Tuffo nel mercato per i Monopoli

Tuffo nel mercato per i Monopoli Domani nasce l'Ente tabacchi, sarà in Borsa entro due anni e mezzo Tuffo nel mercato per i Monopoli Via al processo di privatizzazione ROMA. Certo non capita in un momento di buon auspicio, con Piazza Affari dall'umore così depresso. Ma dopo anni di «melina» il dado è tratto: domani il Monopolio di Stato dei tabacchi compie il primo passo del cammino che lo porterà alla privatizzazione e a quotarsi in Borsa. Sarà un processo lungo, due anni e mezzo, così lungo da dar tempo ai listini di riprendersi e da permettere al Tesoro di collocare le azioni, si spera, con buon introito. Anche perché la vecchia barca del Monopolio fa un po' acqua ma anche consistenti profitti e per rilevarla c'è la fila: adeguatamente rattoppata promette di essere un affare. Che cosa succederà domani? Entra in vigore la legge fortemente voluta dal ministro Vincenzo Visco che trasforma i Monopoli di Stato in Ente tabacchi italiani. Per adesso, un cambio di nome che non emoziona. Ma la sostanza dovrebbe (pian piano) seguire. Entro il prossimo mese di febbraio, se il governo supera gli scogli della Finanziaria, si insedierà una commissione straordinaria che gestirà la trasformazione. Poi Visco, d'intesa con Ciampi, nominerà il presidente dell'Ente e i sei consiglieri d'amministrazione. Nel giro di altri 2 anni l'Ente dovrà dar vita a una o più società per azioni. Sono previste anche procedure politiche per superare l'eventuale inerzia dei vertici in direzione del mercato. Ma al mercato il settore è pronto? Cifre alla mano, si direbbe di sì. Quello di sigarette, sigari e trinciato è un Monopolio che fa utili: 485 miliardi nel 1997, con un aumento dell'8% sul '96. Ep- pure non è sfuggito, quindici giorni fa, alle bacchettate della Corte dei conti. I giudici hanno sottolineato che nel confronto fra i due anni, la produzione nazionale smerciata è calata dal 39,8 al 37,7 per cento del consumo interno, mentre la quota di mercato della produzione estera è salita dal 43,4 al 46,1 percento (un altro 16-17% ò contrabbando). La Corte ha inoltre denunciato «costi fissi di manodopera superiori a quelli diretti, spese generali e oneri non attribuiti che assorbono un terzo del margine operativo netto, spese di distribuzione e trasporto sproporzionate». Suggerendo che con una gestione più snella, senza le pastoie inevitabili sotto l'ala pubblica, il tabacco nazionale potrebbe rendere di più. Fulmini sono arrivati sul Monopolio di Stato anche dalla Commissione europea, che il 17 giugno scorso gli ha inflitto una multa di 6 milioni di ecu (quasi 12 miliardi di lire) per «abuso di posizione dominante». Infatti la importazione e la distribuzione dei tabacchi esteri in Italia è stata liberalizzata dal 1992, ma nessuno ha realizzato una sua rete autonoma da quella dei Monopoli. Le marche straniere preferiscono approfittare di quella, assai capillare, che già esiste. Questo non è certo colpa del tabacco di Stato. Ma secondo Bruxelles, il Monopolio ne approfitta per imporre ai concorrenti delle clausole che li svantaggiano. Il problema non verrebbe risolto nemmeno dalla privatizzazione. Infatti la sentenza, imponendo l'obbligo di presentare ogni 12 mesi, per 3 anni, un rapporto sulla distribuzione in Italia di sigarette e sigari esteri, specifica che tale incombenza sarà ereditata dall'Ente che nasce domani. I Monopoli di Stato hanno 9500 dipendenti per un fatturato di 30 mila miliardi, che spazia dal tabacco al sale e dai giochi alle lotterie. Solo tabacco e sale confluiranno nel nuovo Ente. Il sale recherà un fardello economico non indifferente (secondo la Corte dei conti: valore della produzione 45 miliardi, costo di produzione 54 miliardi, spese generali per altri 21 miliardi, una sola salina, quella di Margherita di Savoia, in attivo). Anche i tabacchi però hanno una struttura pletorica con 11 mila addetti in una ventina di manifatture. Privatizzare vorrà dire tagliare. E' previsto dagli accordi sindacali che l'Ente offra incentivi economici per sfoltire il personale «con il consenso degli interessati». Chi sarà di troppo nei sette anni successivi alla trasformazione in spa potrà chiedere un altro lavoro nell'amministrazione delle Finanziaria. Tempi lunghi a cui le imprese private non sono abituate. Tuttavia il boccone è appetibile. Luigi Grassia Le sigarette italiane rendono bene ma la loro quota è scesa al 37,7% nel '97 In rosso le saline •ft t fi 4 UN FATTURATO IN FUMO L'EVOLUZIONE DELLE VENDITE DI TABACCHI IN ITALIA IN CHILOGRAMMI CONVENZIONALI' ANNO TRINCIATI SIGARI SIGARETTE 1991 553.828 857.169 89.11S.711 1992 467.764 739.777 88.357.188 1993 662.233 878.793 88.669.313 1994 537.933 691.012 89.484.146 1995 579.526 716.131 89.852.354 1996 557.908 694.654 89.361.069 TOTALE 90.531.708 89.564.729 90.210.339 90.683.091 91.148.011 Il kg convenzionale equivale a 1000 sigarette, a 200 sigari e a 400 sigaretti per tutti i tipi e le marche in commercio. Il ministro delle Finanze Visco

Persone citate: Ciampi, Luigi Grassia, Vincenzo Visco, Visco

Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Roma