«Il mio incubo? Un leader populista»

«Il mio incubo? Un leader populista» «Il mio incubo? Un leader populista» 7/premier licenziato: la Russia non crede più in nessuno INTERVISTA MOSCA NOSTRO SERVIZIO Signor Kirienko, il 23 agosto lei è stato sostituito alla guida del governo da Cernomyrdin. Molti ritengono che lei facesse le cose giuste, ma con ritardo. E' d'accordo? «Sì, in parte è vero. Ma per quanto riguarda la ristrutturazione delle obbligazioni del Tesoro e tutto il resto, l'abbiamo fatto al momento giusto. Non puoi amputare finché c'è la possibilità di curare il malato con le pillole». Le decisioni prese dal suo governo segnano il passaggio dall'economia liberale a quella amministrata? «Niente affatto. La ristrutturazione dei buoni del Tesoro è una rinuncia ai propri impegni alle vecchie condizioni: ci avete prestato soldi e noi li restituiremo, ma più tardi. Abbiate pazienza per 3-5 anni. Per quanto riguarda il rublo, il cambio fluttuante è la base dell'economia liberale». Che previsioni fa? «Il Paese è in una grave crisi finanziaria. Nessuno deve illudersi che qualcosa possa cambiare grazie a nuovi nomi nel governo. Esiste una serie di misure rigide, ma inevitabili. Tutti le conoscono, rinviarle può essere mortale. Non possiamo continuare a farci prestare soldi, anche perché ormai nessuno ce li darà più. La cosa peggiore sarebbe cominciare a stampare moneta. L'ipotesi è attraente perché il nuovo governo diventerebbe popolare. Ecco perché ho paura dì un gabinetto di coalizione. A un anno dalle elezioni parlamentari per i partiti è difficile applicare misure rigide». Quando finirà il caos? «Non lo so. Siamo appena entrati in una gravissima crisi finanziaria. Se qualcuno pensa che si potrà domarla in un giorno, un mese o anche sei mesi, sappia: è un'illusione». Cernomyrdin le ha proposto di restare nel governo? «No, me l'ha offerto Eltsin». Perché ha detto di no? «Sono in ottimi rapporti con Cernomyrdin, ma abbiamo idee diverse. E il governo richiede un lavoro di squadra». Dunque, sbatte la porta? «No, affatto. C'è sempre la tentazione di scaricare le colpe sui predecessori o gli eredi. Sono orgoglioso di non averlo fatto. Sono sempre pronto a dare il mio aiuto, se servisse». Ma lei ha pagato anche per gli errori di Cernomyrdin. «Negli anni della riforma, oltre alla "piramide" dei buoni del Te- soro, sono state fatte anche tante cose fondamentali. E' troppo semplice trovare il colpevole, rompergli il collo e poi tutto andrà bene». Molti dicono che ai tempi di Cernomyrdin queste cose non succedevano. «Bisogna vedere non quel che è successo, ma quel che poteva accadere. Se non ci fossimo mossi il 17 agosto oggi saremmo al collasso totale». Come ha investito i suoi risparmi? «Ho cambiato una parte dei miei buoni per la privatizzazione in azioni della Gazprom che ora sono in salita, dovrei essere contento. Con il resto ho comprato azioni di un cantiere navale che non vale più nulla». Quando ha incontrato per l'ultima volta Boris Eltsin? «Domenica scorsa. Lunedì poi ci siamo parlati al telefono». Una settimana prima lei ha presentato le dimissioni. Eltsin ha risposto: «Vuole una vita facile? No, continuate a lavorare». E poi? «E poi mi ha regalato la vita faci¬ le. Devo dire che provo un'enorme sensazione di sollievo». Ma il presidente capisce cosa sta accadendo? «Quando l'ho visto domenica era molto preoccupato. Ma si rende conto perfettamente di quanto avviene. Perlomeno io gli ho spiegato tutto in modo molto chiaro. E prende decisioni asso¬ lutamente adeguate. Il resto sono speculazioni». E se domani cacciasse Cernomyrdin e chiamasse di nuovo lei? «Non rispondo». Come le ha comunicato la notizia del licenziamento? «E' difficile raccontare queste cose. Ha detto di non avere nulla da rimproverarmi, ma che riteneva opportuno cambiare il governo». Non ha l'impressione di essere stato chiamato a fare il lavoro sporco? «Lo sapevo fin dall'inizio». Si dice che gli oligarchi abbiano fatto crollare il rublo apposta per riportare al governo Cernomyrdin. «E' tutto molto più serio». Chi ha influito sul presidente? Berezovskij? E perché lei non ha esercitato la sua influenza? «Se il presidente mi chiede se avremo nuovi problemi, io gli rispondo: "Sì, ci aspettano misure ancora più rigide che colpiranno inevitabilmente il presidente". E' questa la mia influenza. Non ho tradito nessuno, non mi sono mai nascosto quando si trattava di incassare il colpo. Non mi vergogno di nulla. Per quanto riguarda gli oligarchi, non abbiamo avuto pressioni da loro. Berezovskij viene eccessivamente demonizzato. Gli oligarchi si rendono conto che la macchina statale è talmente potente da poterli schiacciare in un attimo». E' possibile domare la crisi quando il popolo non crede più al governo? «Non ci crede ormai da tempo». C'è oggi un uomo che verrebbe creduto? «No». Aleksandr Gamov Copyright «Komsomolskaja Pravda» e per l'Italia "La Stampa» «Alla vigilia di elezioni è difficile applicare misure rigide La cosa peggiore sarebbe cominciare a stampare moneta» «Nessuno deve illudersi che qualcosa possa cambiare con nuovi nomi nel governo. Tutti sanno che cosa si deve fare»

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