La Santa Sede: scorrettezze contro Giordano

La Santa Sede: scorrettezze contro Giordano Protesta ufficiale con la convocazione dell'ambasciatore italiano per la mancanza di informazioni sull'inchiesta La Santa Sede: scorrettezze contro Giordano Veltroni: il governo non si sente chiamato in causa ROMA. La Santa Sede interviene con il governo italiano in merito all'inchiesta sul cardinale arcivescovo di Napoli, Michele Giordano. Il passo ufficiale per vie diplomatiche era nell'aria già da qualche giorno e c'è stato ieri mattina. A renderlo noto, è arrivata una dichiarazione del portavoce Navarro Valls, con toni «soft», che ha parlato a colloquio avvenuto, ma senza entrare nel merito dei contenuti del faccia-a-faccia tra l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Alberto Leoncini, e il «ministro degli Esteri» vaticano, il francese monsignor Jean Louis Tauran. Ciò che non è piaciuto Oltretevere è la spettacolarizzazione della perquisizione (poi annullata dallo stesso pm), le intercettazioni telefoniche e il mancato avviso ai superiori del cardinale dell'invio dell'informazione di garanzia. Quasi a smorzare i toni, il portavoce Navarro in un'intervista al Tgl ha ricordato che quanto è accaduto ieri nei Sacri Palazzi è «un'iniziativa normale, sempre nella prassi diplomatica, che si prende quando una parte, in questo caso la Santa Sede, vuol far sapere la sua posizione su un tema dove ci sono aspetti che toccano accordi siglati tra le due parti». Adesso c'è da aspettarsi una risposta italiana alla Santa Sede, anche se il presidente del Consiglio, Romano Prodi, nei giorni scorsi aveva anticipato che a suo avviso né la legge né il Concordato erano stati violati. Posizione ribadita dal sottosegretario alla Giustizia, Giuseppe Ayala, che non riesce a «immaginare che cosa può chiedere lo Stato del Vaticano al governo italiano su una vicenda del genere». Ma ieri è intervenuto il vicepremier Walter Veltroni, secondo il quale «il governo non può sentirsi chiamato in causa da una singola vicenda giudiziaria». Non ci sentiamo coinvolti, ha aggiunto, «se non nel senso di assicurare i diritti dei cittadini e l'autonomia dei magistrati, i quali devono poter fare le loro indagini senza fermarsi davanti a nessuno». Quindi, è la conclusione, nessun imbarazzo nei riguardi della Santa Sede. Di ben diverso avviso Pierferdinando Casini dei Ccd, che parla di «leggerezza», definendo così la copertura data dall'esecutivo ai magistrati. E, per lui, Prodi deve intervenire per ricucire i rapporti Oltretevere. Per Buttiglione (Cdu-Udr), la nota vaticana va definita come un «passo doveroso». Ma c'è di più: i politici devono riflettere non soltanto sul Concordato violato, ma anche «sul livello deficitario delle garanzie e dei diritti dei cittadini», che vanno tutelati sul piano della giustizia formale. Plaude La Loggia, di Forza Italia, perché, a suo avviso, c'è la dimostrazione palese che il Concordato è stato violato. Il portavoce di Alleanza Na¬ zionale, Alfonso D'Ureo, vede nell'iniziativa vaticana il segno oramai inconfondibile della «crescente incomprensione tra il governo dell'Ulivo e la Chiesa cattolica», dove il primo non può più far finta di niente. Irene Pivetti, quasi-mamma, parla di comportamento «aggressivo» verso la Clùesa, «come se il Concordato non esistesse». E poi c'è Vittorio Sgarbi, che ha annunciato un'interrogazione parlamentare e spara a zero sull'inchiesta, usando in maniera paradossale quel «non poteva non sapere» delle inchieste di Tangentopoli. Così Sgarbi chiede: «Che cosa si aspetta a mandare un avviso di garanzia anche al Papa? Il Pontefice non poteva non sapere». Poi parla di «clima di intimidazione» in cui si svolge «questa indagine illegale». In maniera più misurata, il fronte dei partiti di governo pare intenzionato ad aprire un di¬ battito. Almeno è su questa linea il presidente del Ppi, Gerardo Bianco, per il quale serve un'attenta considerazione da parte dell'esecutivo e una «risposta non formalistica», dopo quella che definisce la «frettolosità» con cui è stata accreditata la tesi del pieno rispetto del Concordato. Il repubblicano Giorgio La Malfa dà atto alla Santa Sede di essersi mossa con cautela, ma per lui legge e Concordato non sono stati violati. Un invito alla prudenza per la Santa Sede arriva da Alfonso Gianni, di Rifondazione, collaboratore stretto di Bertinotti: «Forse - dice - c'è un interventismo fuori luogo della Santa Sede». Umberto Ranieri, responsabile dell'area internazionale per i Democratici di sinistra, auspica «serenità, rispetto, assenza di clamore in una vicenda di tale delicatezza». Luca Tornasi «Speriamo di non leggere sui giornali le telefonate che faceva sulle nomine vescovili». Ma si teme che escano anche indiscrezioni sui colloqui con lo Ior Un prelato: «Il cardinale è certo innocente, ma anche i più santi possono eccedere nella fiducia ai familiari». Forse sarà chiesta un'indagine sulla fuga di notizie A fianco, il cardinale Michele Giordano durante una celebrazione nel Duomo di Napoli A destra, il portavoce dello Stato Vaticano Joaquin Navarro Vals

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