L'addio del Papa al suo chirurgo

L'addio del Papa al suo chirurgo Operò il Pontefice dopo l'attentato. Wojtyla è andato a casa per pregare con la vedova L'addio del Papa al suo chirurgo Morto Crucitti, aveva 68 anni CITTA' DEL VATICANO. Il «chirurgo del Papa» è morto l'altra notte a Roma, al Policlinico Gemelli, dove si era acquistato una grande notorietà per aver operato ripetutamente Giovanni Paolo II. Francesco Crucitti, 68 anni, lottava da tempo contro un male incurabile. Nel 1990 era stato colpito da un tumore alla prostata, e si era fatto operare negli Stati Uniti, ma con esito sfavorevole. Solo di recente aveva svelato il segreto della sua malattia, una malattia che progrediva inesorabilmente. Le metastasi negli ultimi anni avevano raggiunto le ossa, e la sofferenza era cresciuta. L'incontro con Giovanni Paolo II fu drammatico, nelle ore tremende che seguirono l'attentato di Piazza San Pietro il 13 maggio 1981. Di origini umili, nato a Reggio Calabria da un ferroviere e una casalinga, Crucitti si era laureato a 22 anni. Aveva studiato a Bologna e dopo la laurea a Padova. Nel 1981 aveva 50 anni, era ordinario di chirugia alla Cattolica ed era considerato «un chirugo in carriera». «La realtà - ha commentato il professor Giambattista Doglietto, suo assistente - è che era un mago della sala operatoria. Lavorare gli piaceva, gli piaceva tantissimo. Ed era pignolo, famoso per il suo scrupolo». Il pomeriggio del 13 maggio Crucitti fu avvertito mentre stava facendo ambulatorio alla Clinica Pio XI. «Fu avvertito da una suora e si precipitò in ospedale - racconta Doghetto - arrivando quasi contemporaneamente all'ambulanza che trasportava il Pontefice ferito». Crucittti operò Giovanni Paolo II altre due volte, e fra paziente e medico si instaurò un rapporto di grande simpatia e fiducia. Nel '92 al Papa fu diagnosticato un pohpo al colon con degenerazioni cancerose. Crucitti andò a trovare il Pontefice in Vaticano, con un libro, per illustragli quello che avrebbe fatto in sala operatoria. «Perché il Papa era uno che voleva sapere tutto». Continuava a lavorare, nonostante la malattia; e a causa della degenerazione ossea, era obbligato molto spesso a indossare un busto. Quando operò il Papa per la terza volta, nell'autunno del 1996, per una semplice appendice infiammata, probabilmente aveva il busto, per riuscire a restare bene eretto. «Era un uomo di incredibile volontà - ha spiegato Doglietto uno che sentiva poco la fatica». Ha continuato a lavorare fino all'inizio di luglio al Policlinico. Secondo i suoi collaboratori era perfettamente conscio della fine che si avvicinava, ma era soddisfatto: diceva di aver avuto tutto dalla vita e dalla carriera. Dal 1994 faceva parte della Commissione oncologica nazionale. Aveva al suo attivo oltre 15 mila interventi compiuti nell'arco della carriera, e ha prodotto circa 500 pubbblicazioni scientifiche. Il governo lo aveva designato membro del Consiglio d'amministrazione dell'università di Reggio Calabria. Crucitti era membro di oltre 20 società chirurgiche italiane ed internazionali. Della Società italiana di chirurgia ha ricoperto la carica di presidente, mentre ha presieduto il «Capitolo italiano» dell'«International college of surgeons» dal '95 al '98. Oggi alle 11 il Segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, celebrerà le esequie al PoUclinico Gemelli. Ieri Giovanni Paolo II si è recato, dopo l'udienza generale, a casa di Crucitti per porgere personalmente le sue condoglianze ai familiari. Un gesto assolutamente straordinario, a testimonianza della gratitudine che il Pontefice nutriva verso il «suo» chirurgo. Giovanni Paolo II era legato da profonda stima a Crucitti. Si è trattenuto a parlare e pregare con la moglie e con i due figli del chirurgo. Ha detto loro, fra l'altro, di essere venuto per dimostrare in qualche modo «riconoscenza a quest'uomo che mi ha salvato la vita». Marco Tosati! Il Papa con Francesco Crucitti dopo l'intervento per l'appendice infiammata del '96

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