«Sarà un lunedì d'attesa con qualche nervosismo» di Roberto Ippolito

«Sarà un lunedì d'attesa con qualche nervosismo» «Sarà un lunedì d'attesa con qualche nervosismo» PIERO BARUCCI SOMMERSO di telefonate. «E ora che faccio?», si sente ripetere dai risparmiatori ansiosi l'economista Piero Barucci. Lui che, come ministro del Tesoro, ha governato la terribile crisi finanziaria italiana del 1992 cercando di ridare fiducia ai mercati, oggi dopo il tracollo della Russia non riesce a non mostrarsi pessimista sul suo futuro. Attualmente presidente di società di gestione di fondi e di compagnie di assicurazioni, oltre che consigliere di amministrazione dell'Iri, non prevede però riflessi pesanti per l'Italia. Ed è incollato davanti al televisore per seguire i telegiornali di mezzo mondo captati con il satellite per capirne di più. Professor Barucci, secondo lei cosa accadrà nelle Borse mondiali finito il weekend? «Lunedì, il giorno della riepertura dei mercati, è la vigilia di martedì, cioè dell'incontro tra il presidente russo Boris Eltsin e quello americano Bill Clinton. Penso perciò che lunedì non possa che essere un giorno d'attesa. E non mi meraviglierei se ci sarà meno nervosismo». Sempre con il fiato sospeso... «Si incontreranno due personaggi definiti come due anatre azzoppate. Sono pessimista, reputo che Eltsin non ce la faccia ad affrontare la situazione e che si troverà un equilibrio solo verbale». E in realtà... «Le soluzioni che saranno adottate spingeranno indietro il treno delle riforme in Russia. Consiglio cautela a tutti perché la fase che si vivrà non sarà affatto breve». Che valutazioni dà del momento nero della Russia? «Distinguiamo innanzitutto i fattodi carattere totalmente inter10 dalle difficoltà che presentano legami con l'economia mondiale. La Russia ha problemi di liquidità, non ha una lira, non riesce a produrre, non riesce a raccogliere le tasse. E con quello che sta accadendo non si riuscirà a ridurre la spesa pubblica». Insomma un quadro pieno di incognite? «Ricordiamoci che non è nota l'entità del debito dello Stato verso i suoi dipendenti per gli stipendi arretrati non pagati. Poi c'è un problema preoccupante: la credibilità ha avuto un colpo mortale per la crisi politica, per quella personale del Presidente e per il fatto che il debito pubblico non è onorato. Non si sa di cosa parlare e con chi parlare: si parla con Eltsin e poi magari tre giorni dopo si scopre che lui non conta niente. Tutto questo non può che sconcertare anche i risparmiatori italiani». Come sintetizza il loro disagio ? «1 risparmiatori italiani si sono avvicinati ai titoli russi, a quelli ucraini 0 a quelli emessi da Paesi sudamericani. E vedono intaccato il proprio capitale, cosa che si pensava non dovesse avvenire comprando i titoli di uno Stato». E' legittbno essere spaventati, allora? «Non dovremmo andare incontro a una crisi da panico. Il mercato appare turbato per quanto può accadere per l'oro e il dollaro. Si pensa che la Russia possa fare liquidità vendendo oro e qualche Paese possa vendere dollari per cui la moneta americana è così instabile». Una svolta c'è comunque con la formazione del nuovo governo russo guidato da Viktor Cernomyrdin. «Ascoltando anche le valutazioni dei commentatori internazionali, direi che nonostante le assicurazioni di Ceniomyrdin si ò introdotta qualche modifica sostanziale nella politica russa con la nazionalizzazione delle banche, la stampa di moneta e l'avvio di forme di controllo dei prezzi e del cambio». E i Paesi occidentali cosa possono fare? «Da un lato se non intervengono si trovano di fronte al rischio di una grossa crisi non facile da governare: ignorano cosa succederà. Dall'altro lato, i Paesi occidentali dovrebbero accettare nuovi prestiti alla Russia, senza sapere a quali condizioni saranno utilizzati e se le riforme andranno avanti. E' questo il nodo dell'incontro tra Eltsin e Clinton». In pratica lei si chiede quali garanzie potrà dare la Russia? «L'alleanza tra comunisti e nazionalisti che formano la tenaglia intorno a Cernomyrdin non promette nulla di buono. Probabilmente quando si modifica l'assetto istituzionale di un'economia con una storia così particolare come quella dell'ex Unione Sovietica, la terapia d'urto non funziona. In Russia non c'è stato gradualismo. La modifica radicale del sistema ha fatto nascere la mafia. Ma questo Paese è ancora una potenza militare e nucleare. Non trascuriamo poi quanto accade in Africa come in Pakistan: nel momento in cui la Russia è governata da istinti nazionalistici tenterà di farsi strada». Ma in sostanza l'Italia quanto deve allarmarsi? «Noi siamo in condizioni migliori rispetto ad altri, siamo molto meno esposti. Ho appena ascoltato le notizie delle grandi banche americane che hanno già annunciato forti perdite in Russia. La nostra Borsa dovrebbe rimanere fuori dagli scossoni che si registrano. Teniamo comunque presente che la crisi russa è piccolissima dal punto di vista finanziario (a Mosca in un giorno vengono scambiati tanti titoli quanti in pochi secondi sulla piazza di New York o su quella di Londra), ma gli effetti sugli equilibri internazionali possono essere molto gravi». Roberto Ippolito Piero Barucci «Sarà con quSempre con «Si incontrerandefiniti come duSono pessimistanon ce la facciatuazione e che sbrio solo verbalE in realtà... «Le soluzioni chspingeranno inriforme in Russa tutti perché non sarà affattoChe valutazito nero della«Distinguiamo di caratte10 dalle diffino legamondialblnriri