Mosca, j giorni neri degli yuppie di Giulietto Chiesa

Mosca, j giorni neri degli yuppie Mosca, j giorni neri degli yuppie La cittadella finanziaria occidentale ha sbagliato MOSCA IDACCHIA sommessamente, il mio commensale russo, scorrendo il menù. «Vede, i banchieri russi sono gente d'onore. Gli hanno dato i soldi, quelli del Fondo Monetario. Li hanno presi. Lei, dica la verità, non li avrebbe presi? E poi, quando quei simpaticoni di Washington hanno preteso che venissero rispettate queste e quelle condizioni, loro hanno reagito con orgoglio e gli hanno detto: non pretenderete mica di averci comprati con i vostri soldi?». Qualcuno, qualche giorno fa, ha fatto affiggere un manifesto che adesso farebbe bene a togliere. Dice: «Sai perché a Mosca è bello? Perché ci si diverte fino a stramazzare». Sarà, ma in queste ore si stramazza per altre ragioni, soprattutto fuori Mosca. E i rutilanti casinò della capitale, come i ristoranti di lusso, sembrano stranamente silenziosi e deserti. In verità i nuovi russi continuano come prima, magari raccontandosi la barzelletta di cui sopra, e sbellicandosi dalle risa. Quelli che latitano sono invece i «giova- notti di Harvard», i consiglieri economici delle agenzie di rating, gli esperti delle grandi banche d'investimento. L'impressione è che i più sotto choc, nella capitale russa di questi giorni, siano gli abitanti della cittadella finanziaria occidentale. Quanti fossero non è noto con precisione, ma se li metti tutti insieme fanno sicuramente qualche migliaio. Erano loro che davano il tono. Era da loro che partiva l'euforia, da loro che dilagavano le buone notizie. E, siccome la gente ama sentire buone notizie, aveva¬ no sempre ragione. Adesso sono tutti chiusi nelle dacie fuori città. Qualche telefono squilla a vuoto, perché il padrone di casa ha già fatto le valigie, richiamato alla casa madre per consultazioni, come un vero ambasciatore. Difficile raggiungerli per ottenere qualche commento. Quelli che parlano sono insolitamente laconici e chiedono tutti l'anonimato. Sarà per questo se le case madri sono apparse anch'esse così laconiche. Silenzio alla Bankers Trust e alla JP Morgan, silenzio alla Merryll Linch e alla Lehman Brothers. Silenzio delle agenzie di rating, quelle che di solito dicono se un titolo è buono, o se è meglio lasciar perdere, sia esso di Stato, o di qualche società. E si capisce l'imbarazzo: non avevano avvisato nessuno. Anzi, per essere più precisi, avevano dato avvertimenti sbagliati. Non perché fossero cattivi. No, semplicemente non avevano capito niente di quello che stava accadendo attorno a loro. E poi, forse, pensavano come l'uomo senza qualità di Robert Musil, che «non importa l'esattez¬ za della profezia, tanto poi le cose vanno sempre diversamente, e l'essenziale è adattarsi con furberia alla loro opposizione». Chissà, per esempio, chi è stato a consigliare la Republic New York Corp. a comprare 300 milioni di dollari di obbligazioni russe a breve termine? Eppure è una banca solida. Che riceverà adesso, in¬ sieme ai suoi clienti, se va bene, 15 cent per ogni dollaro prestato. E chi è stato lo gnomo malefico che ha convinto i rispettabili dirigenti del Credit Suisse First Boston a cacciare nella fornace russa quasi 16 miliardi di dollari, che adesso le faranno perdere in un colpo solo svariate centinaia di miliardi di lire? Ci si consola pensando che c'è cascato perfino George Soros. Forse per colpa di quel damerino di Boris Nemtsov, che aveva le scarpe sempre così ben lucidate, parlava un ottimo inglese e sembrava proprio un giovane capitalista. Adesso comincia a trapelare, in questi circoli, l'idea - costosa - che per fare previsioni economiche sul capitalismo russo bisognerà creare dei quadri appositi, in scuole di specializzazione dove le materie fondamentali d'insegnamento saranno il karaté, il tiro al bersaglio e il sollevamento pesi; insieme, maturalmente, a corsi accelerati di storia bizantina e a esperimenti di laboratorio sul bartes, cioè su come si scambia un paio di calzini contro un rubinetto. Di sicuro questo curriculum si rivelerà più utile delle conoscenze, anche delle più raffinate, sui rapporti tra il Pil e il deficit del budget, dei tassi d'interesse, dei rapporti di cambio delle monete, dei volumi delle masse monetarie e del loro rapporto con l'inflazione. Giulietto Chiesa Il viceprimo ministro russo Boris Nemtsov, silurato dal presidente Eltsin

Persone citate: Boris Nemtsov, Eltsin, George Soros, Linch, Robert Musil

Luoghi citati: Mosca, New York, Washington