«lo, primadonna per necessità»

«lo, primadonna per necessità» «Ho preferito indagare su ambiente e salute perché sono allergico alla custodia cautelare» «lo, primadonna per necessità» Guariniello: non inseguo la fama, difendo i deboli OTTOR Raffaele Guariniello, ci aiuti a capire che tipo è il procuratore aggiunto presso la pretura più famoso d'Italia. «Una persona che, grazie a una certa educazione culturale, crede in alcuni valori e ha alcune passioni civili: per il lavoro, per lo Stato di diritto, per il superamento delle umiliazioni». E il Guariniello magistrato? «Una persona che dà ascolto alle ragioni delle persone più deboli senza dimenticare il rispetto di forma e procedura. Una lezione impartitami dal professor Giovanni Conso, uno dei miei maestri di università. Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone, invece, mi hanno insegnato la necessità di dare contenuti etici al proprio lavoro». Lei da trent'anni si occupa di temi che riguardano l'ambiente, la salute, la sicurezza. Perché? «Non è che mi interessi l'ambiente.. Non sono, per intenderci, un verde: mi interessano i problemi sociali che ci sono dietro. Pensi al rapporto tra le ragioni dell' economia e quelle della salute. Le soluzioni passano attraverso continui dilemmi. Non ho mai pensato che il magistrato possa risolvere i problemi della società. Se qualcuno lo pensa commette un errore di prospettiva. Il magistrato può far emergere contraddizioni e problemi che poi le forze politiche dovrebbero risolvere». Eppure lei è diventato una specie di paladino per organizzazioni e associazioni ambientaliste e animaliste. Ricorrono a lei anche per l'ombra del doping al Palio di Siena. Che risponde? «E' il frutto di un meccanismo onnivoro. Nella nostra società ci sono tante persone che hanno bisogno di giustizia e non sempre trovano soddisfazione: noi, con alcune azioni, siamo diventati un punto di riferimento e così, alla fine, più si lavora più arrivano altri incarichi». Ma lei non si sente un guru? «No. A volte le richieste mi spaventano. Temo di deludere, conoscendo i limiti del mio lavoro. Però qualche minimo risultato ottenuto in materia di amianto, di sicurezza degli ospedali, degli elettrodomestici (penso al caso Moulinex) o sull'uso dei telefoni cellulari mi hanno provato che, lavorando, si può arrivare a certi risultati. Dunque, ò meglio che il magistrato intervenga, nell'attesa che lo Stato funzioni meglio e che la pubblica amministrazione diventi più autonoma e efficiente». E come tifoso juventino si è trovato in imbarazzo con questa inchiesta sul doping? «Non solo in questa vicenda, ma spesso mi è capitato di imbattermi con mondi e personaggi che in qualche modo mi sono vicini, ma un magistrato deve essere distaccato, asettico: e questo devo dire che mi rimane facile. E poi sono un tifoso juventino, ma non vado mai allo stadio». Tuttavia questa inchiesta le ha dato notorietà, no? «E' una tra le tante indagini che conduciamo. Io e il mio ufficio non ci occupiamo solo di doping». Ma le piace dare la caccia ai colpevoli? «Mi è più facile smascherare i reati che i colpevoli. Io farei il processo ai reati più che agli imputati. Mi interessa che un reato non venga più commesso. A me non piace, non entusiasma il confronto con gli imputati o la condanna». E che pensa della carcerazione preventiva? «La custodia cautelare è uno strumento forse anche necessario ma, per me, è veramente un male. Fin dall'inizio della mia carriera ho pre- ferito le cause civili a quelle penali per la mia idiosincrasia verso la carcerazione preventiva». Lei le sue inchieste le sceglie apposta per fare notizia? «E' una prospettiva un po' falsata perché tra i cento processi che faccio si parla soltanto di cinque e, invece, ne ho in corso altri