Preoccupazioni per il Museo del Risorgimento. Orfani di Mirabella

Preoccupazioni per il Museo del Risorgimento. Orfani di Mirabella lettere AL GIORNALE Preoccupazioni per il Museo del Risorgimento. Orfani di Mirabella Solidarietà con una studiosa Come colleghi ed amici desideriamo esprimere il più vivo ringraziamento e insieme la nostra solidarietà alla professoressa Cristina Vernizzi, di cui ammiriamo da anni l'opera costante di studiosa e l'impegno particolarmente meritorio nell'attività di direttore di un'istituzione prestigiosa come il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino. I quasi vent'anni della sua gestione hanno consentito al museo una crescita e uno sviluppo nazionale, autentico punto di riferimento per le analoghe istituzioni di studi nella storia del Risorgimento. Esprimiamo altresì la nostra preoccupazione per il futuro del museo stesso, per la rimozione del direttore proprio nella fase delicata di attuazione dei programmati e noti aggiornamenti in sede sia storiografica che museologica. Cosimo Ceccuti, Arturo Colombo, Franca Della Feruta, Ennio Di Nolfo, Alessandro Galante Garrone, Giuseppe Galasso, Luigi Lotti, Massimo Salvadori, Giancarlo Sciolla, Angelo Varai La protesta d'un ascoltatore Fra le molte notizie agostane, più o meno efferate e frivole, una mi era fino a oggi sfuggita: la fine, cioè, imposta alla trasmissione di Mirabella e Garrani sul secondo programma radiofonico della Rai. Sarà sostituita da musica dedicata ai giovani. Molto rumore, di conseguenza, anche alle ore 13, perché il nulla si empiii e meglio stabilisca il suo potere. Ma come pensare che potesse resistere una trasmissione che faceva satira politica e di costume con garbo e intelligenza, in una forma sempre sostenuta, senza cedere alla volgarità imperante? Per di più, i due conduttori (come si dice) della trasmissione si facevano un meritevolissimo vanto di usare con proprietà, eleganza e bella varietà la lingua italiana, perfino con i giusti congiuntivi, e compivano escursioni nella storia con misura e ottima informazione. Troppo, davvero, perché una trasmissione del genere potesse ancora essere concessa all'ascolto degli Italiani, che, forse, si pensa debbano essere ingozzati di fracasso, volgarità, storpiature linguistiche e culturali. Ma, come ascoltatore abbastanza fedele di Mirabella e Garrani, mi sembra doveroso protestare, per inutile che sia. Giorgio Bàrberi Squarotti Torino Il suicidio di Lombardini Se il suicidio del procuratore circondariale di Cagliari, Luigi Lombardini, mi ha profondamente amareggiato, le successive inchieste e polemiche mi hanno disgustato poiché mirano ad infangare la memoria di un magistrato che ha dedicato tutta la vita a combattere (con successo) i sequestri di persona, ricevendo in cambio solo ingratitudine. Le critiche dei suoi detrattori (quasi tutti magistrati) avranno pure qualche fondamento, ma rimane il fatto che Lombardini nella sua lunga attività si era occupato di un centinaio di sequestri, facendo arrestare e condannare i relativi autori. Questa sua coraggiosa attività, che aveva debellato l'anonima sequestri sarda, gli era valsa il titolo di «giudice sceriffo». Lombardini viene accusato di aver svolto indagini parallele per almeno 5 sequestri di persona tra cui quello di Silvia Melis. Se ciò è vero c'è da chiedersi: era Lombardini ad occuparsi di propria iniziativa dei sequestri di persona o erano i familiari dei sequestrati che si rivolgevano a lui, vedendolo come l'ultima speranza? Io credo che fossero i familiari dei rapiti a rivolgersi al «giudicesceriffo» nel disperato tentativo di riportare a casa i propri cari. C'è anche da chiedersi: come mai un magistrato dalle sue qualità professionali, che