Franco, abbandonalo alla violenza di Marco Accossato

Franco, abbandonalo alla violenza e' polemica sul malato psichico che ha provocato la morte di una donna, scippandola Franco, abbandonalo alla violenza «Nessuno l'ha preso in cura» Ed ora c'è chi dice: «Franco doveva essere fermato prima». Il suo caso, il caso di un ragazzo pericoloso per sé e per gli altri, era stato segnalato alle assistenti sociali già dopo il primo scippo, e poi di nuovo, a metà luglio, dopo l'ultimo. «Si sapeva che Franco doveva essere tenuto sotto stretto controllo, che non bastava una semplice comunità-alloggio per affrontare il suo caso». Padre Albano, sacerdote Somasco e guida della comunità di Narzole dove lo scippatore che ha assalito Maria Assunta Altini ha vissuto alcuni mesi, sostiene: «Ha ragione il sindaco Castellani. In questa faccenda non c'entra nulla la microcriminalità dilagante. Questa è una vicenda a sé, la tragedia di un handicappato mentale che nessuno ha saputo o voluto prendere in carico come si doveva». Anche il padre di Franco, Giorgio, ha raccontato di essersi sentito disarmato in passato, di fronte a un figlio ridotto in quelle condizioni. «E quando chiamavamo i carabinieri e la polizia per andarlo a cercare da qualche parte dov'era fuggito e qualcuno gli dava rifugio - ricorda ancora padre Albano - ricevevamo sempre la solita risposta: è maggiorenne, dichiarato capace di intendere e di volere dal tribunale. La legge ci impedisce di intervenire, sia per riportarlo in comunità, sia per accompagnarlo a casa. Al massimo possiamo tentare di convincerlo». Franco Ellena era stato destinato alla comunità nel Cuneese a giugno, dai servizi sociali del Comune di Torino. «Un progetto lungimirante, sulla carta - commenta padre Albano -. L'obiettivo era portarlo fuori città, perché smettesse di frequentare un giro losco di amici a Torino. Peccato, però, che non avendolo mai dichiarato incapace di intendere e di volere, non essendo cioè affidato a un tutore, poteva di fatto entrare e uscire dalla comunità quando voleva. Così, quel giro, non lo ha mai perso di vista». Sulla storia di Franco Ellena non è solo il sacerdote responsabile della comunità di Narzole a lanciare accuse. Anche l'associazione Diapsi, Difesa degli ammalati psichici, denuncia: «Per ben due anni, quando ascoltavamo le disperate invocazioni di aiuto del padre adottivo di Franco, ci siamo rivolti al Servizio psichiatrico competente, denunciando i gravissimi pericoli di una situazione ingestibile». Risultato? «Ci siamo sentiti dire che i disturbi del ragazzo erano di natura neurologica, e non psichiatrica, e che quindi era un caso di competenza dei servizi assistenziali. Ma quando ci siamo rivolti all'assistenza sociale ci hanno risposto che mancava la persona preposta, intanto i mesi passavano e il di anima di Franco cresceva». Che possibilità di assistenza hanno i malati psichiatrici? Ecco il punto. Esistono «case protette» che non siano più manicomi, per loro? «Qualcuno - dice ancora padre Albano - ha insegnato a Franco che lo scippo era un meccanismo facile per fare soldi. Spero che la questura faccia un supplemento di indagine, perché la verità è che sono loro i colpevoli di questo omicidio. Colpevoli di circonvenzione di incapace e istigazione a delinquere». E spera anche, padre Albano, che l'eco di questo dramma non si esaurisca qui. «Finirà tutto quando i giornali smetteranno di parlare del caso Ellena, o si inizierà finalmente un discorso serio e concreto sulla questione dell'assistenza a chi rasenta la pazzia?». In carcere, adesso, Franco Ellena, dice: «Appena esco mi affitto un appartamento, ma non da solo, mi metto con due amici». Non si rende conto di che cosa lo circondi. «Per ragazzi come questo conclude padre Albano - ci devono essere porte chiuse. Quando Franco era in comunità non c'erano problemi. Neppure nel rapporto con gli altri. Ma d'improvviso scattava qualcosa, decideva che doveva andarsene, e nessuno poteva impedirglielo». Marco Accossato «L'assistenza sociale diceva di non avere personale preposto» A , Da sinistra, Franco Ellena il giovane accusato di aver provocato la morte di Maria Altini e padre Albano

Persone citate: Altini, Castellani, Ellena, Franco Ellena, Maria Altini, Padre Albano

Luoghi citati: Comune Di Torino, Narzole, Torino