«Sene riparlerà dopo il 2005»

«Sene riparlerà dopo il 2005» «Sene riparlerà dopo il 2005» Onofri: il Paese non vuole altre strette LO SCONTRO FRA GENERAZIONI LROMA E pensioni non si toccano: perché non c'è nessun governo che si possa permettere una simile riforma senza il consenso del Paese». Con questo semplicissimo ragionamento, Paolo Onofri, professore di programmazione economica a Bologna, consigliere di Prodi, nonché capo degli economisti della (defunta) commissione sulla riforma dello Stato sociale, sfata la fama secondo cui i tecnici non hanno vocazione per la politica. Ma allora, in un Paese che non accetta riforme strutturali, perché passi il nuovo patto sociale di Ciampi, secondo il quale per spostare l'attenzione dalla stabilità alla crescita occorre che i sindacati cedano sulla flessibilità, e le imprese pongano un tetto ai loro profitti, ci vuole un miracolo... «La proposta di Ciampi è che le parti sociali comincino a ragionare insieme su come coordinare e finalizzare le proprie azioni per lo sviluppo, e per ridurre il grado di esclusione dei giovani. Perché le categorie consolidate conservano molti vantaggi. E guardi che sui contenuti l'accordo è assai più ampio di quanto l'esigenza di visibilità sui giornali non consenta». La spesa pensionistica continua però a crescere più del prodotto interno lordo.. «Il quadro è questo: dopo la riforma Amato, la riforma Dini e le correzioni apportate nel '98, nel 2025 la spesa in termini di prodotto interno lordo comincerà a scendere. Di qui al 2003-2004 sarà stabile, e c'è un intervallo di tempo nel quale la spesa riprenderà a crescere di un punto e mezzo sul pil». E questo è accettabile? «Lo è per i prossimi 5-6-7 anni: a quel punto dovremo vedere quale saranno le condizioni di bilancio complessive. E' probabile che occorrerà intervenire per contenere la spesa, tra il 2005 e il 2025». Ma se lo sappiamo, perché non lo facciamo sin d'ora? «Perché il Paese non lo vuole». Per ora, dunque, siamo alla prossima Finanziaria da 13.500 miliardi. Ci sarà l'allegato con i provvedimenti per il Mezzogiorno? «E' presto per dirlo: la Finanziaria è ancora in fase preliminare. Quanto all'allegato, esso sarà politico: un disegno di legge che, immediatamente dopo l'approvazione della Finanziaria, assegni l'uso delle risorse». I famosi 5500 miliardi di spesa di questa Finanziaria, che per la prima volta non sarà solo costituita da tagli. «Sì, questo è l'ammontare comples- sivo dei fondi per le pohtiche di sviluppo». E non ci saranno anche le linee di indirizzo per i 120.000 miliardi che per il periodo 20002006 ci verranno a sostegno dello sviluppo dalla Comunità europea? «La Finanziaria ha un orizzonte di tre anni, sul piano giuridico possia¬ mo andare oltre solo come impostazione». Però quei 120.000 miliardi sono un'entità tale da farne una nuova Cassa per il Mezzogiorno. «L'entità è considerevole, certo, sia pure ripartita in 6 anni: insomma, non sono soldi spendibili immediatamente tutti. E sul loro impiego, il discorso è ancora alla fase preliminare. Adesso ci stiamo occupando principalmente di come confezionare la riduzione di spesa corrente necessaria per finanziare il rilancio dell'economia». Qual è l'orientamento? «Agire sui meccanismi di funzionamento della pubblica amministrazione, ovvero chiedere rispanni ai diversi ministeri, e contenere i trasferimenti di risorse agli enti locali. I contenimenti di spesa l'anno scorso erano superiori ai 15.000 miliardi, quest'anno siamo tra gli 8500 e i 9000 miliardi, ma soprattutto quest'anno la diminuzione delle spese va a finanziare investimenti pubblici, quella che Prodi ha chiamato la manutenzione del Paese. Le esi¬ genze della aree metropolitane, come ad esempio la razionalizzazione e manutenzione della distribuzione dell'acqua». Professore, a marzo del '97 lei ha consigliato vivamente a Prodi che le riforme fossero strutturali. Non si sente sconfitto, adesso? «Come le dicevo, non c'è governo in grado di fare una riforma strutturale senza il consenso dei governati. Ma quel clic più importa è che la situazione non è più quella di un anno fa». Mi scusi, ma nel mondo anglosassone si direbbe che è come nascondere la polvere sotto il tappeto. «Ma non è vero, guardi: dal 1998 decorrono gli interventi stabiliti con la Finanziaria dell'anno scorso, e dunque l'armonizzazione dei sistemi pensionistici tra dipendenti pubblici e privati. Fino a poco tempo fa i dipendenti pubblici potevano andare in pensione a qualunque età, purché avessero vent'anni di anzianità. Insomma, vi sono dei risparmi che conseguono alle misuro prese e che non sono nei conti del '97. Inoltre, nel 1997 c'è stata la corsa alla pensione d'anzianità in vista del cambiamento delle regole, cosa che nel '98 non si verificherà. E poi non è la Finanziaria che preoccupa Prodi: la crisi intemazionale, per il nostro Paese, può essere ben più pericolosa della mancata riforma delle pensioni». Antonella Rampino «Palazzo Chigi vuole chiedere altri risparmi ai diversi ministeri per poter investire di più» «Io sto con Ciampi: serve davvero un nuovo patto sociale perché le categorie consolidate conservano molti vantaggi a danno dei giovani» Qui sotto l'euro commissario Mario Monti «Palazzo Chigi vuchiedere altri rispai diversi ministeper poter investir«

Luoghi citati: Bologna