«Anche in club di serie A c'è chi prende l'Epo» di Alberto Gaino

«Anche in club di serie A c'è chi prende l'Epo» Denuncia di un testimone a Guariniello «Anche in club di serie A c'è chi prende l'Epo» L'inchiesta potrebbe estendersi ai dirigenti Ieri controlli antidoping del Coni alla Lazio TORINO. L'Epo nel calcio, i muscoli di Di Biagio «evocati» dal suo mentore Zeman, i controlli antidoping del Coni e nuovi scenari giuridici per l'inchiesta torinese, con i dirigenti di club potenzialmente interessati quanto i medici sociali agli sviluppi delle indagini. Alla terza settimana di forcing sul calcio-farmacia, mentre a Roma tirano giù la saracinesca, a Torino il procuratore aggiunto Guariniello ha cambiato ritmo. All'avvocato Sergio Campana, presidente dell'Aie, l'associazione calciatori, ha appena posto un paio di domande rivelatrici delle sue intenzioni. La prima: «E' al corrente di come si svolgono gli esami antidoping?». L'altra: «Sa che esiste una legge del 1981 in base alla quale i club calcistici divenuti società per azioni con fini di lucro contraggono obblighi precisi nei confronti dei propri dipendenti, compresi i calciatori professionisti?». Pure a Pescante, il presidente del Coni, Guariniello aveva prospettato questa nuova e più grande cornice per la tutela della salute. Se ne può dedurre che il magistrato guarda oltre le eventuali responsabilità di medici sportivi nella somministrazione di «farmaci in modo pericoloso per la salute». Guariniello non ama le sanzioni penali quanto creare le condizioni per un'efficace prevenzione. La sua inchiesta è scattata sui muscoli di taluni campioni, ha accelerato sulla creatina e adesso riparte dall'Epo, doping doc: fra i testimoni convocati c'è stato chi lo ha allertato anche sull'uso di eritropoietina in club di serie A. Il magistrato ha preso nota e ha «motivato» il Coni nella persona del suo presidente. I primi effetti sono sotto gli occhi di tutti: i controlli antidoping a sorpresa di Milan-Juventus (martedì sera) e al campo di allenamento della Lazio (ieri). Grazie all'accordo con Federcalcio e Lega si dovrebbe arrivare ad esami abbina¬ ti sangue-urine. Ma non basta. I suoi ispettori sono da 48 ore a Roma: dopo aver evidenziato che le regole per i controlli c'erano ma non state rispettate, stanno ora verificando come siano stati svolti e si svolgono gli esami. Lo stesso magistrato dovrebbe trasferirsi in giornata a Roma, anche se per poche ore: domani e sabato lo attende una nuova tornata di interrogatori in sede. In preallarme ci sono anche le massime autorità calcistiche. Ieri, a sorpresa, si è presentato il mediano della Roma e della Nazionale, Luigi Di Biagio: a Guariniello Zeman aveva accennato alla muscolatura del suo giocatore negli stessi termini spesi per quadricipiti e deltoidi di Del Piero e Vialli. Il magistrato ha sentito Di Biagio anche sui prodotti usati nella sua squadra di club e in azzurro. Un'interrogatorio veloce. Un'ora è durata pure la deposizione di Campana che, all'uscita, ha rilanciato le accuse contro «gli smisurati interessi economici» dei club. Ma la prima battuta è stata per il direttore generale della Juve: «Mi sfilo gli occhiali da sole per non sembrare Moggi». E via: «Personalmente non sono a conoscenza di casi di doping, ma, visto cos'è successo nel ciclismo, dobbiamo preoccuparci. In genere i calciatori si fidano ciecamente dei medici sociali, sbagliando. Hanno diritto di sapere cosa prendono, quali sono gli effetti e questo probabilmente non avviene». Seconda frecciata: «Mi ha dato fastidio che la Procura del Coni abbia sentito solo calciatori, tecnici e medici, e non dirigenti di club che invece assumono i medici». Infine, stoccatina alla magistratura: «I calciatori non sono entusiasti di questo tipo di inchieste, per certe modalità non imputabili a nessuno». Forse qualcuno avrebbe preferito il confessionale. Alberto Gaino

Luoghi citati: Lazio, Roma, Torino