Ecco Passe Cacciari-Albertini

Ecco Passe Cacciari-Albertini Rimini, al Meeting dibattito fra l'imprenditore e il filosofo Ecco Passe Cacciari-Albertini Riforme, sindaci d'accordo loro malgrado RIMINI DALL'INVIATO Massimo l'intellettuale e Gabriele l'imprenditore siedono l'uno accanto all'altro. Poco più in là Enzo Bianco, già sindaco di Catania prima della Seconda Repubblica, ricorda i tempi in cui faceva il manager, e gongola sottolineando che nessuno di loro tre «ha in tasca la tessera di un partito». Massimo Cacciari e Gabriele Albertini si ritrovano al Meeting ciellino di Rimini e finiscono per fare la felicità di Giorgio Vittadini, il presidente della Compagnia delle Opere che dall'inizio della kermesse parla di steccati da superare e forze trasversali. Cacciari e Albertini hanno radici che li rendono lontanissimi: il primo dissertava a Ca' Foscari quando il secondo, leader delle imprese di categoria, sbatteva la porta in faccia ai metalmeccanici che chiedevano un nuovo contratto. Eppure, diventati sindaci, finiscono per dire più o meno le stesse cose. Il veneziano vola più alto, vagheggiando un partito degli amministratori che vada oltre i due poh «che non hanno mantenuto le promesse». Il milanese Usa il gergo di una volta, parlando di «cittadini azionisti» e di «Comune impresa». Tutti e due, però, si lamentano della politica che non li lascia lavorare: «I consiglieri comunali hanno un gioco preferito - dice Cacciari - opporsi alle iniziative del sindaco. Hanno una parola d'ordine: "Dobbiamo controllare". Il 90 per cento di questi signori non ha idea di come si faccia a leggere un bilan¬ cio. Però loro "devono controllare"...». Albertini era arrivato sull'Adriatico deciso a prendere le distanze dal «Terzo polo» che Cacciari aveva battezzato il giorno prima a Venezia: «Lui è un filosofo e fa bene a disegnare ampi scenari - aveva detto alle telecamere -. Io sono un imprenditore, sono abituato ai fatti concreti. Per me la novità dei sindaci sta nella realizzazione concreta del servizio pubblico». Poi però anche lui aveva finito per lamentarsi delle opposizioni. Che, e qui sta il bello, sono di segno opposto a quelle di Cacciari: «Sulla questione dei vigili - racconta - Rutelli ha preso come esempio il modello milanese. Eppure i rappresentanti del Polo in Campidoglio gli hanno sparato addosso...». Non basta, naturalmente, per arruolare Albertini sul carrozzone del «nuovo Polo» firmato Cacciari. A domanda specifica, il sindaco di Milano è tornato a trincerarsi dietro alle maschere del professore e dell'industriale. Al Meeting, per la gioia dei delfini che dal primo giorno inseguono il mito delle «forze trasversali», una cosa ha trovato conferma: l'insofferenza dei «nuovi» amministratori per la politica tradizionale: «Non è questione di strategia - taglia corto Cacciari -. Lui e io siamo costretti a dire le stesse cose: è un'esigenza elementare per chi vuole amministrare le città di oggi». Il pensatore si fa pragmatico, e l'imprenditore diventa quasi filosofo, quando poco più tardi - alla faccia di Berlusconi teorizza che «non ci sono cose buone di destra e cose cattive di sinistra». L'incontro-scontro finisce così, in parità. E il partito dei sindaci? «Chiamatelo come volete - conclude Cacciari -. Il nominalismo non mi interessa. Quel che conta è la sostanza». E tanti saluti alla filosofia. [g. tib.l Il sindaco di Milano Gabriele Albertini

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