Emmerich: «Ecco il mio Godzilla»

Emmerich: «Ecco il mio Godzilla» Il regista a Roma per presentare il nuovo film Emmerich: «Ecco il mio Godzilla» ROMA. Più americano degli americani, anche se nato e cresciuto in Germania detestando il cinema di Wenders e compagni, Roland Emmerich, scarpe da ginnastica maglietta grigia, arriva a Roma per presentare la sua ultima fatica, «Godzilla», il mostro figlio di una esplosione nucleare, in uscita da noi il 18 settembre. Padre con Dean Devlin di «Indipendence day», mago degli effetti speciali a costi non stratosferici, proprietario di una sua società personale, e poi sceneggiatore, regista e produttore esecutivo, Emmerich sostiene che quando fa un film lo fa pensando a ciò che gli piacerebbe vedere da spettatore. «Da ragazzino, siccome i miei avevano in Germania una società con una filiale negli Stati Uniti, venivo spedito tre quattro mesi all'anno in America per imparare la lingua. La storia di "Godzilla" ho imparato ad amarla in televisione e, proprio per questo, ho deciso di riproporla oggi con il profumo della nostalgia per quei tempi». Chissà se è vero. Abituato a realizzare prodotti miliardari si fa fatica a credere che, più che dai soldi, la sua fantasia sia mossa dai ricordi. «Godzilla», mostro giapponese nato nel '54 e protagonista addirittura di ventidue film, pero non è andato bene come «Indipendence day», probabilmente perché meno ironico, più ripetitivo, banale. Co- munque, anche se negli Usa ha incassato solo, si fa per dire, 135 milioni di dollari, e 270 mila nel resto del mondo, ha messo in moto mi merchandaising, tra giocattoli, cappellini, figurine e quant'altro, che hanno fruttato 750 mila milioni di dollari, fino ad oggi. Ed Emmerich è entrato in percentuale su tutto il giro di affari. Tant'è che, come per «Independencc Day», sarebbe perfino disposto a farne un seguito, se gli dovesse venire l'idea giusta. Ostile ai remake che non lo interessano affatto, ostile alla violenza cinematografica tipo «Total recali» che lo spaventa, ma per il resto conciliante nei confronti di ogni tipo di film da quelli sentimentali a quelli di spie, Emmerich non teme affatto la crisi del genere «film-disatro». «Lo dicono da anni i critici, ma sbagliano. C'è posto per tutti nel cinema contemporaneo. Vero, forse oggi l'America, sconcertata dal caso di Monica Lewinsky, ha più voglia di sognare che di mettersi paura. Ma passerà». Per quel che lo riguarda, da produttore, si sta attrezzando all'eventuale cambio di gusti: ha appena finanziato un piccolo film di un esordiente tedesco, «Il tredicesimo piano». [si. ro.] «In questa storia ho messo il profumo della mia infanzia» Una scena del film «Godzilla», che sarà nelle sale dal 18 settembre

Persone citate: Dean Devlin, Emmerich, Monica Lewinsky, Roland Emmerich, Wenders

Luoghi citati: America, Germania, Roma, Stati Uniti, Usa