I giorni del sospetto di Marco Tosatti

I giorni del sospetto I giorni del sospetto Vertice in Vaticano con Sodano LA STRATEGIA OLTRETEVERE HI nv E CITTA' DEL VATICANO adesso ci aspettiamo di leggere sui giornali le telefonate che il cardinale Giordano faceva in tema di nomine vescovili». Non risparmia l'ironia, un prelato di Curia, dopo aver saputo che per parecchio tempo le telefonate dell'arcivescovo di Napoli, Presidente della Conferenza Episcopale campana, erano spiate, controllate, registrate e adesso sono lì fra le carte delle indagini, in attesa della prossima, prevedibile «fuga» di notizie. Oltre il Portone di Bronzo c'è un sospetto, che è già più di un sospetto, ma che ancora non viene incluso nell'elenco di proteste: le intercettazioni telefoniche hanno colpito anche lo Ior, l'Istituto per le Opere di Religione, la «banca» vaticana che ha la sua sede all'interno delle Mura Leonine. Ieri si è svolto in Vaticano un «vertice» a cui hanno partecipato il Segretario di Stato, cardinale Sodano, il Sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Battista Re, appena rientrato dalla Colombia, il «ministro degli Esteri» pontificio, monsignor Jean Louis Tauran, e il suo «vice», monsignor Celestino Migliore. Un segno evidente della serietà con cui la Santa Sede considera il «caso Giordano», sia per la «qualità» dell'interessato, sia per le prospettive della vita della Chiesa in Italia. «Il cardinale Giordano è certamente innocente - dice il monsignore - ma forse in certi casi sarebbe più prudente che i familiari restassero fuori dalla porta». E c'è qualche appunto da fare anche sullo stile delle dichiarazioni del porporato; tanto che da ieri, anche su consiglio di Roma, si è installato come suo portavoce nella Curia napoletana un avvocato della Sacra Rota. Il monsignore sottolinea l'estrema serietà e prudenza della Santa Sede in questa «crisi», la più grave dai tempi dello Ior. «Nessuno, né in Vaticano né fra i vescovi italiani - dice - a cominciare dal Santo Padre, dubita della buonafede del cardinale Giordano. Ma anche le persone più sante possono eccedere in fiducia, o in affetto, specialmente nei confronti dei familiari». Il Vaticano si muove con cautela, conscio dell'estrema gravità del caso: è la prima volta che si arriva a uno scontro diretto fra la magistratura e un porporato, cioè una delle persone che istituzionalmente hanno il diritto e il dovere di consigliare il Pontefice. Sono in gioco in questa partita oltre alla persona dell'arcivescovo di Napoli, l'immagine della Chiesa, e la sua reale indipendenza nei confronti dello Stato, o almeno di un suo po- tere. «L'episodio delle intercettazioni telefoniche è da considerare con molta attenzione; bisognerà valutare se non si è leso il diritto precisato all'articolo 2 del Concordato». Il rinnovo dei Patti fra Stato e Chiesa assicura, all'articolo 2, comma 2, «la reciproca libertà di comunicazione e di corrispondenza fra la Santa Sede, la Cei, le conferenze episcopali regionali, i vescovi, il clero e i fedeli...». Gli esperti della Santa Sede stanno valutando laboriosamente se e come, oltre a quelli già evidenziati, vi siano altri motivi per denunciare una violazione del Concordato. Ieri l'ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Alberto Leoncini Bartoli, ha ricevuto dal «ministro degli Esteri» pontificio, monsignor Jean Louis Tauran, la comunicazione scritta della lamentela vaticana. La nota passerà al ministro degli Esteri, Dini, e poi al Segretario generale della Farnesma, e infie - probabilmente oggi pomeriggio - agli «esperti concordatari» incaricati di rispondere. Il testo della nota non è pubblico, ma siamo in grado di fornire alcuni elementi essenziali. Il primo appunto è di forma. In base all'articolo 4, ribadito dal Protocollo addizionale, la Repubblica avrebbe dovuto informare del procedimento penale in corso l'autorità ecclesiastica competente. E questo non è avvenuto. Ma vi è anche un appunto più grave. Il cardinale Giordano ha saputo dell'avviso di garanzia dai giornali, prima che dal magistrato che l'aveva emesso. Se fosse un privato cittadino, si trat¬ terebbe semplicemente di una violazione del segreto giudiziario: «un malcostume ormai abituale». Ma la Repubblica ha firmato con un altro Stato - la Santa Sede - un accordo internazionale; il fatto che la notizia dell'avviso di garanzia a Giordano sia uscita sui giornali prima che l'interessato - e la Santa Sede - ne avessero notizia danneggia - afferma la diplomazia in talare - non solo i diritti del cardinale, ma anche quelli del Vaticano stesso. Non è escluso quindi che vi sia una sollecitazione diplomatica al governo, affinché verifichi chi è il responsabile della «fuga» di notizie, e lo punisca. Marco Tosatti

Persone citate: Alberto Leoncini, Bronzo, Celestino Migliore, Curia, Dini, Giovanni Battista, Jean Louis Tauran, Sodano

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Colombia, Napoli, Roma