si era distinto arrestando gli autori di decine di sequestri di persona, era stato relegato alla Pretura Circondariale di Cagliari ad occu¬ parsi di furti di auto e su auto, di truffe e di emissione di assegni a vuoto? Non sarebbe stato più opportuno sfruttare al meglio la sua professionalità? Mi chiedo infine: perché a Lombardini, nonostante le sue indiscusse capacità professionali, sono state negate le direzioni delle Procure di Cagliari e di Pa- lermo nonché quella della Direzione Antimafia? Viene spontaneo pensare che non avesse gli amici giusti al posto giusto. Molto probabilmente le mancate promozioni hanno suscitato in Lombardini frustrazioni ed amarezza. Mi sembra anche di capire che la sua frenetica attività aveva suscitato invidie e gelosie da parte di suoi colleghi (molto probabilmente di quelli deputati ad indagare sui sequestri di persona) che non perdevano occasione per denunciarlo e per metterlo in cattiva luce. Spero quindi che tutte le persone che si sono rivolte a Lombardini perché intervenisse per liberare il sequestrato di turno si adoperino per ridargli la dignità ed il rispetto che merita. Rolando Balugani, Modena I problemi del Centro Silone La notizia sull'apertura a Pescina dell'archivio di Silone, lanciata dall'AdnKronos e da voi ripresa il 22/8/98, non è esatta. Purtroppo esiste un Caso archivio SiIone da me denunciato il 13/12/97 sul quotidiano II Centro di Pescara e disatteso dai massimi organi di stampa nazionali, nonostante le polemiche di questi ultimi due anni sui rapporti di Silone con l'Ovra. E' vero che nel 1996 Darina SiIone ha donato a Pescina parte dell'archivio di cui il 70% circa in fotocopia; ed è da chiedersi se fotocopie di una parte o di tutto quanto precedentemente da lei ceduto all'Istituto per gli Studi Storici del Partito Socialista di Firenze. Certo è che tutto il materiale «riordinato da Roberta Possenti» non è attualmente a disposizione degli studiosi. Per il Centro Studi Ignazio SiIone di Pescina, di cui sono membro, sto lottando isolatamente affinché sia istituito un organismo sotto la tutela dei Beni Culturali (legittimare Silone come patrimonio di interesse storico internazionale). L'intento ineludibile è di garantire lo stato conservativo dei documenti e di tutto ciò che è del Centro Studi Silone di Pescina la cui splendida struttura è stata aperta, essa sì, ai visitatoli. Naturalmente vanno tutelati i diritti della vedova e quindi del comune di Pescina nel rispetto della volontà testamentaria dello scrittore. Romolo Tranquilli, Roma Gli orari della Reggia Ho letto la lettera del signor Albino Avetta, che sulla Stampa del 21 agosto afferma che, contrariamente a quanto sostenuto dal ministro Veltroni, gli appartamenti della Reggia di Caserta non si possono visitare tutti i pomeriggi. Devo precisare, al riguardo, che è proprio per aumentare la godibilità della Reggia che si è provveduto (senza aumentare il personale) ad aprirla al pubblico, dalla primavera scorsa (fino ad allora era aperta solo di mattina), con l'eccezione del lunedì, tutti i giorni della settimana dalle 9,00 alle 14,00; nei pomeriggi di giovedì, venerdì e sabato dalle 15,00 alle 18,30 e, nel mese di agosto, anche dalle 20,00 alle 23,00; di domenica l'orario è continuato dalle 9,00 alle 22,00. Devo aggiungere, dal momento che il signor Avetta solleva il problema del turismo dell'intero Sud in relazione all'apertura dei musei, che i tre più importanti musei del Mezzogiorno (il Museo Archeologico Nazionale, il Museo Capodimonte ed il Palazzo Reale di Napoli) da quest'anno, per la prima volta, sono aperti, tranne il giorno di chiusura settimanale, dalle 9,00 alle 22,00 di tutti i giorni feriali e fino alle 20,00 dei festivi.