« Anche l'arsenale nucleare è nel caos»

« Anche l'arsenale nucleare è nel caos» « Anche l'arsenale nucleare è nel caos» Allarme da Washington: il mondo rischia un incidente sassismi. UN PAESE ALLO SBANDO LWASHINGTON E chances di un uso accidentale o comunque non autorizzato di armi nucleari sono aumentate da quando il caos politico prevale in Russia. E anche se sono aumentate solo dall'uno al due per cento, si tratta di un'evoluzione tutt'altro che desiderabile». James Woolsey, già direttore della Cia alla fine della Guerra Fredda ed esperto di questioni di sicurezza, teme che, tenendo l'attenzione tutta concentrata sulla dimensione economica e politica della crisi in Russia, si perda di vista il problema dei problemi: come assicurare il controllo dell'arsenale nucleare russo. «La situazione potrebbe diventare davvero pericolosa - dice Woolsey - soprattutto se entriamo in un prolungato periodo di turbolenza in cui non è più chiaro chi comanda, chi controlla la situazione e le varie fazioni politiche e burocratiche non si parlano più». A questo proposito, Woolsey rivela che qualche anno fa i norvegesi fecero un test missilistico e come sempre pre-awertirono i russi. «Ma siccome una parte del governo non dialogava con l'altra, finì che la valigetta nucleare di Eltsin - il cosiddetto "football" - venne attivata per sbaglio, facendo scattare l'allarme nucleare». Per la verità non tutti sono così allarmati. Dimitri Simes, direttore del Richard Nixon Center for Peace and Freedom e uno dei massimi conoscitori della Russia, insiste che ancora non si vedono i segnali di un vero pericolo per la sicurezza intemazionale. «Se ci fossero dimostrazioni di massa, rivolte popolari per la fame, il collasso del governo, allora sì, il rischio di un incidente nucleare sarebbe maggiore. Ma francamente non siamo ancora a quel punto». E se ci si arriva, aggiunge Simes polemicamente, la colpa sarà più del Fondo Monetario Intemazionale che non della dirigenza russa. «L'Fmi, con l'appoggio dei Paesi occidentali, sta cercando di imporre alla Russia quelle stesse misure di risanamento draconiane che hanno provocato caos e violenza in Indonesia. Tanto che alla fine il suo "piano di salvataggio" potrebbe davvero essere la goccia che fa traboccare il vaso». L'accusa di Simes è paradossale. Il piano messo insieme dall'Fmi, che prevede un prestito complessivo superiore ai 20 miliardi di dollari, non ha mai poggiato su una logica economica molto salda. Anzi, molti continuano a dire che il Fondo sta buttando via i soldi. Ma sin dall'inizio la comunità intemazionale ha appoggiato l'intervento del Fondo soprattutto sulla base di un calcolo strate- gico: soldi in cambio di sicurezza. Ora Simes dice che le condizioni legate al prestito sono la peggiore minaccia alla sicurez¬ za del pianeta. Sia Woolsey che Simes vedono il ritorno di Cemomyrdin come uno sviluppo incoraggiante, che allontana la Russia - e il mondo - dal rischio nucleare. La ripresa del dialogo con la Duma, dicono, è un elemento di stabilità importante. E il programma di un gabinetto d'emergenza per gestire la crisi dà comunque la sensazione che un pericoloso vuoto di potere venga evitato. Ma Woolsey insiste che se il governo continuerà a non pagare gli stipendi in alcuni settori chiave dell'apparato militare, il rischio che pezzi dell'arsenale nucleare russo sfuggano al controllo delle autorità centrali non può che aumentare. «Molta gente nel settore dei missili strategici non viene pagata da tempo, e questo aumenta pericolosamente l'instabilità». La corruzione rimane alta negli ambienti della sicurezza, ag- giunge. «Reparti dell'apparato militare continuano a vendere materiale nucleare agli iraniani». Il rischio di un inciderne - a differenza del rischio-contrabbando - è legato soprattutto al graduale collasso del sistema di allarme missilistico russo. «La copertura radar è piena di buchi - dice Woolsey -, dopo lo smantellamento dell'Unione Sovietica interi sistemi sono finiti ad altri Paesi che sono oggi allo sfacelo». Nessuno si aspetta passi avanti sul controllo degli armamenti nucleari durante il vertice di Mosca. La Duma non ha ancora ratificato lo Start II, per cui non avrebbe senso avventurarsi verso lo Start III, che dovrebbe abbattere significativamente i due maggiori arsenali nucleari del mondo. E forse proprio questo stallo prolungato dà la misura, più di qualsiasi altro elemento, del rischio nucleare legato a questa ennesima crisi russa. Andrea di Robilant L'ex capo della Cia Woolsey: reparti dell'apparato militare vendono materiale atomico all'Iran Lo studioso di cose russe Simes: il Fmi impone le stesse misure che hanno provocato la rivolta in Indonesia Un i nlssile nucleare russo durante una parata militare Nella foto piccola l'ex capo della Cia James Woolsey