Un uomo-robot per uccidere Arafat di A. B.

Un uomo-robot per uccidere Arafat Sul quotidiano Haaretz curiose rivelazioni sui 40 tentativi di eliminare il leader Un uomo-robot per uccidere Arafat Addestrato dai servizi israeliani fallì la missione TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il piano era di uno psicologo svedese, Benyamin Shalit, ed era elaborato sulla base di un film statunitense: «Il candidato della Manciuria». Nell'originale, dopo la guerra di Corea agenti segreti cinesi lavano il cervello a un prigioniero americano affinché uccida il presidente degli Stati Uniti. Nella versione messa a punto 30 anni fa da Shalit per conto del Mossad l'uomo-robot doveva reagire a un impulso di Tel Aviv ed uccidere Yasser Arafat. Per tre mesi - ha scritto ieri il quotidiano Haaretz, rievocando i più eclatanti dei 40 attentati ad Arafat - agenti del Mossad cercarono di condizionare psicologicamente un palestinese di Hebron (Fathi, 28 anni), nella speranza di indurlo ad uccidere il leader di Al Fatah. In codice fu chiamata: «Operazione Sansone». Ma gli addetti ai lavori la definirono «Operazione Negro Ipnotizzato» per la carnagio¬ ne dell'uomo scelto per vendicare la sconfitta militare patita dagli israeliani a Karameh (Giordania), in uno scontro con i palestinesi. Shalit - secondo Haaretz - convinse sia il Mossad, sia lo Shin Bet (il servizio di sicurezza interno), sia Aman (l'intelligence militare) che il piano era realizzabile. Fathi, un militante di Al Fatah detenuto in carcere, fu sottoposto a lavaggio del cervello. Le pareti della sua cella furono coperte di immagini di Arafat e nelle conversazioni a quattr'occhi Shalit tentava di creare una reazione pavloviana: alla vista del leader palestinese Fathi avrebbe dovuto entrare immediatamente in azione. Ma al primo ostacolo le cose andarono storte: arrampicatosi su una roccia per attraversare clandestinamente il confine, Fathi rimase bloccato. Agenti israeliani dovettero rimuoverlo dalla sua scomoda posizione. Poche ore dopo, l'uomo-robot aveva già rinunciato alla sua missione: entrato nella prima stazione di polizia giordana, aveva subito messo sul tavolo l'apparecchio rice-trasmittente avuto dal Mossad, i nomi dei suoi mandanti e una mina. La missione - ha rivelato il giornale - non era ancora fallita: il Mossad aveva previsto che Fathi si sarebbe consegnato alla polizia. Il piano «vero» era iniziato: adesso l'apparecchio sarebbe stato inoltrato (per conoscenza) ad Arafat e solo allora sarebbe esploso, con un impulso a distanza. Arrivata sul tavolo di Arafat, la radio non esplose e il tecnico del Mossad - responsabile del mancato funzionamento fu licenziato in tronco. Il condizionamento di Fathi ricorda le accuse di Gheula Amir, la madre di Igal Amir, l'assassino di Yitzhak Rabin, secondo cui il figlio fu spinto ad agire dallo Shin Bet, dopo essere stato suggestionato scientificamente. Fra chi partecipò all'«Operazione Sansone», scrive Haaretz, vi era Yehuda Arbel, dirigente dello Shin Bet negli anni Ottanta e Novanta. [a. b.]

Luoghi citati: Corea, Giordania, Manciuria, Stati Uniti, Tel Aviv