«E' uno spiraglio di civiltà per coloro che soffrono»

«E' uno spiraglio di civiltà per coloro che soffrono» «E' uno spiraglio di civiltà per coloro che soffrono» F INALMENTE, da oggi si è aperto uno spiraglio di civiltà: in questo momento la Chiesa valdese aiuta davvero tutti coloro che stanno soffrendo. Lo consideriamo un passo importante e auspichiamo che possa preludere ad una futura collaborazione per portare avanti insieme questa battaglia». Dalle parole di Emilio Coveri, presidente di «Exit Italia» l'associazione torinese che si batte per «una morte dignitosa» - traspare tutto il sollievo per una decisione attesa da tempo. Non a sorpresa, comunque. Lei ne era già a conoscenza? «Più o meno: a maggio avevamo avuto alcuni contatti attraverso la nostra sede di Roma con esponenti della Chiesa valdese. Già all'epoca, sul loro bollettino veniva dato ampio spazio a questo diritto riconosciuto». Riconosciuto mica tanto... «Non in Italia, ma l'Italia non è il mondo. Da noi chi pratica l'eutanasia viene accusato di omicidio volontario, mentre in altri Paesi è legalizzata da tempo. Un esempio per tutti: l'Olanda. Ecco il nostro obiettivo, da oltre un anno a questa parte: la depenalizzazione, come conseguenza del riconoscimento giuridico del nostro "testamento biologico"». Cosa intende per «testamento biologico»? «Il testamento di vita, la carta di autodeterminazione che un individuo nel pieno delle sue facoltà mentali sottoscrive di fronte a testimoni e al medico di fiducia». Una strada tutta in salita, la vostra. E' così? «Se è per questo, ci stiamo dando da fare e del resto tutti siamo passati attraverso esperienze drammatiche. L'associazione è stata fondata nel '96 e al momento contiamo su un migliaio di adesioni, destinate a crescere velocemente: entro l'anno, infatti, raggiungeremo la copertura totale del territorio. Senza considerare le prossime iniziative: il mese di ottobre ci vedrà a Zurigo, dove parteciperemo alla conferenza mondiale delle associazioni impegnate su questo fronte. Torino, invece, ospiterà a novembre il primo convegno nazionale sull'eutanasia. Ma è vero, dobbiamo vedercela non tanto con l'opinione pubblica quanto con l'intransigenza della Chiesa cattolica e di quella protestante». «Vedervela» in che senso? «Per carità, non sto mica dicendo che ci stanno sabotando. Parlo di indifferenza, il solito muro di gomma contro il quale è così facile rimbalzare senza ottenere nulla». Mentre invece la Chiesa valdese vi sta dando un grosso aiuto... «Direi che il documento prodotto non soltanto ha una valenza politica, ma soprattutto rappresenta una straordinaria indicazione di civiltà: quella di una Chiesa che lascia ai suoi adepti la libertà di regolarsi come meglio credono». Sarà, ma si tratta di una «apertura» che sta già facendo discutere. «E meno male. Il punto è questo: non è giusto morire atrocemente, se vuole saperlo considero questa battaglia ancora più importante di quelle combattute a suo tempo sui temi dell'aborto e del divorzio. La Chiesa cattolica non intende affrontare concretamente il problema di quanti vivono situazioni di grande sofferenza, ma accetta di farle soffrire. La ringraziamo di tutte le sofferenze che ha arrecato e che arrecherà ancora», [ale. mon.] Emilio Coveri di «Exit Italia»

Persone citate: Emilio Coveri

Luoghi citati: Italia, Olanda, Roma, Torino, Zurigo