In Borsa ancora un giorno da dimenticare

In Borsa ancora un giorno da dimenticare Nuovo crollo per i listini di Asia, Europa e Sud America. Voci di intesa Usa-Europa sui tassi In Borsa ancora un giorno da dimenticare Un terzo dell'economia mondiale è entrato in crisi MILANO. «El Nino» che da tre giorni impazza sui mercati del mondo non ha ancora perso la carica omicida, le prime Borse a svegliarsi, quelle dell'Asia, ne sono di nuovo travolte. Arrivati in Europa, i venti si calmano un poco, non senza aver seminato nuovi morti e feriti. Ma una vera schiarita non arriva. Certo, Mosca chiude in rialzo del 5%, ma Mosca, si sa, non conta nulla, e per contro sul mercato finanziario polacco si scatena un vero e proprio panico che conduce Varsavia ad un crollo vicino al 10%. Anche i più ricchi listini dell'Ue vedono nelle prime ore le vendite spezzare ogni argine, poi si calmano un poco sperando in un aiuto da Wall Street (che invece chiuderà a -1,39%), e riuscendo comunque a ridurre i danni. L'aiuto non arriva. New York, pur senza perdere la testa, dopo uno scatto iniziale punta il Dow Jones verso il basso. Qualche segnale indicherebbe che l'apice della bufera è stato su¬ perato, ma con un terzo dell'economia mondiale in crisi di credibilità, il ritorno alla calma sembra difficile. Almeno finché non arrivino segnali precisi dai grandi che regolano gli affari del mondo. Ieri l'annuncio della riunione, fissata per giovedì a Washington dal presidente del Fondo Monetario, Michel Camdessus, con i ministri delle Finanze dell'America Latina, ha portato una relativa calma nelle Borse sudamericane. I mercati ora guardano al prossimo incontro tra il presidente americano Clinton e Boris Eltsin, e al nuovo governo di Cernomyrdin che, lunedì, dovrebbe ottenere il voto di fiducia. I Paesi del G7 hanno scritto a Cernomyrdin mentre Bruxelles ha anticipato che, nella riunione del 4 settembre, deciderà quali misure prendere per aiutare la Russia. Nel pomeriggio un aiuto ai listini viene dalle voci, non confermate, di una possibile intesa tra Stati Uniti ed Europa per ridurre di concerto i tassi. Una decisione che avrebbe lo scopo di frenare il rafforzamento del dollaro e delle principali valute del Vecchio Continente, provocato dal flusso dei capitali in fuga da Russia e Asia verso le aree economiche più sicure. La decisione, portando ad una riduzione del costo del danaro, renderebbe meno attrenti gli investimenti in titoli obbligazionari e riporterebbe il risparmio verso gli azionari. Ambienti monetari, pur confermando che i contatti sono «continui», definiscono tuttavia l'ipotesi di una azione comune come «improbabile». Eppure è proprio una azione concertata dei grandi quella che non solo il popolo dei listini ma anche i grandi investitori istituzio¬ nali si aspettano e chiedono a gran voce. Il panico di giovedì, pur attenuato, resta infatti ben vivo sui mercati, anche quelli solidi come gli europei. Perfino Wall Street non si fida, nonostante la sua economia continui a crescere a ritmi ottimi, sceglie un comportamento ondivago. Intanto la fuga dai listini continua a dirottare danaro sui titoli di Stato. In Europa i Bund tedeschi toccano un nuovo massimo storico, e così i Btp decennali e i future sui Btp. In Brasile, il governo introduce nuove misure per arginare la fuga di capitali dal Paese. A New York, anche se è troppo presto per parlare di disaffezione per Wall Street, alcuni gestori di fondi ammettono che i loro clienti stanno prelevando più danaro e prevedono, a breve scadenza, un significativo trasferiemento di investimenti sul mercato dei cambi e del reddito fisso. Alla fine della giornata, il bilancio delle Borse nei quattro continenti resta negativo, fatta eccezione per Mosca, Caracas e San Paolo che riesce, malgrado tutto, a spuntare un più 0,36%. In Asia le perdite sono pesanti. Tokyo precipita del 3,46%, il peggior risultato degli ultimi dodici anni, mentre governo e opposizione continuano il braccio di ferro sul salvataggio del sistema bancario. Hong Kong, pur tra un giro vorticoso di scambi, ca¬ la dell' 1,2%. In Europa, i listini riescono a risollevarsi dal crollo a candela delle prime ore, ma dopo travagliate altaléne terminano tutti in ribasso e tutti sfiduciati: Francoforte cede 1' 1,44%, Parigi 1' 1,17%, Londra l'I,50%, Zurigo lascia sul capo quasi l'uno c mezzo, Madrid poco meno dell'1%. Non va molto meglio in America Latina, dove Buenos Aires e Lima perdono oltre l'l%, Santiago del Cile quasi il 2%, Città del Messico lo 0,77%. Benché si sforzi, neppure New York riesce a uscire dalla depressione. Il Dow Jones sembra l'ago di una bilancia impazzita. Nonostante le previsioni di un «forte rimbalzo tecnico», Wall Street tiene qualche punto di vantaggio (e arriva a una sospensione per eccesso di rialzo) per meno di un'ora. L'incertezza ha il sopravvento, l'indice sprofonda di oltre 150 punti, si riprende, ma non ce la là a tornare positivo. Valeria Sacchi dBBni CITTA' DEL MESSICO* MADRID -2,47 PARIGI -0,98 ,,>>■>,.■.,,,■>»,.;■.■. y-:;.:;ì ■ ^ì:?/;:;:.,^.:::,.;./>:'-::.;4-?..; ■ r^^^mmi^'M S:::'n:S:';™VS:::5:«:V':.'- \m&::?!:®®*;Mii:xmM:^ ì ì| KUAULUMPUR «•2,81 -3,38 < MANILA NELUE PRINCIPALI VARIAZIONE IN PERCENTUALE {SYDNEY

Persone citate: Boris Eltsin, Cernomyrdin, Clinton, Michel Camdessus, Valeria Sacchi