D'Antoni: Prodi, che delusione di Enrico Singer

D'Antoni: Prodi, che delusione «Di Pietro dice che mi muovo come un leader? Lasci perdere la dietrologia» D'Antoni: Prodi, che delusione Il segretario Cisl: ma non fonderò il partito SROMA ERGIO D'Antoni, è vero che lei si muove da leader di partito come dice Antonio Di Pietro? «Assolutamente no. Se il senatore Di Pietro teme concorrenti deve guardarsi attorno. Si guardi da chi gli sta vicino. Da me non deve temere nulla. A lui e a tutti gli altri dico: lascino perdere la dietrologia e si confrontino sul merito. Io pongo problemi sindacali e la proposta di sciopero generale nasce dal fatto che sulle questioni del lavoro e dello sviluppo non ci sono risultati». La sua linea dura, comunque, ha diviso il ppi, ha irritato i diessini... «Il dibattito che si è aperto lo apprezzo. Vuol dire che c'era necessità di una iniziativa forte del sindacato. Ma bisogna parlare delle cose: l'occupazione come va? Va bene o va male? Se su questi temi ci ritroviamo, allora sarà più chiaro tutto. Se non ci ritroviamo, è inutile inventarsi dietrologie per sfuggire alle questioni reali». Ma c'è polemica anche all'interno della sua Cisl. Il vicesegretario Morese ha detto che lei sbaglia. «Morese dice esattamente quello che dico io. Io non voglio fare o disfare governi. Morese sostiene che lo sciopero non si usa come una minaccia. E chi lo minaccia? Io lo voglio fare». Lei quindi non vuole fare un partito? «Partiti ce ne sono già troppi e non ho alcuna aspirazione di farne un altro. Sono per la semplificazione del quadro politico, non per l'aggiunta di altri gruppi e movimenti». Ma il Forum del sociale che ha organizzato a Napoli non è stata la prima pietra di un movimento politico? «Il Forum è tutt'altra cosa. Le ricette liberiste e stataliste non ce la fanno a governare una società sempre più complessa. Penso che una risposta a questi cambiamenti sta nel rendere protagonista la società. Mi spiego: in Italia c'è una grande tradizione di associazionismo, anche per la presenza di un forte movimento cattolico. Ecco: dobbiamo mettere insieme questo associazionismo su obiettivi e valori. Questo è il senso del Forum. Non altro. Non si deve materializzare in un partito e non è alternativo all'obbiettivo dell'unità sindacale». Ma in concreto quali iniziativa sono previste? «Un solo esempio. Il problema dell'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Noi vogliamo superare il monopolio pubblico degli uffici di collocamento. Bisogna andare alla liberalizzazione. Perché un associazionismo ben organizzato non dovrebbe partecipare? Noi lo abbiamo battezzato "emporio del lavoro" e siamo già all'opera in alcune regioni. In quello che qualcuno chiama il partito di D'Antoni non c'è nulla delle forme tradizionali dei partiti». E' vero che è deluso da Prodi? «Sono deluso. Ma preferisco parlare di critiche. La prima: non avere scelto la concertazione cone l'asse della politica economica. Prodi l'ha citata a parole, ma nei fatti non ha seguito quella concertazione che aveva dato risultati importanti con i governi precedenti. Con Giuliano Amato, con Ciampi, con Lamberto Dini. Quando è arrivato il governo dell'Ulivo, mi aspettavo un rilancio della politica della concertazione. E invece...». E invece? «Il sindacato è stato saltato. Non si può parlare la mattina di concertazione e il pomeriggio fare una legge sulle 35 ore. Questa è la critica maggiore che ci porta oggi alla verifica degli accordi e alla vigilia della stagione contrattuale con l'acqua alla gola». La seconda critica a Prodi? «La mancanza di una politica per l'occupazione e per il Mezzogior- no». Ma ci sono le proposte di Ciampi su occupazione e patto sociale; «Il fatto che Ciampi rilanci la concertazione dopo due anni è la prova delle mie critiche. E poi non mi sembra sufficiente. Per questo vo. glio una mobilitazione forte del I sindacato per evitare che tutto si sfilacci, che si tomi indietro». Ma lei si rivolge anche ai politici. Ha visto Marini, Berlusconi, nei prossimi giorni vedrà Cossiga... «Io incontro tutti. Stasera sono a Firenze per una festa dell'Unità. Vedo e parlo con tutti come deve fare un sindacalista che deve soI stenere le proprie tesi...». Anche sul tema del «grande centro»? «Un momento. Poiché qualunque cosa io dicessi potrebbe essere usata contro di me, data la delicatezza del confronto che c'è anche dentro il sindacato, non voglio creare equivoci. Seguo con interesse questa evoluzione politica, ma in questa fase devo fare un passo indietro perché non voglio che la mia posizione sia strumentalizzata». Tra sindacati e partiti sembra che sia quasi un bisogno di sponde reciproche. Non è una cosa che sa di prima Repubblica? «Prima o seconda Repubblica non fa differenza. Lo rifiutavo allora, lo rifiuto oggi. La partita che abbiamo davanti è una partita di autonomia. Il sindacato deve essere autonomo dal quadro politico. Qualsiasi sia il quadro politico che abbiamo di fronte. Questo non significa che il sindacalista sia un asessuato che ha non le sue idee politiche, ma poi deve misurarsi sulle cose. Se non fosse così non avremmo mai fatto uno sciopero generale. E gli scioperi che abbiamo fatto contro i governi a guida democristiana, allora? Non avevano ripercussioni politiche? Noi della Cisl li abbiamo fatti per autonomia e diciamo agli altri di comportarsi adesso con lo stesso sentimento». Enrico Singer fóto pongo solo problemi sindacali e la proposta di sciopero nasce dal fatto che sul lavoro non vedo alcun risultato &&Non voglio fare o disfare governi Mipiacerebbe un coordinamento fra le molte associazioni Qualcuno mi strumentalizza ipp perdere la dietrologia» elusione derò il partito

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