L'eredità a sorpresa della Dama del Lago

L'eredità a sorpresa della Dama del Lago L'eredità a sorpresa della Dama del Lago Un anno segnato dalla rinascita dei Windsor DOPO IL GRANDE LUTTO LONDRA DAL NOSTRO INVIATO Dicevano che con lei sarebbe defunta pure la monarchia dei gelidi Windsor. Dicevano che il rovente affetto popolare per la martire Diana, la Dama del Lago che oggi riposa nell'Isola Ovale di Althorp, avrebbe propagato il contagio del proprio febbrone sentimentale al di là dei muri della casa regnante, scongelandola e mandandola in malora per sempre. E' accaduto il contrario. Piccole gocce hanno intaccato il grande ghiaccio che imprigiona Buckingham Palace, ma Carlo, l'impacciato, e specialmente William, l'angelo primogenito - stessi occhi blu di mamma, stesso sorriso - hanno riparato il climatizzatore della Storia e infine salvaguardato tutta quanta la baracca coronata e i patrimoni al seguito. C'è aria fresca a Londra e non molto di strano in giro. Si piangerà un po' nelle prossime ore, ricordando quella notte fatale, che precipitò nel tunnel dell'Alma l'intera Inghilterra e il vasto mondo. Furono giorni di esibizioni floreali, pellegrinaggi e smottamenti emotivi. Oggi girano sondaggi più asciutti di allora. Otto inglesi su dieci dichiarano che si è detto e scritto troppo su Diana. E un'altrettanto buona maggioranza guarda con massimo fastidio ai molti denari che, in memoria della principessa, transitano tra Fondazione e famiglia Spencer, passando per francobolli, ed, libri fotografici, biglietti di ingresso al mausoleo e confezioni di margarina. In attesa di giorni peggiori, ecco lo stato delle cose, un anno dopo. L'INCHIESTA. E' la più lunga mai fatta al mondo su un incidente automobilistico. La coordina dallo scorso 31 agosto il giudice parigino Hervé Stéphan. Alle sue dipendenze indagano a tempo pieno 30 superagenti della Brigade Criminelle, la squadra di élite della polizia francese, diretta dalla bionda Martine Monteil. In questi dodici mesi sono state interrogate 153 persone. Sono stati indagati una dozzina di fotografi per lo più prosciolti. Sono stati inutilmente rintracciati i 3 mila proprietari di Uno bianca, seguendo una testimonianza che indicava quell'auto come misteriosa presenza nel tunnel. E' stata (persino) imboccata la via del complotto internazionale, sulla spinta (non solo emotiva) della famiglia Fayed. Tutta questa fatica investigativa - secondo i giornali francesi spocchiosamente irritati - è già costata una decina di miliardi. Il risultato: non molto di più di quello che si sapeva neÙe ore successive; nulla di quello che si è immaginato per un anno intero. LA MERCEDES. Sulla carcassa delia S280 sta lavorando una squadra di tecnici per ricostruire la dinamica dell'incidente. Ma nel corso L'INCL'inclungincidInda30 su di questi mesi, tra testimonianze e mdiscrezioni trapelate, le ragioni dello schianto non appaiono così misteriose. Il contachilometri risulta bloccato alla pazzesca velocità di 121 miglia orarie. In quanto alle condizioni dell'auto, c'è la persuasiva testimonianza di Obvier Lafaye, autista dell'Etoile Limousine Co. che dice: «Noi del garage sapevamo che quella Mercedes aveva difetti ai freni, al quadro di controllo elettronico, alla spia di sicurezza degli airbag. Mi era stato detto: se usi quella macchina, stai attento a non frenare di colpo perché va via di coda». L'AUTISTA. E' il bad boy della storia. Il protagonista nonché la terza vittima del car-crash. Analizzando il suo sangue e la sua vita si è scoperto che Henri Paul, 41 anni, bretone, capo della sicurezza del Ritz, era malandato quanto quella Mercedes S280, che non aveva mai guidato prima. Quella sera era fuori servizio, aveva bevuto whisky e pastis, ingoiato prozac e persino un po' di pillole contro l'alcolismo. Probabile che arrivando prima di mezzanotte al Ritz - convocato d'urgenza abbia ascoltato queste precise parole del vicedirettore dell'albergo Claude Roulet: «Presto! Ci sono il padrone e la principessa da portare via in tutta fretta». Ha eseguito. IL SOPRAVVISSUTO. Trevor ReesJones, in questo anno, è invecchiato molto più di un anno. Metà del suo ventinovesimo lo ha passato in cliniche e convalescenze, il suo fisico massiccio appare oggi assai smagrito, la sua faccia segnata, la sua memoria imperfetta. E l'umore è pessimo. La famiglia Fayed - dopo averlo coccolato nei mesi in cui trepidava per il suo risveglio - si aspettava da lui la testimonianza cruciale per accusare i paparazzi; si aspettava parole che avrebbero potuto contraddire i livelli alcolici nel sangue di Henri Paul; si aspettava qualcosa che avrebbe potuto dare un senso meno banale all'incidente. In mancanza di tutto questo Mohamed al-Fayed ha cominciato ad accusarlo di incompetenza: come mai suo figlio e la principessa non indossavano la cintura di sicurezza e lui invece sì? Perché non li ha obbligati? Per quale ragione non aveva organizzato una seconda auto di scorta? Rees-Jones si è licenziato lo scorso 21 aprile. E' tornato a vivere a Oswentry, città natale nella contea di Shropshire, dove lavora in un negozio di sport. Ha