Prodi sfida Bertinotti: adesso scelga di Guido Tiberga

Prodi sfida Bertinotti: adesso scelga Il premier alla festa del Ppi: questo è l'anno migliore del decennio, forse il migliore in assoluto Prodi sfida Bertinotti: adesso scelga «A D'Antoni dico che lo sciopero non serve a nulla» S. POLO D'ENZA (RE) DAL NOSTRO INVIATO «La vita è bella», recita la scritta sul palco. «Il tuo governo è bello», dice il segretario provinciale del Ppi, mentre un Prodi sorridente sale sul palco della festa nazionale dell'Amicizia. Il clima è vagamente surreale: il palco da cui il presidente del Consiglio darà il suo messaggio forte in nome della stabilità dell'Ulivo è già pronto per un concerto di Raoul Casadei: per terra tamburi e sassofoni, chitarre e violini a pochi centimetri dal microfono. Tra il pubblico ministri «di casa» come la Bindi, ex donne di governo come la Jervolino e la Garavaglia, ciclisti in divisa, persino un gruppo di stralunati monaci tibetani. San Polo d'Enza, paesone emiliano tra Parma e Reggio Emilia, è un luogo «strano» per lanciare proclami, ma Prodi sa bene che il tempo delle vacanze è finito e non si fa pregare. A Rifondazione manda a dire che è arrivato il «tempo delle scelte». Con D'Antoni è più morbido: respinge al mittente l'idea dello sciopero, ma poi tende la mano per un invito al dialogo. Di D'Alema il premier non parla, non direttamente almeno, ma enumera successi e progetti del suo governo, le «cose fatte» e quelle «da fare»: e il messaggio è chiarissimo. Per una buona mezz'ora, il di.'jcorso del premier è un lungo inno all'Ulivo, quasi una galleria di trionfi: «Questo è l'anno migliore dell'ultimo decennio, forse il migliore in assoluto nella storia dell'imprenditoria italiana», «la situazione economico-finanziaria è tranquillizzante», «è scattato il circolo virtuoso della politica»... Il popolo del Ppi ascolta con attenzione, ma gli applausi arrivano con parsimonia. E soltanto quando il premier conferma la restituzione dell'Eurotassa o annuncia una Finanziaria che «non imporrà nuovi sacrifici». 0 quando ricorda che da sabato il governo dell' Ulivo è diventato il secondo per durata nella storia della Repubblica. «E da qualche tempo - sorride il premier - Kohl ha smesso di chiedermi quanto sarei durato». Applausi o no, Prodi continua per la sua strada: cita numeri e statistiche, dice di aver lavorato «nel modo in cui bisogna fare» anche per risolvere i problema della giustizia e dell'immigrazione: «Non ancora tutto è perfetto - dice - ma dopo gli accordi le partenze dalla Tunisia e dal Marocco sono finite. Resta l'Albania, ma anche lì le cose si sistemeranno presto». Il monologo è un crescendo continuo. Più va avanti, e più si capisce che il premier non ha gradito affatto le critiche d'estate: «Un governo va giudicato al compimento del suo cammino», taglia corto. E quel traguardo, per lui, è ancora lontano: «Questa maggioranza ha dimostrato di saper governare l'Italia - insiste -. Il Paese ha bisogno di stabilità, e noi gliel'abbiamo data. Agli amici di Rifondazione dico che per loro è arrivato il momento delle scelte, non per me. Io le mie scelte le ho già fatte e non ho alcuna intenzione di cambiarle...». Se i nomi di D'Alema e Bertinotti non si sentono neppure una volta, Sergio D'Antoni si merita una citazione diretta: con il leader della Cisl che ha fatto la voce grossa, il premier vuole dialogare: «Io capisco che uno sciopero generale possa dare soddisfazione a chi lo fa - dice Prodi -. Ma questo non è il tempo della protesta: noi non abbiamo dimenticato l'emergenza occupazione nel Sud, ma noi vogliamo che i posti di lavoro nel Mezzogiorno siano posti "veri". E oggi il Sud può contare su strutture sane, forti e vigorose». L'unica cosa che conta è l'Ulivo, sembra dire Prodi: più dei sindacati o dei partiti. Ma per farlo capire alla gente serve una nuova struttura: ((Alle Europee - continua il premier -. Lì dovremo dare agh elettori un messaggio di chiarezza: dovremo far capire come ci presenteremo alle politiche. Venerdì, con la prima riunione del comitato nazionale ulivista, comincia il cammino per irrobustire e consolidare la coalizione che ha dato stabilità al nostro Paese». E a dicembre è la volta dell' «Ulivo mondiale» con il vertice a tre con Clinton e Blair: «Non vogliamo costruire una nuova internazionale socialista - dice Prodi -. Voghamo creare un "foro" dove coloro che dividono filosofie comuni possono aiutarsi ad avere una politica comune». E' l'ultimo applauso, prima dell'ovazione che, quando ormai la notte è vicina, accoglie la musica di «Romagna mia». E' tardi, ma il messaggio che doveva partire è partito. Guido Tiberga H Abbiamo portato l'Italia in Europa adesso vogliamo creare posti di lavoro veri nella seconda parte della legislatura li premier Romano Prodi arriva alla festa dell'Amicizia

Luoghi citati: Albania, Europa, Italia, Marocco, Parma, Reggio Emilia, Romagna, San Polo, Tunisia