«Niente riforme, niente soldi»

«Niente riforme, niente soldi» «Niente riforme, niente soldi» // Cancelliere: sono molto preoccupato BONN. Riforme, riforme, riforme, perché senza riforme non sganceremo più un soldo: il disco a Bonn continua a suonare così e ieri è stato lo stesso cancelliere Helmut Kohl a levare un acuto per rendere più pressante la richiesta rivolta a Mosca. «Sono profondamente preoccupato», la situazione è «drammatica», ha detto Kohl a uno dei giornali domenicali tedeschi di maggior diffusione, la «Welt ani Sonntag», mentre c'è chi crede che proprio la «drammatizzazione» degli eventi serva ad accrescere le chance elettorali del Cancelliere, più a suo agio dello sfidante Spd Gerhard Schroeder sulla scena internazionale. I russi «non possono attendersi che la comunità internazionale dia loro altri soldi se le condizioni poste dal Fondo monetario non siano state rispettate», ha detto poi Kohl parlando alla radio e prefigurando già «enormi problemi nelle relazioni finanziarie internazionali». Il Cancelliere è il capo di governo più autorizzato a parlare: la Germania, secondo recenti dati del ministero dell'Economia di Bonn, ha prestato a Mosca l'equivalente di quasi 75 mila miliardi di lire, mentre le banche tedesche sono esposte per altri 52 mila miliardi e le aziende per ulteriori 4500 miliardi di lire. Non a caso questa settùnana il titolo Deutsche Bank, la principale banca tedesca e anche la più esposta, ha perso oltre il 9%, mentre le sue consorelle-concorrenti Dresdner Bank e Commerzbank rispettivamente il 5 e il 6% abbondante. «Noi tedeschi, e ciò vale anche per me personalmente, dobbiamo sfruttare la nostra influenza per far capire a Eltsin che senza riforme non si uscirà dalla crisi», ha detto ancora Kohl. La ricetta l'ha ripetuta anche il ministro degli Esteri tedesco Klaus Kinkel: «Risanamento del sistema bancario e finanziario, consolidamento del bilancio statale e creazione di mighori condizioniquadro per investitori esteri». Il ministro ha però ammesso che «non si può consentire a questo Paese di crollare. Ciò sarebbe devastante per il mondo, per l'Europa e per la Germania». In questo quadro, al ministro dell'Economia di Bonn, Guenter Rexrodt, non è rimasto che dirsi «fermamente convinto» che il nuovo governo russo di Victor Cernomyrdin riuscirà ad attuare le riforme. Sulla stessa «Welt am Sonntag», Cernomyrdin ha assicurato che non vuole riportare il Paese «indietro» all'economia pianificata. Non bisogna però «chiedere l'impossibile» a Mosca e accettare che i comunisti (rappresentanti di «una notevole parte della popolazione») «influenzino» l'operato del governo e, quasi per una provocazione, lascia cadere anche la frase «la Russia deve partecipare al progetto-Euro». Il dibattito a distanza fra Kohl, amico di Eltsin, e il premier Cernomyrdin va letto anche sotto la luce della campagna elettorale per le politiche tedesche del 27 settembre: l'indebitamento con la Russia instabile potrebbe sembrare un fatale errore di Kohl, ma demoscopi riten¬ gono che proprio l'insicurezza creata dalla crisi russa potrebbe favorire il «Cancelliere delle due unificazioni», già dimostratosi capace di pilotare eventi drammatici o epocali come la caduta del Muro di Berlino e la nascita dell'Euro. In situazioni simili, dice Peter Schoeppner dell'Emnid di Bielefeld in sintonia con colleghi di altri istituti demoscopici, «ne approfitta il partito cui gli elettori attribuiscono le maggiori competenze proprio di politica estera e questo è chiaramente la Cdu». Insomma, sottolinea Edgar Piel, dell'istituto AUensbach, «in tempi difficili nessuno cambia cavallo e men che meno i tedeschi». Rodolfo Calò Qui a fianco il direttore del Fondo Monetario Internazionale Michel Camdessus. Sopra, il mercato nero delle valute in strada e il presidente americano Clinton