« Mille assistiti e non basta mai»

« Mille assistiti e non basta mai» « Mille assistiti e non basta mai» Al servizio ammessi solo i redditi bassi UNA GOCCIA NEL MARE Due anziani coniugi morti a pochi giorni di distanza in un alloggio di corso Brunelleschi. Morti perché soli, perché nessuno è intervenuto in tempo. Eppure l'uomo era stato soccorso un mese fa e i vicini avevano chiesto alla Guardia medica di avvisare il Comune, visto che lei, 94 anni, era immobilizzata e lui, 86 anni, sofferente di cuore. Come risponde Stefano Lepri, assessore municipale ai Servizi sociali, di fronte a tragedie simili, che ancora una volta colpiscono la terza età? «Dico che non dovrebbero accadere anche se siamo in un periodo di ferie. Come amministratore ho tuttavia l'obbligo di osservare che purtroppo il Comune non può garantire tutto a tutti». Dopo l'intervento di luglio, il caso di questi due anziani a rischio-sopravvivenza era stato segnalato? «L'assistenza domiciliare scatta per persone non autosufficienti e con reddito prò capite inferiore ad un milione 200 nula lire il mese o per ammalati dimessi da ospedali dove siano stati ricoverati per interventi di un certo rilievo. Nel primo caso interviene il Comune, nel secondo l'Adi, ovvero il servi- zio integrato dell'Asl, con un medico, un infermiere, un terapista e un assistente». I due anziani avevano entrambi la pensione, non rientravano nella fascia del basso reddito ed erano sofferenti con necessità di assistenza a domicilio: come funziona il servizio? «Il Comune punta molto sulla solidarietà. Tant'è vero che, nono¬ stante le ristrettezze finanziarie, ha aumentato il budget d'intervento da 4,5 a 6 miliardi». Quanti sono gli assistiti? «Mille. Ai quali sono addette circa 200 persene, 40 dipendenti direttamente dal Comune (ad un costo di circa due miliardi l'anno) e quasi 150 di sei cooperative che assorbono i citati sei miliardi. Con una spesa complessiva di 8 miliardi». Non è poco per una città con 900 mila abitanti? «No, se si considera che sono ammessi al servizio soltanto i redditi bassi. Gli altri, ossia quelli medioalti, devono ricorrere al privato, all'assistenza di collaboratori familiari. Oppure al telesoccorso. Iniziativa offerta, gratis, anche a chi dispone di redditi medi. Ma acquistabile con poca spesa (50 mila lire il mese) pure da chi ha una buona pensione. Con il telesoccor- so, l'anziano dispone di un telecomando che può porsi al collo o tenere a portata di mano. In caso di necessità schiaccia il pulsante e fa scattare l'allarme in una centrale operativa. Gli addetti rispondono e, se non sentono segnali, inviano un'ambulanza o intervengono direttamente. Nel servizio "ProntoEstate" ne abbiamo offerti 40 in prova, gratis per tutti». Evidentemente i coniugi di corso Brunelleschi non ne erano a conoscenza. «Purtroppo. Non sempre le iniziative comunali sono note. Esistono, fra l'altro, altri servizi. Per esempio l'affidamento diurno al vicino di casa disponibile che, con un rimborso spese di circa 400 nula lire il mese, assiste l'anziano della porta accanto. Poi l'accompagnamento dei volontari: per visite mediche o quant'altro. Ribadisco: quello dell'assistenza a domicilio, per il Comune, è un settore di punta. Per questo fa male sapere di anziani morti in solitudine. Sono tragedie che non dovrebbero accadere. Che, forse, con una informazione più puntuale non sarebbero accadute». Giuseppe Sangiorgio L'assessore Lepri «Gli stanziamenti sono saliti da 4,5 a 6 miliardi ma il Comune non può garantire tutti» L'assistenza domiciliare scatta per persone non autosuffìcienti e con reddito prò capite inferiore a un milione 200 mila lire il mese

Persone citate: Giuseppe Sangiorgio, Lepri, Stefano Lepri