Scuola, la Turco firma la petizione del Polo

Scuola, la Turco firma la petizione del Polo Il ministro, a sorpresa, sottoscrive l'appello al Meeting di Rimini. Berlinguer: condivido Scuola, la Turco firma la petizione del Polo Per la parità pubblico-privato RIMIMI DAL NOSTRO INVIATO «Vuole firmare, ministro?». Una domanda di routine, buttata lì con il tono di chi è abituato a farlo con tutti. E invece Livia Turco accetta con un sorriso l'invito del Meeting per l'amicizia: firma la petizioni per la sussidiarietà e la parità scolastica, aggiungendo il suo nome di ministro a quelli di Gianfranco Fini, Rocco Buttigliene, Pierferdinando Casini e Clemente Mastella, che spiccano in una lista di uomini del Polo lunga quanto un elenco telefonico. Per CI è un bel colpo: «Stupiti? - sorride Robi Ronza, il portavoce del meeting -. Diciamo che questa è una di quelle firme che ci fanno piacere...». Sorpresa o no, per il Polo è un «caso». Ma il ministro per la Solidaretà sociale si ribella, si altera, a tratti alza la voce: «Non ho fatto nulla di trasgressivo - taglia corto -. Qui non ci sono Livia Turco e il governo: qui ci sono io a nome del governo. Berlinguer? Sarebbe d'accordo: in fondo è lui il ministro che ha proposto la legge che riconosce la parità scolastica». Poche ore più tardi, affidata alle agenzie di stampa, arriverà la benedizione del collega: «Apprezzo le sollecitazioni che arrivano da Rimini - fa sapere Berlinguer -. Il governo, per la prima volta nella storia della Repubblica, si è fatto promotore di un disegno di legge che regola l'intera questione, in sintonia con i nostri partner euro- pei che l'hanno risolta da tempo». Eppure la polemica non si sgonfia. Non del tutto, almeno: il testo firmato dalla Turco vorrebbe una legge di riforma che consenta ai genitori «di scegliere una scuola paritaria alle stesse condizioni economiche» previste per gli istituti statali e alle scuole cattoliche di «scegliere il personale in eoe- renza con il progetto educativo nella scuola». Posizioni che trovano non poche resistenze dentro la maggioranza. E non soltanto dalle parti di Rifondazione. «Il pluralismo culturale e la libertà di insegnamento - precisa da Roma Gloria Buffo, diessina come la Turco - sono condizioni che non sarebbero soddisfatte se un inse- gnante non credente, o divorziato, o di fede dissonante, venisse escluso. La libertà è rispettata soprattutto dove i bambini possono incontrare idee e culture diverse. Basta pensare a che cosa succederebbe se i cittadini che votano per Bossi mandassero i loro figli alla scuola padana finanziata da tutti noi...». La Turco insiste a difendere la «normalità» della sua scelta. Quasi si sgola a spiegare che «firmare una petizione non significa condividerne tutti i punti», che il significato del suo gesto era quello di «ribadire l'impegno del governo», che questo è anche un modo per combattere «contro la meschinità» della politica: «So bene che le petizioni vengono da una realtà che ha espresso critiche anche pesanti contro la maggioranza - continua -. Ma io non ho negato la mia diversità venendo qui, anzi. Se alcuni dei punti che io condivido sono sostenuti anche dal Polo che male c'è? Perché dovrei scandaliz¬ zarmi?». Le spiegazioni del ministro non sembrano convincere gli uomini del Meeting, che mettono la sua firma tra i trofei dell'edizione '98. Giorgio Vittadini, presidente della Compagnia delle Opere, insiste con il ritornello della maggioranza a due facce: «Ormai è evidente che ci sono due Ulivi - sorride -. Il pri- mo sta dentro i ds, e ha fatto molti passi avanti contro lo statalismo. Il secondo è succube di Rifondazione e dei cattolici nostalgici. A questo punto bisognerebbe cominciare a chiedersi come fanno a stare ancora insieme...». E poco importa che la Turco faccia notare che anche dall'altra parte qualcosa si muove. Il ministro cita lo slogan scelto dalla Compagnia delle Opere per i dibattiti con i politici: più società fa bene allo Stato. «Questo significa che non c'è più la vecchia contrapposizione tra Stato e società - dice -. E allora vuol dire che siamo tutti in cammino». Ormai, a Rimini, la teoria del doppio Ulivo si è fatta strada: «E non è detto che l'Ulivo buono sia per forza quello di centro», precisa Roberto Formigoni, al Meeting per discutere di federalismo ma entusiasta della «novità» Turco: «Se non è una boutade - dice il presidente della Regione Lombardia - è l'inizio di una fase nuova. Siamo al disancoramento dagli schemi politici rigidi: se altri ministri la seguiranno, allora ci aspetta un bell'autunno, ancora più mosso di quanto non si potesse pensare. E dal mio punto di vista, più le cose si muovono e meglio è...». E giù un sorriso che più largo non si può, mentre il collega veneto Giancarlo Galan gli stampa una gran pacca sulle spalle: «Mio dio, Roberto, come sei bello da quando sei diventato di Forza Italia...». Guido Tiberga Rifondazione alza la voce «Una decisione gravissima» Formigoni «Ormai è certo: l'autunno sarà molto caldo» LA PETIZIONE DEL POLO 1. Riconoscimento della parità giuridica ed economica fra scuola pubblica e privata 2. Diritto di scelta da parte dei genitori fra scuole pubbliche o private, alle stesse condizioni economiche 3. Diritto da parte delle scuole «private» di ottenere le sovvenzioni pubbliche necessarie per agire nelle stesse condizioni delle scuole statali. 4. Libertà di scegliere il personale in coerenza con il progetto educativo della scuola. ■HI mi. Nella foto a sinistra il ministro Livia Turco Qui sopra il ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer A sinistra Giuliano Da Empoli Qui sotto il commissario europeo Monti

Luoghi citati: Lombardia, Rimini, Roma