Poste, una nuova cura dimagrante

Poste, una nuova cura dimagrante Con il piano d'impresa a rischio il posto di 10 mila precari e 3 mila impiegati Poste, una nuova cura dimagrante Passera vuole risparmiare 1300 miliardi ROMA. Troppi impiegati alle Poste, almeno 10 mila, secondo il piano di impresa che l'amministratore delegato sta mettendo a punto per presentarlo al consiglio di amministrazione mercoledì prossimo, 2 settembre. La cifra è ufficiosa, anticipata ieri dal quotidiano economico II Sole-24 Ore. Nessuna conferma ufficiale, anzi, una smentita del sottosegretario Vincenzo Vita, ma l'argomento è scottante, perché da anni il «surplus» di organico alle Poste movimenta i rapporti tra l'azienda e il sindacato. Ma ora si tratta di tracciare il primo piano d'impresa della neonata Poste Spa (il decreto è comparso ieri in Gazzetta ufficiale, anche se la data effettiva della trasformazione era il 28 febbraio), riequilibrare le tariffe (il governo ha previsto un 4,7%), stabilire i parametri di efficienza, i livelli di servizio, di produttività, con un obiettivo fisso: la riduzione delle perdite, stimate per il '98 sui 2 mila miliardi. Punto ciuciale, la riduzione dei costi, una sforbiciata decisa da 1300 rniliardi, specialmente sul capitolo costo del personale che, nonostante i tagli agli addetti (circa 40 mila dal '93), resta sempre alto, sopra l'80% delle spese di gestione. Se l'ipotesi di 10 mila posti in esubero fosse confermata, tornerebbero in discussione le assunzioni a tempo determinato (6600 lo scorso anno), e i contratti di formazionelavoro (3500), più le posizioni di 3 mila dipendenti effettivi, da smaltire bloccando il turn-over. Sono in sostanza, le stesse cifre previste un anno fa dal piano di risanamento del defunto Ente Poste, che abbassava drasticamente l'organico virtuale dell'azienda da 204 mila a 184 mila dipendenti e prevedeva la chiusura di uffici a basso traffico, razionalizzazione del lavoro agli sportelli e del recapito a domicilio. Insieme con la riduzione del personale, le Poste dovrebbero però aumentare la produttività di un 20-30%, visto che l'efficienza di un portalettere italiano e stimata in circa la metà di un collega tedesco e ancora me- no rispetto a un francese o un britannico. Temi sui quali sarebbe pienamente d'accordo il ministro Maccanico che spinge per migliorare il servizio a livello europeo entro il 2000 (con l'80% di lettere recapitate in un giorno). Il piano completo si conoscerà la prossima settimana, dopo il Cda. Per ora non ci sono conferme da parte delle Poste e il sottosegretario Vincenzo Vita si limita a commentare che non vede il rischio di tagli consistenti: «Non ho avuto affatto sentore di una previsione di tagli per 10 mila posti di lavoro, anche il piano pone dei problemi per quel che riguarda alcuni aspetti, come il turn over e il lavoro precario». E la Uil Poste ritiene impraticabile un nuovo taglio di personale. Il sindacato annuncia che, se le voci troveranno conferma nel piano d'impresa, chiamerà in campo la responsabilità del governo, che con la direttiva del novembre scorso «aveva assunto impegni precisi sui livelli occupazionali del settore», [r. e. s.J Qui a fianco, il ministro Antonio Maccanico A destra, Corrado Passera, amministratore delegato delle Poste

Persone citate: Antonio Maccanico, Corrado Passera, Maccanico, Passera, Vincenzo Vita

Luoghi citati: Roma