Tre ore di panico a Piana Affari

Tre ore di panico a Piana Affari Il Mibtel perde subito il 6%, recupera ma chiude a meno 2,59%. Batosta per i bancari Tre ore di panico a Piana Affari Vendite a raffica, poi comincia l'altalena MILANO. Piazza Affari non sfugge al clima generale e subito, fin dalle prime battute, sprofonda sotto il 6%. Mentre una decina di blue chips, tra cui Fiat, Mediobanca, Banca Intesa e Banca di Roma, Alitalia, Fondiaria e Hdp vengono sospese per eccesso di ribasso. La pioggia di vendite si tramuta in diluvio e solo la Lazio, sulla notizia dell'arrivo di Christian Vieri, brilla solitaria in rialzo. La caduta è così drastica, i prezzi scendono a livelli talmente minimi, da attirare l'interesse di qualche investitore. Così il listino a fine mattina si risolleva a un «meno 1,79%», e poiché la speranza è sempre l'ultima a morire, nel primo pomeriggio, a ridosso dell'apertura di New York, il calo si riduce allo 0,68%. E' il punto di massimo benessere. Ben presto il Dow Jones delude e le vendite ricominciano a fioccare con decisione su l'intero listino. La chiusura finale vede il Mibtel arretrare del 2,59%. Vanno in fumo altri ventimiduemila miliardi che, sommati ai crolli dei due giorni precedenti, riducono di oltre 80 mila miliardi la capitalizzazione di Piazza Affari, mentre il saldo della settimana accusa un salasso del 6,69% del Mibtel. Il panico e l'impulso a fuggire caratterizzano l'umore di tutti. I borsini sono fin dalle prime ore del mattino presi di mira da richieste di informazione e da ordini di vendita, fuori dalle banche che espongono sui monitor le quotazioni, le gente si accalca, nonostante la città sia tuttora abbastanza deserta. Sotto tiro sono soprattutto i titoli bancari, quelli che nei mesi scorsi avevano corso più degli altri. Le stelle del credito vanno a picco: Intesa perde ol- tre il 5%, Credit il 4,74%, Imi e San Paolo di Torino rispettivamente il 4,29% e il 4,48%. Il Rolo scende del 4,32%. Ma anche tra gli industriali e alcuni assicurativi è strage. Ad allentare la tensione sono le voci di possibili intese tra Federai Reserve e banche europee per un ribasso concordato dei tassi, che si rincorrono per tutta la giornata, malgrado la totale assenza di conferme. Voci che, tuttavia, forse evitano che la speculazione al ribasso arrivi fino alle estreme conseguenze. Dopo quanto è accaduto al mago George Soros, tutti sono più prudenti. Nel complesso è un mercato «tecnico», sul quale giocano un ruolo determinante le coperture, ed è un mercato dove i volumi in rialzo dimostrano che a cedere al pessimismo non sono solo i piccoli risparmiatori ma anche i gestori di fondi e i grandi investitori istituzionali. Malgrado la ricomparsa di Eltsin a Mosca e la prossima visita di Clinton in Russia, troppe sono le incognite che minacciano i fragili nervi delle Borse. Certo Milano, dopo la sbandata iniziale, dimostra di essere in grado di ritrovare un certo equilibro: la perdita finale è leggera, se paragonata alla caduta iniziale. Ed è indubbio che, contrariamente all'Asia e alla Russia, l'economia dei Ppaesi dell'Euro appare solida. Ma i mercati, come si sa, sono animali umorali, facili al contagio del pessimismo. Molti operatori si dicono convinti che il listino abbia toccato i suoi livelli minimi, mentre i gestori di fondi, pur con parole prudenti, ostentano una certo ottimismo, ritengono che i sottoscrittori al ritorno dalle vacanze non si precipiteranno a chiedere il riscatto delle loro quote. Forse hanno ragione, dal momento che, con i rendimenti in calo del reddito fisso, il risparmiatore non ha oggi molte alternative. Ma il panico non è ancora passato, è solo sopito. Il fatto che, nel giro di pochi mesi, si siano concentrati tanti guai nel mondo, dal crollo dell'Asia a quello della Russia per non parlare dei problemi che avan¬ zano nei Paesi dell'America Latina, fa temere che la serie nera non sia finita. Chi sarà il prossimo cui tocca? Il bilancio settoriale della settimana dimostra che gli investitori si sono concentrati sui titoli ritenuti meno pericolosi, soprattutto sulle società con business prevalentemente domestico. Il pesante calo degli industriali (-10,56%) indica la fuga dai titoli più ciclici, la relativa tenuta dei servizi (4,21%) mette in luce la maggiore fiducia nelle Utilities. Grazie alle prospettive di valorizzazione dei loro portafogli, ricchi di titoli di State a lunga scadenza, gli assicurativi (-7,28%) tengono meglio dei bancari (-11,64%), anche se non bisogna dimenticare che questo settore nell'anno è stato quello che ha avuto la .crescita maggiore. [v. s.] I borsini sin dall'avvio sono presi di mira Si chiedono notizie ma dopo partono gli ordini di realizzo Molti operatori sono convinti che il peggio sia adesso passato Più prudenti i gestori di fondi

Persone citate: Christian Vieri, Clinton, Eltsin, George Soros, Intesa