Profondo rosso anche per Soros

Profondo rosso anche per Soros Profondo rosso anche per Soros Gli investitori rischiano 60 mila miliardi EFFETTI A CATENA LMILANO E stime più prudenti parlano di un salasso di 33 miliardi di dollari, vale a dire 60 mila miliardi di lire, le più pessimistiche di cinquanta, che tradotte significano novantamila miliardi di lire, ma la storia insegna che anche quest'ultimo dato sarà, probabilmente, superato. E' lo scotto che dovranno pagare gli stranieri che hanno investito nei titoli di Stato russi, ridotti a carta straccia in questi giorni con il rublo e la Borsa moscovita. Ed è solo una parte della perdita che la crisi finanziaria della Grande Madre Russia farà cadere sulle spalle dei grandi investitori stranieri. La crisi intanto ha già fatto due vittime illustri. George Soros, il finanziere americano di origine ungherese famoso per le sue scorribande, ha ammesso di aver perso due miliardi di dollari, vale a dire 3600 miliardi di lire, la perdita più consistente accusata dai suoi fondi. Giorni fa Soros aveva chiesto a gran voce l'immediata svalutazione del rublo, per essere subito dopo accusato dal Fondo Monetario di aver aggravato, con le sue speculazioni, il crollo della moneta sovietica. La seconda vittima è il Crédit Suisse First Boston. La banca d'investimento, che ha il 40% del mercato dei bond russi, ha ammesso di aver perso negli ultimi due mesi 250 milioni di dollari, ossia 450 miliardi di lire, per la crisi dell'ex Urss, ma voci del mercato finanziario alzano la stima della perdita a 500 milioni di dollari. Soros e Csfb non sono che la punta di un iceberg. La crisi del rublo metterà in seria difficoltà gli hedge funds, i fondi di copertura sulle cui spalle peserà, secondo i calcoli del mercato, circa un quarto del salasso finale relativo ai bond russi, il restante 75% essendo a carico di investitori stranieri e fondi americani. Per alcuni hedge funds (che sono una delle specialità di Soros) si prospetta un futuro assai difficile, ed è in ballo la stessa sopravvivenza. Da due giorni la Borsa di Francoforte accusa pesanti crolli legati all'impegno delle banche tedesce nei confronti dei Paesi dell'Est e della Russia. L'Italia sembra essere, almeno per il momento, non particolarmente colpita. L'esposizione delle banche italiane verso Mosca era a fine '97 pari a 4,3 miliardi di dollari, una bazzecola se confrontata con i 30,5 miliardi degli istituti tedeschi. Nel dettaglio, risulta che la Comit sarebbe esposta in termini di prestiti per 490 miliardi di lire, di cui il 15% coperto da accantonamenti; la Bnl avrebbe un'esposizione di 500 miliardi (coperto il 40%); il Sanpaolo di Torino sarebbe esposto per 366 miliardi di cui il 15% è coperto. La tempesta russa ha colpito anche un prestito ad alto rendi- mento emesso da Mediobanca. L'istituto di via Filodrammatici ha lanciato infatti ad aprile un bond da 750 miliardi di lire con il rischio-russo sulle cedole ma con il capitale garantito. L'emissione, andata a ruba al momento del lancio, ha debuttato nel listino delle obbligazioni di Piazza degli Affari pochi giorni prima della crisi del rublo e della Russia: quotata la prima volta il 27 luglio, non ha fatto che cadere. Il prestito è il primo legato al rischio dei Paesi emergenti ma con il «paracadute» emesso sul mercato italiano. Mediobanca infatti si è riservata la facoltà di non pagare gli interessi se la Russia non onorasse il proprio debito, ma ha garantito ai possessori delle obbligazioni il rimborso integrale del capitale a scadenza. Situazione tranquilla per l'Italia sul fronte del commercio con l'estero, almeno in questa fase. L'impegno della Sace nei confronti della Russia ammonta a 10.600 miliardi ma il direttore Pasquale Petrella non sembra allarmato. «L'esposizione della Sace - spiega - riguarda esclusivamente il settore pubblico che non dovrebbe essere toccato dalla moratoria». I calcoli sul peso della crisi russa non tengono tuttavia conto di altri addentellati non ancora quantificabili. Le difficoltà in cui si trova Mosca porteranno certamente a una contrazione della domanda interna e di conseguenza a una riduzione nelle importazioni di beni. [v. s.] Pesanti le perdite accumulate dal Crédit Suisse First Boston che controlla il 40 per cento dei titoli pubblici emessi dagli amministratori di Eltsin Le banche italiane esposte ma non troppo La Sace minimizza Un bond Mediobanca finisce nella tempesta «Ma c'è la garanzia» Il finanziere ungherese George Soros

Persone citate: Eltsin, George Soros, Petrella, Soros