Altri sotto inchiesta con il cardinale di R. Cri.

Altri sotto inchiesta con il cardinale Coinvolti 4 dipendenti di banca, il giudice nega la scarcerazione a Lemma Altri sotto inchiesta con il cardinale Si segue la pista del riciclaggio LAGONEGRO. Spuntano quattro nuovi personaggi nell'inchiesta della procura di Lagonegro sull'usura nella quale è indagato anche l'arcivescovo di Napoli Michele Giordano. Sono tre dipendenti del Banco di Napoli e un ex dirigente dell'istituto di credito locale di Aliano (Matera) nel quale, alcuni anni fa, aveva un proprio conto corrente la «Gif Giordano Lucio Finanziaria» di Mario Lucio Giordano, fratello del cardinale di Napoli, arrestato con Filippo Lemma, ex direttore dell'agenzia del Banco di Napoli di Sant'Arcangelo (Potenza). Ieri, tra l'altro, è stata respinta l'istanza di scarcerazione presentata dai difensori di Lemma. Dei tre dipendenti del Banco di Napoli coinvolti nell'inchiesta, uno è in servizio nella filiale di Potenza e due nell'agenzia di Sant'Arcangelo, paese dove - secondo l'accusa - sarebbe stata costituita ed avrebbe operato la «cooperativa del credito» creata da Mario Lucio Giordano e da Lemma. Non trova conferma, ma continua a circolare la voce di un possibile interrogatorio del cardinale martedì. Mentre trova riscontri l'ipotesi che la «pista» dei cosiddetti «fondi neri», che sarebbero stati costituiti nella Curia di Napoli, va interpretata in qualche modo in relazione con il riciclaggio del denaro «sporco» proveniente dalle attività illecite della 'ndrangheta calabrese. In sostanza, cioè, l'accusa indaga sui fondi (alcune centinaia di milioni di lire) che il cardinale avrebbe versato al fratello e con i quali sarebbe stata finanziata la «cooperativa del credito», utilizzata per commettere l'usura. L'attenzione degli investigatori è anche puntata all'indagine patrimoniale su Mario Lucio Giordano e Filippo Lemma. E spuntano due nuove circostanze. La prima riguarda l'apertura di un'indagine su una presunta «fuga di notizie» sull'iscrizione del nome del cardinale Giordano nel registro degli indagati. L'altra è la presentazione di una querela per diffamazione da parte dell'imprenditore Domenico Siviglia, originario di Melicucca (Reggio Calabria) e residente a Sant'Arcangelo, indicato nei giorni scorsi da alcuni organi di informazione (e ritenuto dagli investigatori) come un «uomo chiave» dell'inchiesta, proprio nella parte che si riferisce alla proposta di Lemma ad alcuni usurati ad acquistare denaro «sporco» proveniente dalla 'ndrangheta. Siviglia ha negato ogni coinvolgimento. Le presunte irregolarità che avvenivano nell'agenzia di Sant'Arcangelo (Potenza) del Banco di Napoli nel periodo in cui è stato direttore Filippo Lemma sono ricostruite in una relazione «riservata» del Servizio Ispettivo dello stessa banca, acquisita dalla procura di Lagonegro. Gli ispettori hanno accertato «un complesso quadro di incroci di emissioni di assegni, di giri di negoziazioni all'interno dell'agenzia e con altre banche locali, di scambi e di incroci di cambiali presentate allo sconto, di concessione di linee di credito» che era fondata per lo più «sulla semplice terminalizzazione di fidi» non autorizzati. [r. cri.]