Ma l'Italia è al sicuro

Ma l'Italia è al sicuro Ma l'Italia è al sicuro Verso Mosca solo Vi, 6% dell export MILANO. Industriali ed economisti italiani gettano acqua sul fuoco: il crack russo è sopravvalutato dai mercati internazionali, considerando il poco peso che ha Mosca sulla finanza mondiale. E per quanto riguarda, in particolare, il nostro Paese, la crisi non ci toccherà che marginalmente, perché le merci russe non faranno concorrenza alle nostre nemmeno col rublo svalutato (questione di qualità) e perché le nostre esportazioni in Russia sono nel complesso modeste: alla peggio, possiamo rassegnarci a perderne una quota senza troppi strepiti. E anche gli imprenditori italiani che investono in Russia hanno intenzione di continuare a farlo. Alla voce deU'amministratore delegato di Fiat auto, Roberto Testore, che l'altroieri aveva confermato gli in- vestimenti previsti in Russia, si è aggiunta ieri quella di Vittorio Merloni: «Noi continueremo a investire in questo mercato - ha detto perché crediamo nelle potenzialità del Paese, dove intendiamo confermare la nostra posizione di leadership nel settore degli elettrodomestici». La Merloni, una delle aziende italiane più presenti in Russia, dà per probabile nel secondo semestre del '98 «una caduta della domanda tra il 40% e il 50% su quel mercato». Ma anche così, «le previsioni di fine anno per il gruppo sono positive». Nervi distesi anche alla Benetton, il cui presidente Gilberto Benetton ha fatto notare che «in Russia il gruppo fattura una ventina di miliardi», e l'ipotesi di perdere un tale mercato non fa piacere ma neppure paura. Comunque non è probabile che succeda, perché le nostre esportazione nel settore tessile-abbigliamento sono di fascia alta, per clienti che continueranno a spendere, crisi o non crisi. La parola agli economisti. Giampaolo Galli, direttore del centro studi di Confindustria, osserva che «tenuto conto delle dimensioni economiche della Russia, le reazioni alla crisi sui mercati finanziari, come peraltro spesso accade, sono eccessive. Per cui, se la caduta delle Borse è dovuta al crollo del rublo, nei prossimi giorni dovrebbe correggersi». «La Russia - argomenta Galli - è un Paese importante da molti punti di vista, ma da quello economico è relativamente trascurabile. Ad esempio le esportazioni dell'intera Ue verso Mosca rappresentano appena lo 0,3% del pil europeo». E l'export italiano in Russia non è che l'I,6% di quello complessivo. Anche l'ex ministro del Tesoro Piero Barucci ha battuto sul tasto del poco peso della Russia nel mondo dell'economia e della finanza: «Da un punto di vista tecnico la crisi russa in questo momento è sovrastimata dai mercati. Ma gli effetti psicologici non sono da sottovalutare: fra gli investitori si può scatenare un effetto-domino» come mostra il crollo delle monete del Nord Europa, della dracma e del dollaro australiano, in concomitanza con quello del rublo, senza che vi sia una connessione logica diretta. [lui. gra.] Merloni: «Continuo a investire» Benetton non teme perdite Galli e Barucci tranquilli: «Mercati un po' troppo emotivi» Giampaolo Galli direttore del centro studi di Confindustria

Persone citate: Barucci, Galli, Giampaolo Galli, Gilberto Benetton, Piero Barucci, Roberto Testore, Vittorio Merloni