Anche Arese si è fatto catturare dal caldo di Gianni Romeo
Anche Arese si è fatto catturare dal caldo IL CASO L'ex campione di una disciplina «povera» come l'atletica è diventato presidente del Cuneo Anche Arese si è fatto catturare dal caldo «Sì, il pallone può togliere spazio all'altro sport, ma solo ad alto livello» CUNEO DAL NOSTRO INVIATO E' stato annunciato in Municipio, nel corso di una breve cerimonia: Franco Arese, uno dei grandi padri dell'atletica leggera italiana, da ieri è il presidente del Cuneo Calcio, Lega Nazionale Dilettanti. Helsinki 1971, Campionati europei, Arese è primo nei 1500 metri; la sua vittoria vale doppio, perché il mezzofondo è il motore dell'atletica ma bisogna risalire all'anteguerra, ai Beccali e ai Lanzi, per sentire questo motore che gira a pieno ritmo. Arese aveva riacceso quel motore troppo a lungo spento. E ieri sera l'Arese abile industriale targato Asics ha scelto il calcio. Anche lui ha venduto l'anima al diavolo? Anche lui rinnega un passato di sudori e speranze, di vittorie e gloria, per schierarsi con lo sport che sta divorando spazi televisivi, sta lusingando sponsor e lascia ormai le briciole agli altri? Arese non accusa il colpo perché ritiene che la realtà sia ben diversa. Almeno a Cuneo. «Ci sono tante ragioni alla base della scelta. Intanto volevo compiere un gesto di gratitudine nei confronti della mia provincia, ora che posso. E uno sportivo esprime la gratitudine facendo qualcosa per i giovani. In secondo luogo a Cuneo esiste già una bella realtà in un altro settore, rappresentata dalla pallavolo. Sarebbe stato ridicolo andare in concorrenza, op¬ pure cercare di creare dal nulla altre discipline». Perché no? Magari una squadra di atletica leggera... «A seconda della terra in cui uno opera, deve rispettare la tradizione se vuole mettere radici. Se fossi stato a Parma avrei avuto l'imbarazzo della scelta, a L'Aquila avrei aiutato il rugby. A Cuneo il calcio compie adesso 100 anni, è stato quel poco di sport che passava il convento per i nostri nonni e padri. Aiutare oggi il calcio a Cuneo significa aiutare lo sport in generale. Il calcio qui è la sopravvivenza. Noi aiutiamo a fare sporj;, e magari qualcuno non scoprendosi buon calciatore diventerà poi un buon atleta. Anch'io da ragazzino andavo a vedere il Cuneo...». Quindi un impegno a tutto campo... «Sì, vorrei fare un discorso provinciale ad ampio respiro, non legato soltanto alla città. Perciò ho coinvolto fra gli altri Sandro Damilano, il tecnico della marcia azzurra, fratello maggiore di Maurizio e Giorgio, perché con la sua esperienza sportiva mi aiuterà a guardare più in là di un gol fatto o sbagliato. Anche se, non lo nego, la serie C è nei nostri obbiettivi». L'investimento sarà dunque alto? Arese non parla di cifre, ma sappiamo che le squadre del calibro del Cuneo devono mettere in bilancio almeno un paio di miliardi, per essere all'altezza. «Noi siamo pronti a far sacrifici, ma è chiaro che da soli si fa poco. Molto dipende da come ci seguirà la città, la gente». Ma esiste davvero questo pericolo che si percepisce nell'aria, il pericolo che il calcio mangi tutto il territorio dello sport? «Sì, esiste, ma ad altissimo livello. Il calcio di provincia, se fatto con il cuore, sparge cultura, amicizia, serve ad aggregare la gente. Non sarò io a sottrarre i talenti agli altri sport, con questa iniziativa». Gianni Romeo Franco Arese ha assunto la presidenza del Cuneo che compie 100 anni di vita
Persone citate: Beccali, Franco Arese, Sandro Damilano
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