temi da approfondire - per entrare nel merito della proposta di Ciampi. «Ovviamente. Ma è importante soprattutto che tutti gli attori siano disposti a mettere qualcosa sul tavolo. Stando alla proposta iniziale di Ciampi, si potrebbe avere l'impressione che la cosa riguardi solo le parti sociali». E invece? «La prima flessibilità necessaria è non ridurre per legge l'orario di lavoro a 35 ore, come prevede il disegno di legge presentato dal governo. Quindi anche questa materia deve stare sul tappeto».. Vista la disponibilità della Confindustria al confronto, come pensa che in concreto si possa sviluppare la discussione sul patto proposto? «Dipende dalle disponibilità delle varie parti in causa. Se il governo è disposto a rivedere il disegno di legge sulle 35 ore, se i sindacati manifestano maggiore sensibilità, da parte nostra vedremo quali investimenti si possono attivare». Ma flessibilità cosa potrebbe voler dire? «La principale soluzione da adottare sarebbe quella dei contratti a termine, rinnovabili senza i vincoli che esistono oggi. Per le aziende questo significherebbe la certezza di non avere costi fissi qualora l'avvio di una nuova iniziativa non rispondesse alle aspettative perché è cambiato il mercato o è sbagliato l'investimento. E' una delle nostre richieste avanzate da tempo». E le altre? «Le faremo quando sarà aperto il tavolo della discussione, se effettivamente saremo invitati da Ciampi». Roberto Ippolito «Più flessibilità del lavoro in cambio di maggiori investimenti In fondo è l'estensione a tutta Italia dei contratti d'area nel Mezzogiorno» «Ma l'esecutivo deve essere disposto a rimettere in discussione anche il disegno di legge sulle 35 ore» Interno Gli industriali vorrebbero A sinistra il direttore della Confindustria Innocenzo Cipolletta Qui sotto il ministro per l'Economia Carlo Azeglio Ciampi

Luoghi citati: Italia