concesso una sola intervista tv per dire: «E' andata così, mi dispiace», e a tutti i giornalisti successivi ha detto: «Lasciatemi in pace». DODI AL-FAYED. E' diventato l'os¬ sessione del padre che in queste ore ha intrapreso l'identica ultima crociera del figlio: Costa Azzurra, Portofino, Costa Smeralda. Il giorno dell'anniversario Mohamed al-Fayed sarà nella hall di Harrod's per inaugurare la statua di Dodi e Diana. Ha chiesto a George Benson di scrivere una canzone in memoria. Tiene perpetuamente schierata una intera batteria di avvocati. Fa ricorrenti e rudi dichiarazioni contro la famiglia reale e quella di Diana che si ostinano a ignorare la memoria di suo figlio. Si infuria con giornali e tv che non facendo altrettanto continuano a definire Dodi «un playboy internazionale». IL CONTE SPENCER E ALTRI ANIMALI. Si farà pure peccato a pensar male, ma c'è perlomeno un eccesso di perfidia nel collocare il museo dedicato alla sorella (vestiti, scarpette, diari giovanili) nelle ex scuderie di Althorp e addirittura la tomba (con tanto di tempietto dorico) nell'Isola Ovale dove, secondo la testimonianza della ex cameriera Maudie Pendrey, «la famiglia Spencer ha sempre seppellito i propri cani». Earl Spencer, detto «Champagne Charlie», ha faccia rubizza e aria da me ne frego. I suoi molti nemici sostengono che nei giorni del lutto tradiva la moglie con un'amante e l'amante con un'amica. Ha goduto di una qualche benevolenza popolare quando pronunciò la sua feroce omelia contro la famiglia reale, ma se l'è giocata tentando una speculazione edilizia nella natia Althorp (2 mila villette con vista-Diana) e poi realizzando il Museo con lavori (per 20 miliardi) estesi, però, all'intera proprietà. In quanto all'isola dei cani, si è affrettato a precisare: «In effetti mio nonno, il conte Jack, li seppelliva lì perché era molto affezionato ai suoi cani. Ma posso assicurare che tutte le ossa sono state rimosse». Non c'è verso che un briciolo di santità lo abbia nel frattempo sfiorato. A PROPOSITO DI SANTITÀ'. Singolare è l'incertezza ecclesiale sull'odierna collocazione di Diana. Secondo Jeffrey Jones e Chris Mansfield, pastori evangelisti, «Diana brucia all'inferno, rea di fornicazione». Secondo l'arcidiacono anglicano John Burt «è in purgatorio, in quanto essere imperfetto». Per l'ex arcivescovo di Canterbury «è una falsa dea», per l'attuale, il reverendo George Carey, l'oggetto di «un cordoglio eccessivo». Chi non ha alcun dubbio è un americano, tale Richard Yao, che colloca Diana nei suoi sogni: «Mi appare due volte alla settimana per dettarmi i suoi pensieri». Yao li rivela via Internet, per una manciata di dollari in contanti o anche con carta di credito. A PROPOSITO Di MONEY. Stando ai conti fatti da Cnn il «Diana Princess of Wales Memorial Found» ha incassato fino a oggi 100 milioni di dollari e ne ha distribuiti 23. Il Fondo ha cercato di tutelare l'immagine di Diana da vari e spericolati attacchi merceologici (Museo escluso) sebbene la Corte di giustizia abbia stabilito che «non è possibile brevettare l'immagine di Ladi D, dato che appartiene al mondo». Ugualmente la società Flora, produttrice di margarina, ha dovuto rinunciare a una nuova confezione marchiata «Diana». Così come sono state respinte le richieste di società che fabbricano cinture di sicurezza e cassette di pronto soccorso. Fino a oggi il Fondo ha ricevuto 2 mila richieste di intervento finanziario, e altrettante proposte di merchandising. Autorizzati dal Memorial Found sono in circolazione solo 6 prodotti: francobolli, candelabri, candele profumate, 2 serie di scatole smaltate, un orsacchiotto rosso. PER LEI, SOLO PER LEI. Nel corso dell'anno sono state inaugurate almeno 50 statue nel mondo. Altrettanti sono stati i concerti. Parigi le dedicherà dei giardini pubblici. In libreria sono piombati 46 libri, tra biografie, inchieste, pettegolume, memorie e album fotografici. La sua canzone «Candle in the Wind», interprete Elton John, 39 milioni di copie, risulta il disco più venduto al mondo. L'unica (e l'ultima) cosa che da tre mesi non si riesce proprio a vendere è l'appartamento dove visse prima di sposare Carlo. Quattro locali più servizi in Colereme Court, quartiere di Knightsbridge. I proprietari chiedono 1,3 miliardi. Se referenziati, affrettarsi. Pino Corrias HENRY PAUL Il suo sangue ha parlato chiaro: quella sera aveva bevuto whisky e preso pastiglie TREVOR REES-JONES Unico sopravvissuto la guardia del corpo oggi lavora in un negozio IL BUSINESS Su di lei sono stati scritti 46 libri e la canzone «Candle in the Wind» ha venduto 39 milioni di copie DODI AL-FAYED E' diventato l'ossessione del padre, infuriato perché la famiglia reale si ostina a ignorare la memoria di suo figlio L'INCIDENTE L'inchiesta è la più lunga mai fatta su un incidente automobilistico Indagano a tempo pieno 30 superagenti IL FRATELLO Il conte Spencer si è giocato la benevolenza popolare con una speculazione edilizia nella natia Althorp dove riposa Diana HENRY PAUIl suo sangha parlato chiaro: qusera aveva bevuto whe preso pa

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