Terremoto rosso sull'economia di A. Z.
Terremoto rosso sull'economia Terremoto rosso sull'economia Un piano anticrisi ma di tipo sovietico MOSCA NOSTRO SERVIZIO Stavolta il licenziamento di Anatolij Ciubais dal governo segna davvero una svolta clamorosa per l'economia russa. Il riformatore-simbolo abbandona il gabinetto per la terza volta in due anni, lasciando una poltrona chiave: quella del negoziatore speciale con gli istituti finanziari internazionali. Una carica che cessa di esistere insieme a Ciubais, in un Paese che sta volgendo definitivamente le spalle agli insegnamenti del Fondo monetario intemazionale. Il nuovo programma anticrisi preparato dalla commissione speciale, composta dal governo e dai deputati delle due camere, sembra infatti uscito dai peggiori incubi del Fmi. Nazionalizzazione, inflazione, protezionismo, conservazione dei monopoli: l'esatto contrario di quel che hanno chiesto negli ultimi anni gli emissari occidentali. Senza troppa fortuna però: nessuno dei programmi che la Russia ha concordato con il Fmi è mai stato realizzato fino il fondo e ogni tranche dei prestiti miliardari che l'Occidente concedeva a Mosca arrivavano solo dopo trattative estenuanti e infuocate. Ma fino a domenica scorsa, quando il governo di Serghej Kirienko è stato licenziato, le istituzioni finanziarie internazionali hanno sempre trovato uno o più referenti dentro l'esecutivo. Ora che il terremoto eco nomico sta facendo a brandelli tutte le «conquiste» delle riforme iniziate da Egor Gaidar nel '92, e l'impotenza del Cremlino ha trasferito l'iniziativa nelle mani della Duma e del premier, il motto del giorno è «via i monetaristi». Un'iniziativa che l'opposizione parlamentare condivide pienamente con gli uomini di Viktor Cernomyrdin, da sempre ai ferri corti con i padri della riforma liberale russa. I deputati hanno chiesto come condizione obbligatoria per la fiducia a Cernomyrdin l'eliminazione dal gabinetto dei «tecnici» liberali. E per il nuovo governo di coalizione, che includerà probabilmente esponenti del¬ l'opposizione nazional-comunista, è stato preparato un piano che sembra copiato dal programma di Ghennadij Ziuganov. E se misure come ricominciare a stampare moneta appaiono ormai inevitabili anche a molti economisti liberali, le altre proposte dell'opposizione sembrano voler riportare l'economia russa indietro di dieci anni. La parola d'ordine è «Stato». Per rimediare al drammatico crollo industriale degli ultimi anni il programma prevede il risanamento e la nazionalizzazione entro il 1 marzo del 1999 delle imprese di «importanza strategica», allo scopo di «aumentarne l'efficienza». Quali saranno queste imprese non è ancora chiaro, ma già si può prevedere una corsa dei «direttori rossi» a ritornare sotto la tutela dello Stato. E forse la misura riguarderà anche i «monopoh naturali» - in primo luogo il gigante «Gazprom», feudo di Cernomyrdin, e la società energetica «EES Rossii» - che il Fmi ha chiesto inutilmente di distruggere. Lo Stato toma a dominare l'economia: sono previste misure fortemente protezioniste per i produttori nazionali e finanziamenti all'industria. Ma il programma prevede anche misure amministrative nel settore finanziario. Il numero due del partito di Cernomyrdin, Alexandr Shokhin, ha ipotizzato ieri una limitazione della circolazione di valuta e, forse, addirit¬ tura l'abolizione della convertibilità intema del rublo. Una misura che, secondo molti, farebbe crollare quel che resta dell'economia. E il presidente della Duma Ghennadij Selezniov ha ieri denunciato le banche russe che avrebbero nascosto «in qualche posto segreto» il loro denaro per portarlo poi all'estero, chiedendo al ministero dell'Interno di intervenire. Ma l'economia russa è totalmente dollarizzata, con un mercato di consumo dominato dai prodotti importati. E in mano ai russi rimangono comunque da 20 a 50 miliardi di dollari contanti: i risparmi di una vita e l'unica speranza in un futuro. Se li perderanno, saranno pronti a tutto. [a. z.]
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