Ciampi ripropone il prestito d'onore di Roberto Ippolito

Ciampi ripropone il prestito d'onore Allo studio un intervento per facilitare la creazione di nuove aziende e non solo al Sud Ciampi ripropone il prestito d'onore Finanziaria, un piano per il sommerso ROMA. Ancora di più. Le infinite piccole imprese sono già una caratteristica dell'Italia. Tanto che il presidente del Consiglio Romano Prodi non perde occasione, nei vertici internazionali, di esaltare i loro successi. E ora i ministri del Tesoro e del Lavoro, Carlo Azeglio Ciampi e Tiziano Treu, stanno studiando come stimolare la nascita di tante altre mini-aziende. La loro attenzione è caduta sul prestito d'onore, uno strumento esistente per i giovani fino a 35 anni che in realtà non ha nulla a che fare con un tradizionale prestito: si tratta di un finanziamento a fondo perduto fino a un massimo di 50 milioni per l'avvio di un'attività autonoma. Ovvero per la creazione di nuove piccole imprese. Con le misure in cantiere insieme alla legge finanziaria (da presentare in Parlamento entro la fine di settembre), il governo si sta così orientando a rafforzare il prestito d'onore, avendo apprezzato i risultati ottenuti con le nonne in vigore dall'Ig, la società per l'Imprenditoria giovanile guidata da Luca Borgomeo. Ciampi conta di destinare al prestito d'onore un consistente pacchetto di miliardi, dopo i 200 già assegnati per rifinanziare la legge che lo ha istituito. Non si può escludere che venga aumentato, fino a un massimo di 70 milioni, l'importo massimo disponibile per ogni singola iniziativa. E chissà che non venga elevata l'età per ottenere la somma. L'idea di rafforzare questo strumento nasce dalla constatazione del largo interesse che ha finora riscosso: sono state presentate circa 50 mila domande per ottenere il prestito d'onore e per la fine dell'anno (completata la selezione) i progetti finanziati potrebbero arrivare a quota 5 mila. La spinta alla nascita di nuove imprese riguarda in particolare il Mezzogiorno, ma interessa tutta l'Italia. Del resto c'è una caratteristica precisa nella filosofia della relazione previsionale che Ciampi sta mettendo a punto e che quest'anno appare più importante della stessa finanziaria, viste le dimensioni limitate degli interventi preannunciati: il capitolo quarto della relazione, alla quale si stanno dedicando Enzo Grilli per il dipartimento del Tesoro e Fabrizio Barca responsabile del dipartimento per le politiche dello sviluppo, disegna la strategia per il rilancio dell'economia non solo nel Sud ma anche nel Nord che presenta alcune aree in decadenza, dal Piemonte alla Liguria, e per il Mezzogiorno si pensa, più che a importare imprese, a farne nascere. Gli assi portanti della relazione previsionale sono la realizzazione di infrastrutture e reti e la nascita di nuove imprese. Che il prestito d'onore sia una misura efficace sembra ormai una convinzione radicata di Ciampi e Treu. Si sarebbe verificato che questo strumento non solo porta alla creazione di iniziative: fa emergere attività sommerse (quelle che sfuggono al fisco e ai regolari pagamenti dei contributi sociali) che vengono presentate come nuove nel tentativo di conquistare il contributo a fondo perduto. Del resto la caccia al sommerso è un obiettivo strategico. E' già pronto un disegno di legge preparato da Treu per far emergere O lavoro nero e quindi far incassare dall'Inps miliardi e miliardi di contributi previdenziali evasi. Secondo stime del Censis, il sommerso rappresenta addirittura il 27,3% del prodotto interno lordo. Il disegno di legge potrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri insieme alla finanziaria, alla quale sarebbe quindi collegato. Tecnicamente non è forse corretto parlare di condono, ma le misure che stanno per avere il via libera da parte del governo ci somigliano molto. L'emersione dovrebbe avvenire in quattro anni. Per «sistemare» le situazioni pregresse, dovrebbero essere sottoscritti degli accordi sindacali aziendali. E lo sconto previsto sarebbe molto forte: si dovrebbe pagare il 25 per cento del minimo contributivo di ogni anno. Poiché il minimo è 21 milioni, la base è di circa 5 milioni per anno. Il pagamento sarebbe rateizzato in dieci anni. In questo modo le aziende versano molto poco ed evitano sanzioni. Ma per il futuro sarebbero ben visibili all'Inps, come al fisco. Fra l'altro il governo immaginerebbe di poter recuperare 4 mila miliardi con la riforma della riscossione dei crediti dell'Inps che raggiungono i 40 mila miliardi. Roberto Ippolito L 1

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