novantacinque. Non faccio solo processi di cui si parla sui giornali, mi creda». Ma non trova che i magistrati in Italia siano primedonne? «Spesso si scambia per protagonismo l'occuparsi di argomenti che interessano la gente. E, comunque, pur non amando il ruolo di primadonna lo preferisco all'apatia. Il magistrato di cui si parla poco mi spaventa. Meglio quello che lavora il sabato e la domenica. Si tende sempre a celebrare il lavoro silenzioso della grande maggioranza della magistratura. Dimenticando, forse, che chi non fa parlare di sé certo non dà fastidio». Avrebbe voluto far parte del pool di Mani pulite o occuparsi dei processi di mafia? «No. La mia è una scelta precisa, preferisco la giustizia che cerca di tutelare valori come la salute, l'ambiente, l'uomo». E dove la porterà l'inchiesta sul doping? «Non mi pongo obiettivi. Tra gli errori dei giudici c'è quello di voler trovare un colpevole, ad ogni costo. Invece, si deve stare attenti a non volere per forza trovare gli untori. Il magistrato viene spesso preso nella morsa dell'opinione pubblica che vuole il capro espiatorio. Il bravo magistrato dovrebbe sapere vincere queste pressioni: io non so se ci riesco, ma ci provo». E lei come vive? «Qualcuno dice male, io dico bene. Dedico la maggior parte del mio tempo al lavoro. E sono soddisfatto perché faccio quello che mi piace. C'è chi cerca di farmi sentire in colpa perché lavoro di domenica, ma io mi diverto. Vivere male è fare un lavoro che non piace, vedere nel luogo di lavoro la prigione». Ma ogni tanto si concede qualche svago? «Ogni giorno faccio ginnastica o nuoto. La domenica vado in bicicletta». Una bicicletta da corsa? «No, a 24 cambi. La mia passione è girare per la città quando è deserta. Leggo molto, soprattutto romanzi e poesie. Il mio primo libro fu a 12 o 13 anni "I canti" di Leopardi. La passione per la poesia mi è rimasta. Oggi mi interessano soprattutto le poetesse, però amo molto Montale e Sereni». Ha letto i romanzi di Camilleri? «Sono perplesso rispetto alla letteratura contemporanea. Mi affascina di più quella dell'Ottocento. Rileggere Tolstoj, per esempio, è sempre entusiasmante». E i suoi figli come li educa? «Hanno più di vent'anni, uno si occupa di diritto internazionale dell'ambiente, l'altro di design. Però educarli è un mestiere difficile. Quand'erano piccoli leggevo loro ogni sera anche cose difficili a volte letteratura nordamericana, Hemingway. Poi prendevo "Le Monde" e raccontavo loro attraverso questo giornale specializzato in politica estera storie come quella del dittatore africano Bokassa». Anche fare il marito è un mestiere difficile? ((Anche quello». Il suo rapporto con Torino? «Sono nato ad Alessandria in tempo di guerra ma sono molto legato a Torino, che è una città laboW ratorio entusiasman|| te. Mi dispiacerebbe I che questa città subisse un processo di decadimento. Vorrei vederla sempre all'avanguardia. Le persone che vengono a Torino dicono che è una città molto triste, io la trovo piena di energia». Alain Elkann Si applaude chi lavora in silenzio ma io diffido del giudice che non fa parlare di séym CC Nell'attesa che lo Stato funzioni meglio, è giusto che il magistrato intervenga^ DOMENICA CON fNome mmis I .TORINO' II . I mmSff firmai0"'" , a di amesta i eroler sto. non tori. e Raffaele Guariniello procuratore aggiunto presso la pretura di Torino p13 anni "I cpassione per Oggi mi intepoetesse, perSereni». Ha letto i ri? «Sono perpleratura contemna di più queleggere Tolstopre entusiasmE i suoi fig«Hanno più dcupa di diritl'ambiente, leducarli è uQuand'loro ognficili a dameriprendevcontavsto giopomeW || I chunmseLe Torcittpien Raffaele Guariniello procuratore aggiunto presso la pretura di Torino

Luoghi citati: Alessandria, Italia, Siena, Torino