Coro di no da religiosi e medici

Coro di no da religiosi e medici Coro di no da religiosi e medici Saldarini: «Impensabile violare la legge di Dio» TORINO. «L'eutanasia è una grave violazione della legge di Dio in quanto uccisione deliberata, moralmente inaccettabile, di una persona umana». Giovanni Saldarini, arcivescovo di Torino, si affida alle parole dell'enciclica «Evangehum vitae» per condannare il documento valdese. «La Chiesa cattolica ha ben presenti i problemi della lotta contro il dolore, dell'accanimento terapeutico e del morire con dignità», spiega Saldarmi, ma avverte come «ogni carità è compromessa, la convivenza civile dissestata, se si travolge il principio che la vita umana è intangibile. La storia, anche di questo secolo, lo dimostra». Tuttavia, aggiunge, «la Chiesa si rende anche conto che all'eutanasia non basta dire di no e pertanto continua con tutte le sue forze a farsi promotrice, soprattutto pres¬ so i giovani, di una cultura di assoluto e totale rispetto della vita umana innocente e di disponibilità al servizio e all'accoglienza solidale verso ogni forma di malattia e di fragilità umana, mentre incoraggia vivamente la medicina a rendere sempre più umane e serene le fasi terminali della vita». Un intervento seguito nella giornata di ieri da numerose reazioni su un tema particolarmente delicato. Come quella di Riccardo Disegni, medico e rabbino, che nel riassumere l'approccio dell'ebraismo spiega: «Premesso che non voglio esprimere giudizi sulla posizione della Chiesa valdese, posso dire che la nostra religione è sostanzialmente contraria all'eutanasia e al suicidio - spiega Disegni, radiologo al San Giovanni di Roma -. Noi non siamo padroni della nostra esistenza né di quella altrui. Detto questo, in presenza di casi terminali, va operata una distinzione fra il dirittodovere della medicina a curare e il prolungamento delle sofferenze, dal quale bisogna astenersi. Si tratta di distinzioni sottilissime ed estremamente difficili da affrontare per il medico: ogni malato rappresenta un caso a sé». «Provo sorpresa e sconcerto per il parere proveniente da una sede così seria e autorevole», interviene Michele Olivetti, presidente dell'Ordine dei medici di Torino. Esprime la sua ferma contrarietà come medico e come cristiano alla posizione emersa ieri da una comunità, come quella valdese, «da sempre così autorevole nel campo della morale e dell'etica». Resta la sorpresa unita alla contrarietà - per un documento che contraddice i fondamenti stessi dell'attività medica. «Come presidente dell'Ordine non posso che ri- mandare alle norme contenute nel nuovo Codice deontologico del '95 - spiega Olivetti -, chiarissimo nell'imporre di tener conto sempre e comunque della volontà del paziente, libero in qualsiasi momento di sottrarsi alle cure. Un "libero arbitrio" garantito fino all'estremo e del quale il medico è obbligato per norma deontologica a tenere conto». Non solo. Il riferimentochiave che fa giustizia di ogni alibi e di ogni confusione è il «principio di autonomia», quello che condanna ogni forma di accanimento terapeutico a tutela della libertà decisionale del paziente. Resta la preoccupazione per una presa di posizione «che avrà gravi ripercussioni nella valutazione dei valori di riferimento, un'arma estremamente pericolosa i cui effetti deleteri emergeranno sulla lunga distanza», [ale. mon.] L'arcivescovo di Torino Giovanni Saldarini e Michele Olivetti presidente dell'Ordine dei medici di Torino

Persone citate: Giovanni Saldarini, Michele Olivetti, Olivetti, Saldarini

Luoghi citati: Roma, Torino