Contratti, settembre caldo di Francesco Bullo

Contratti, settembre caldo Mercoledì al tavolo enti locali e scuola. Sindacati sul piede di guerra Contratti, settembre caldo Lavoro nero: è scontro sui numeri ROMA. Con settembre, sul fronte del lavoro, si torna a discutere di rinnovi contrattuali e questa volta ad aprire le ostilità è il comparto del pubblico impiego, che vede in prima linea i 671 mila insegnanti di ruolo e i dipendenti desili enti locali, ma si riaccende anche la guerra delle cifre sul «lavoro nero» in attesa che il ministro Treu finisca di mettere a punto il provvedimento per far emergere il sommerso. Mercoledì mattina riparte, nella sede dell'Aran, la trattativa degli enti locali e nel pomeriggio quella della scuola. L'intenzione delle parti è di raggiungere in tempi rapidi un accordo, come era avvenuto a luglio con le preintese negli altri due settori del pubblico impiego, ministeri e parastato. La posta più alta in gioco è quella economica e per i dipendenti di Comuni, Province, Regioni come peri docenti di ruolo nella scuola si dovrà decidere l'aumento salariale secondo l'inflazione programmata. Sulla trattative, comunque, grava l'incertezza legata all'incognita di un autunno che si preannuncia caldo su più versanti, e se molti sindacalisti mostrano ottimismo, altri si dicono preoccupati per i ritardi e invitano il governo a chiudere la partita entro settembre. In caso contrario il sindacato è pronto anche allo sciopero. «Gli ultimi dati Istat sulle retribuzioni dei lavoratori pubblici - spiega Paolo Patta, responsabile Cgil delle politiche contrattuali nella pubblica amministrazione - mostrano un calo dello 0,3%. Se non si dovessero rinnovare rapidamente i contratti, a fine anno avremo un calo in valori assoluti. E' quindi inaccettabile andare oltre settembre. Se mercoledì non ci danno un segnale in questo senso cominceremo ad attrezzarci per lo sciopero». E a rischio potrebbero essere anche le preintese su ministeriali e parastatali raggiunte in luglio. «Il governo - afferma Patta - deve modificare la Finanziaria, perché nelle preintese c'è un impegno a correggere la manovra per garantire il potere di acquisto dei lavoratori pubblici. Speriamo che nella bozza di Finanziaria ci sia questo recupero di risorse, altrimenti sia chiaro che i due accordi già raggiunti salteranno». Ma vediamo, in sintesi, il quadro nei vari settori del pubblico impiego. Ministeri. L'intesa raggiunta il 26 luglio per i 280.000 ministeriali prevede, tra l'altro, un aumento medio a regime di 124 mila lire e l'introduzione delle 35 ore per turnisti e per i nuovi servizi al cittadino (musei, sportelli per il pagamento delle tasse in scadenza). Ancora insoluti, invece, i nodi della previdenza integrativa, del telelavoro e dell'interinale. Parastato. L'intesa per i 70.000 degli enti pubblici non economici (Inps, Inail, Croce Rossa, ecc.) ricalca la precedente. L'aumento è fissato in 84.000 lire, più 60.000 dalla contrattazione integrativa per i più meritevoli. Enti locali e scuola. Le intese dovranno fissare gli aumenti salariali a regime. Per quanto riguarda il «lavoro nero», lo scenario è tutt'altro che definito. Basta mettere a confronto le cifre fornite da istituti economici e associazioni di categoria. L'Istat presenta calcoli tutto sommato tranquillizzanti, ritenendo che l'economia sommersa rappresenti 1' 1,5% del Pil (prodotto interno lordo) e che ammonti al 3% del totale delle entrate pubbliche. I contributi che mancano al prelievo sono pari al 10% del totale prelevato e gli irregolari sono 10,8 milioni in tutto. Al contrario il Censis tratteggia un quadro preoccupante del fenomeno, sostenendo che l'incidenza del lavoro sommerso sul Pil sia del 27,3%. Cifre diverse vengono poi dall'Iseo. Secondo l'Istituto per la congiuntura, infatti, nel sommerso sono impiegati 5 milioni di persone che rappresentano il 22,6% della forza lavoro complessiva. Sono 1 milione 700 mila quelli che hanno il doppio lavoro e 700 mila sono stranieri. Anche l'Associazione degli artigiani di Mestre ha analizzato il fenomeno (molto radicato nell'artigianato) calcolando che si attesta sul 25,8% del Pil l'impatto economico del lavoro nero, mentre il mancato prelievo raggiungerebbe il 43,5% del totale. Infine, secondo una tabella pubblicata sulla rivista della Confindustria «L'Imprenditore» l'Italia è prima tra i Paesi industrializzati per il lavoro sommerso (l'incidenza sul Pil, nel 1994, è pari al 25,5%). Francesco Bullo Il ministro del Lavoro Tiziano Treu

Persone citate: Paolo Patta, Tiziano Treu, Treu

Luoghi citati: Italia, Roma