Le lucciole dividono vigili e vicesindaco di R. Cri.

Le lucciole dividono vigili e vicesindaco Guerra a Milano Le lucciole dividono vigili e vicesindaco ROMA. «Vigili di tutta Italia: obiettate e rifiutatevi di applicare le ordinanze contro la prostituzione, che sono illegittime». L'appello viene dal sindacato di base dei vigili urbani del Comune di Milano che ha presentato una denuncia alla procura della Repubblica contro il vicesindaco Riccardo De Corato e contro i primi cittadini che hanno firmato analoghe ordinanze. Le accuse: abuso di potere (modifica dell' art. 157 del Codice della Strada «che compete al Parlamento»), abuso d' ufficio («averlo fatto per un ritorno d'immagine»), violazione dell'art. 3 della Costituzione («pari dignità sociale dei cittadini, prostitute e clienti compresi»), della legge sulla privacy e della legge Merlin («individua la figura del cliente e inventa una sanzione»). Antonio Barbato, uno dei firmatari della denuncia, ne ha dato notizia in una conferenza stampa indetta dalla Lila (Lega per la lotta all'Aids), dal Comitato dei diritti civili delle prostitute di Pordenone (rappresentato da Carla Corso e Pia Covre), cui hanno aderito i gruppi consiliari di Rifondazione Comunista e Verdi. Per protestare contro l'ordinanza organizzeranno lunedì sera nel parcheggio della sede della Telecom di via Melchiorre Gioia, area nella quale si prostituiscono molti travestiti sudamericani, un Lucciola Party cui sono invitati prostitute, transessuali e clienti. Il «giro» d'affari che ruota intorno alle lucciole è clamorose e coinvolge decine di migliaia di persone. In Italia si calcolano fra 20 mila e 25 mila prostitute per un volume d'affari annuo che supera i 5000 miliardi. I reati di sfruttamento della prostituzione accertati sono stati 2761 nel 1994, 2756 nel 1995, 3566 nel 1996. Le persone denunciate per reati di sfruttamento sono dimmuite nel 1997 rispetto all'anno precedente: 3620 contro le 4387 del 1996. In quattro anni, dal '94 al '97, le «lucciole» uccise sono state oltre 70. Per i Verdi le prostitute che denunciano i loro sfruttatori vanno protette come avviene per i collaboratori di giustizia e aiutate a cambiare vita. E' il senso di una proposta dei parlamentari Verdi presentata dal deputato Massimo Scalia, della senatrice e sottosegretario alla Pubblica istruzione Carla Rocchi e e dal presidente della commissione Criminalità della Regione Lazio, Angelo Bonelli. «La legge sull'immigrazione spiega Scalia - già prevede che alle prostitute che denunciano il racket sia dato il permesso di soggiorno. Ma non basta perché la legge è di scarsa e macchinosa applicazione e perché in ogni caso bisogna dare loro di più ». «L'amministrazione - dice Rocchi - deve farsi carico delle donne che aiutano a combattere il racket, im po' come per i pentiti, e quindi garantire loro innanzitutto l'incolumità ma anche gli strumenti per potersi rifare una vita, come l'istruzione e la formazione professionale». Per questo, aggiunge Bonelli, dovrebbero essere create delle ((Agenzie regionali» - con la partecipazione di forze dell'ordine, enti locali e associazioni di volontariato - per aiutare le donne che vogliono uscire dalla prostituzione, [r. cri.]

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