«Non porto acqua all'Ulivo»

«Non porto acqua all'Ulivo» Il senatore alla «Versiliana»: alle prossime europee cartello unico di programma e progetti «Non porto acqua all'Ulivo» Di Pietro: perché An appoggia il Cavaliere? MARINA PI PIETRASANTA DALL'INVIATO Sull'attualissimo e delicato tema del segreto istruttorio Antonio Di Pietro ha una sua ricetta (anche se poi fa marcia indietro e si arrabbia): vietare ai giornali di pubblicare le notizie di indagini coperte da segreto e, se del caso, sanzionarli bloccandone la pubblicazione per «10 o 20 giorni». Il coordinatore dell'«Italia dei valori» la butta lì come una cosa da nulla, una proposta di mero buon senso che lancia in risposta alla domanda di una giornalista alla fine del lungo faccia a faccia cui si è sottoposto alla «Versiliana» di Romano Battaglia. Lo stesso luogo dal quale, un anno fa, aveva annunciato la sua candidatura alla poltrona di senatore del Mugello. Quanto tempo è passato da allora. Di Pietro ha vinto alla grande contro Giuliano Ferrara, ha fondato il suo movimento, ha girato per mesi l'Italia per raccogliere le 750 mila firme necessarie a varare il referendum antiproporzionale, la «bomba a orologeria» per spingere i partiti a fare una riforma elettorale che rafforzi il maggioritario, come la chiama lui. Ed è quasi un altro da allora, Di Pietro. Da schivo e impacciato che era, ora risponde a tono su argomenti politici e personali, dribbla le domande, scherza, solletica la platea con tali e tante battute che, fra gli applausi, una voce lo apostrofa: «Sei meglio di Andreotti». Anche quando una giornalista giudiziaria gli fa notare che le Procure «sono dei colabrodi» e gli chiede quale misura ha in mente per fermare le continue fughe di notizie, Di Pietro risponde candido: «Credo che il problema non sia il giornalista. Bisogna chiedersi quale interesse si deve proteggere prima di tutto, e in questo caso si tratta di tutelare l'onore e il decoro dell'indagato». Con quale mezzo? «Io ere- do che la notizia non vada pubblicata. Il punto è mettere una sanzione al giornale, dirgli: "Se la pubblichi non esci per 10 o 20 giorni"». Ma quando la giornalista gli fa notare che sta dicendo «una cosa grave», la musica cambia. Di Pietro si adombra. Fa marcia indietro: decidere spetta al Parlamento. Ma si deve stabilire qual è l'interesse più importante da proteggere». Insiste: «La sanzione per il pubblico ufficiale che viola il segreto già c'è, ma individuare il colpevole è difficile. E allora, se non riesco ad acciuffare il ladre, non devo neppure punire il ricettatore?». Si arrabbia: «Adesso chissà che cosa mi farete dire». Si scalda e tira fuori il punto dolente, la vecchia storia dell'avviso di garanzia a Berlusconi, presidente del Consiglio: «Il problema non è il giornalista - ripete -. Due cronisti del "Corriere" si limitano a pagare l'ammenda di duentocinquantamila lire e noi abbiamo un Paese spaccato per anni». Allora perché non chiudere anche la Procura da dove è uscita la notizia?, chiede un altro giornalista. «Io non ho dato la soluzione; trovarla spetta al Parlamento», taglia corto Di Pietro. E pensare che fino a quel momento, tutto era filato così liscio. Fra 0 faceto e il serio. Su An, per esempio: «Ma perché dentro ad An, invece di chiedersi perché non sono andato con loro, non si chiedono il motivo per il quale loro stanno con Berlusconi che, dopo tutte le sentenze, se la prende soltanto con i magistrati?». Sul finanziamento ai partiti: «Io credo che i soldi ai partiti servono, ma ci vuole trasparenza. I partiti avrebbero fatto meglio a dire alla gente: "Guardate, ci servono centoquaranta miliardi perché li abbiamo già spesi", piuttosto che fare tutta quella finta dell'anticipo. Così ho criticato il fatto che An si sia fatta dare dei soldi da Pacini Battaglia nel '95 attraverso una so- cietà off-shore. Ma a chi mi dice che uso informazioni che avevo quando ero pm, rispondo che mi sono domesso da magistrato nel '94». Su Rifondazione: «Credo che la prossima volta gli accordi di desistenza non si debbano più fare. Ci dev'essere una sinistra e un centro, ed entrambe si devono ricomporre in modo più omogeneo». Sull'Uhvo: «Ha detto di voler essere coalizione di governo. Alle europee bisogna arrivare con un cartello unico di programma e di progetti; non siamo disposti a fare accordi solo per portare voti. Non fa¬ remo i portatori d' acqua». Sul Quirinale? «Io Presidente? No grazie; sono troppo giovane e quindi incandidabile». Chi dopo Scalfaro? «L'Italia dei valori non è presente in Parlamento; nulla da dire...». Maria Grazia Bruzzone «Sospensione da 10 a 20 giorni per quei giornali che divulgano notizie coperte da segreto d'ufficio» «Io al Quirinale? No, grazie sono troppo giovane e quindi incandidabile Dopo Scalfaro? Nulla da dire» Il senatore Di Pietro ieri prima del dibattito alla Versiliana In alto Gianfranco Fini

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