«E' una polveriera e va governata»

«E' una polveriera e va governata» «E' una polveriera e va governata» mr PAOLO SAVONA PROFESSOR Paolo Savona, lei che da sempre è al crocevia tra problemi economici, finanziari e politici internazionali, lei che è stato ministro dell'Industria con Ciampi premier, dal suo attuale osservatorio di analista come valuta le conseguenze di questa pesantissima crisi del rublo? «In Russia, come anche in Oriente, è venuta meno la fiducia nel sistema politico che regge la moneta. Moneta era, ai tempi degli antichi romani, il nome che la dea Giunone prendeva quando doveva avvertire gli uomini dell'ira degli Dei. E tale è anche oggi: quando si rompe la fiducia che sostiene la moneta, essa va in crisi. Oggi, per giunta, la moneta è cartacea, ovvero è pura convenzione: non c'è più la convertibilità con l'oro, l'argento o con altri metalli preziosi. La moneta è istituzione, è il termometro della fiducia di cui un tal Paese gode. Dunque, per il rublo non si può far altro che restituire la fiducia nell'istituzione politica che vi stia dietro». Infatti Kohl ha chiesto riforme, prima che l'Occidente eroghi altri aiuti. «Sì, ma non basta. In Russia occorre un cambiamento di leadership. La crisi è iniziata quando la Duma, il Parlamento russo, ha respinto le proposte di rigore di bilancio di Eltsin. Ma la fiducia internazionale si ristabilisce quando tra le istituzioni e i poteri dello Stato c'è equilibrio e collaborazione. Le esitazioni dei principali Paesi del Fondo monetario internazionale verso la Russia derivano proprio dal fatto che essi non danno fiducia a Eltsin. Dunque, per dare stabilità al rublo occorre stabilità politica. Anche perché se si leggono i dati, anche semplicemente scorrendo gli indicatori dell'Economist, si vede bene che l'economia russa ha dei problemi, ma non tali da creare una crisi valutaria di queste proporzioni: la bilancia dei pagamenti, per esempio, è in attivo. In breve, il mio giudizio è positivo sulla situazione economica della Russia, negativo su una rapida soluzione della crisi». E l'impatto sul mercato mobiliare internazionale è dunque destinato a dura¬ re? «Tutte queste crisi, in Russia come in Asia, vanno accrescendo il nervosismo nelle Borse di tutto il mondo. Oggi l'eccesso di moneta internazionale si è rivelato, com'era prevedibile, attraverso un nuovo fenomeno: l'inflazione dei valori monetari e finanziari». Vuol dire che le quotazioni dei titoli sono gonfiate, che c'è pericolo, come nel Giappone degli anni Settanta, di bolle speculative? «Esattamente. Oggi i titoli vengono scambiati a 20-25 volte il loro valore reale, e questo è un tipo d'inflazione. Un fenomeno che non solo somiglia alla bubble economy del Giappone di vent'anni fa, ma anche alla cri¬ si del '29-33, quando si verificò un eccesso dei valori di Borsa. Rispetto ad allora, oggi i meccanismi li abbiamo capiti, e questi fenomeni possiamo controllarli. Ma alla radice rimane sempre il problema del controllo monetario internazionale. Il mercato troverà un equilibrio, e darà una bella pelatura a chi è entrato all'ultim'ora, comprando a valori di Borsa altissimi sperando che potessero continuare a crescere. Un po' come succede nell'edilizia: i prezzi delle case salgono, la gente corre a comprare, poi c'è un ridimensionamento» . Pericoloso, però, perché la globalizzazione fa sì che gli effetti sui mercati valutari e finanziari siano a catena. «Io ho sempre sostenuto che siamo seduti su una polveriera monetaria, perché non è stata controllata l'offerta di moneta internazionale, e attualmente ci si preoccupa solo di aumentare la vigilanza sulla attività nazionale monetaria e bancaria. E dunque resta il problema ereditato dagli anni Settanta, ovvero si controlla la quantità di moneta interna, mentre quella internazionale viene lasciata a se stessa». Contrariamente a quanto generalmente si sostiene anche in materia finanziaria, e cioè che il mercato deve essere libero, lei dice che i flussi di moneta non solo si possono, ma devono essere regolati. «Certo. Questo è un vecchio discorso: agli inizi degli anni Settanta venne costituito presso la Banca per i regolamenti internazionali di Basilea un primo comitato di sorveglianza sull'Eurodollaro. In quel comitato, del quale facevano parte con me anche Francesco Masera e Michele Fratianni, dimostrammo che il controllo della quantità di moneta internazionale e possibile, che gli strumenti c'erano. Quell'idea fu respinta perché in quel momento c'era tutt'altro che la libertà di mercato, e l'iniziativa passò poi al Fondo Monetario Internazionale, al Comitato dei Dieci presieduto da Lamberto Dini: ma politicamente non si è mai voluto mettere mano al problema, perché questo significherebbe organizzare un governo mondiale della moneta, un po' com'è stato fatto per l'Europa. Dunque almeno l'Europa, con la sua Banca centrale, è difesa dalle turbolenze? «L'Europa unita è stata costruita in funzione della lotta all'inflazione e del rigore di bilancio, quando invece l'importanza dell'Euro consiste nel fatto che, cominciando a controllare l'offerta di moneta internazionale negli 11 Paesi europei, si introducono elementi di stabilità nel sistema monetario internazionale. Però fino ad ora l'Euro non è stato analizzato da questo punto di vista. Speriamo che la tempesta del rublo ci sia di insegnamento». Antonella Rampino «E' un problema da affrontare Bisogna organizzare il controllo del flusso mondiale di moneta» «Siamo all'inflazione finanziaria come avvenne nella crisi del '29 Ora sappiamo come funziona» Paolo Savoda sempre è tra probleinanziari e zionali, lei stro dell'Inmpi premier, sservatorio «E' ue va L'ecoPaoloAHelm L'economista Paolo Savona A destra, Helmut Kohl