L'enigma dei tassi olire la crisi russa

L'enigma dei tassi olire la crisi russa Banchieri centrali riuniti negli States e occhi puntati sulle strategie della Federai Reserve L'enigma dei tassi olire la crisi russa Pausa di riflessione per tutte le Borse Crescono i timori per i mercati asiatici MILANO. Mentre il weekend spegne i monitor dei mercati su una settimana nerissima che ha visto la Russia e il rublo sbriciolarsi, le Borse andare a picco e la finanza internazionale stretta da un'unica, grande paura, i signori del mondo si interrogano sul da farsi. Da venerdì, nel Wyoming, nei pressi del parco nazionale di Yellowstone, il presidente della Fed Alan Greenspan ospita i rappresentanti delle banche centrali d'Europa, Asia e America. Per la tradizionale «due giorni» sulla politica economica, quest'anno dedicata al tema delle disparità di reddito. Nonostante il simposio cada in un momento particolare, per non dire drammatico, i segnali che arrivano dai grandi banchieri riuniti sono, come vuole la tradizione, di imperturbabile calma e, nelle sessioni ufficiali il tema fissato viene rigorosamente rispettato. Ma nei tempi «informali» la questione del giorno è viceversa oggetto di scambi di note e di fitti scambi di idee. Mentre l'interrogativo principale verte sulle prossime mosse della Fed in materia di tassi, come riporta il corrispondente del Financial Times. E' infatti dal marzo '95 che Greenspan non ha più alzato i tassi, anche se nei mesi scorsi più volte è sembrato sul punto di farlo, preoccupato per un possibile riaccendersi dell'inflazione. Ogni volta rinunciando poi a prendere una decisione in tal senso, probabilmente per timore di ricadute negative sui mercati finanziari. Ora che il ciclone Russia ha fatto crollare i listini, facendo venir meno le ragioni di un rialzo, molte sono le pressioni perché, al contrario, le banche centrali abbassino i tassi, anche per evitare che la corsa alle valute forti e stabili renda più aspra la crisi delle monete deboli. Non a caso venerdì, proprio mentre i governatori volavano verso il Wyoming, sui listini europei si infittivano le ipotesi di intese Fed e banche Cee per ridurli di comune accordo. Ed è chiaro che in questo momento, con gli Stati Uniti più che mai nel ruolo centrale di motore dell'economia mondiale, ogni movimento di sopracciglia di Greenspan diventa non solo importante, ma decisivo. Intanto anche il presidente del Fondo Monetario, benché meno venerato e anzi parecchio criticato, ha giornate pienissime. Oltre al monitoraggio incessante dello scacchiere mondiale (Asia, Sudamerica e Russia) Michel Camdessus deve intervenire costantemente per mettere in guardia la Russia da passi falsi. Dopo aver ripetuto che non ci saranno nuovi finanziamenti a Mosca finché non si conoscerà l'indirizzo economico del nuovo governo, il presidente del Fmi ha detto di temere, a Mosca, un ritorno a «economie di stile sovietico» che porterebbero a «metodi di controllo centralizzato e all'iperinflazione». Puntualmente, poche ore dopo, il premier incaricato Viktor Cernomyrdin ha assicurato che «non ci sarà ritorno al passato», che il rublo «resterà convertibile», che verranno garantiti tutti i depositi, Cernomyrdin ha poi nomi nato una unità anticrisi formata da esperti riformisti, con il com pito di mettere a punto urgenti misure per arrestare la crisi fi nanziaria del Paese, e ha avuto un lungo colloquio con Michel Carter, direttore per la Russia della Banca Mondiale. Nelle stesse ore il premier Tony Blair, benché ospite della regina Elisabetta a Balmoral, passava il pomeriggio al telefono contattando, nel suo ruolo di presidente di turno del G7, Romano Prodi, Jacques Chirac e il primo ministro canadese Chretien. E oggi si consulterà con Helmut Kohl e il primo ministro giapponese Obuchi. Tema: la messa a punto di una strategia comune sul problema della crisi finanziaria russa. A sua volta il commissario europeo alla moneta unica, Yves-Thibault de Silguy, osservava che per fronteggiare questa crisi «planetaria», i Paesi europei hanno «una corazzata che sarà sempre più resistente»: l'Euro. Secondo il commissario europeo alla moneta unica non solo la stabilità delle valute dell'Euro è «fuori discussione», ma in questa crisi i Paesi europei hanno dato prova di «grande attenzione e moderazione». Se è su Mosca che in questo momento convergono gli occhi del mondo, voci preoccupate si levano a mettere in guardia dagli altri punti di crisi. In una nota la «Standar & Poor's» scrive che «il vero pericolo rimane il possibile peggioramento della crisi asiatica», delineando, nel caso del riacutizzarsi del Pacifico, uno scenario da brivido: uno yen a quota 200 su dollaro, un commercio internazionale ridotto del 14 per cento, un crollo del 25 per cento di Wall Street. [v. s.] CHI GUADAGNA E CHI PERDE (Mandamento dei mercati azionari .Jaternazionatì dall'inizio dell'anno a oggi) Vanàiìariepercentuale rispetto iniziò'98 HELSINKI +34,11 OUBLIIMO +7,72 OSLO • 16,33 SANTIAGO DEL OLE -34,95 BRUXELLES +31,06 LONDRA +2,22 SEUL -17,55 BUDAPEST -35,40 MILANO +2$,62 NEW YORK +1,01 VARSAVIA -19,70 MANILA ' -36,09 LISBONA +27,03 TEL AVIV +1,29 NUOVA DELHI -20,52 BOGOTA -36,40 PARIGI +23,60 COPENHAGEN -3,17 PRAGA -22,61 CITTA' DEL MESSICO -39,60 AMSTERDAM Hf-19f67 SYDNEY -3,01 TAIPEI -26,01 BANGKOK -43,76 PRANCOFORTE +16,61 SHANGHAI -4,49 HONG KONG -26,90 BUENOS AIRES -46,97 MADRID +15,54 'VIENNA -6,51 LIMA -27,52 KUALA LUMPUR -49,04