Il frate mediatore fa scena muta di Francesco Grignetti

Il frate mediatore fa scena muta Indagato per favoreggiamento, forse ha avuto contatti con i rapitori della Melis Il frate mediatore fa scena muta Padre Solinas tace su Silvia ROMA. Uomo di fede, ma soprattutto di polso. Frate Giuseppe Solinas, francescano, indagato per favoreggiamento, mediatore dichiarato in diversi sequestri di persona, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Neanche venti minuti e il frate poteva uscire dall'edificio della Direzione Nazionale Antimafia dove aveva incontrato i pm Sava, Ingroia, Di Leo e il procuratore aggiunto Aliquò. Dal frate i magistrati si aspettavano qualche elemento che facesse luce sulla «fase grigia» delle mediazioni all'insaputa dello Stato. Invece niente. Il francescano, d'altra parte, ha ribadito spesso di non accettare la legge antisequestri «perché contraria alla legge di Dio». Tra la vita dell'ostaggio e il rispetto della legge, frate Giuseppe sceglie la trattativa. Questa sua «disponibilità» è ben nota in Sardegna. Anche alla polizia. Non c'è da meravigliarsi, insomma, se il 5 maggio scorso denunciò di aver trovato nella sua auto una microspia. Oppure se, il 13 maggio, invitò con lettera aperta il magistrato Mauro Mura «formalmente a togliere il controllo dal mio recapito telefonico». E ancora, il 21 maggio, quando rivolse un appello ai sequestratori. «Uomini della notte, io vi chiedo, con le parole della ragione e del buon senso, di chiudere questa trattativa». Tutto lascia pensare, insomma, che frate Giuseppe abbia avuto un ruolo in quella mediazione. Così come lo ebbe nel sequestro di Giovanni Murgia (e anche quella volta fu scriminato per favoreggiamento) o nel sequestro di Piera Demurtas (venne preso come ostaggio a garanzia del riscatto). Gli inquirenti sono anzi convinti che frate Giuseppe conosca il nome del mediatore indicato dai sequestratori di Silvia. Un nome che ara scritto a margine di una certa lettera (fatta recapitare all'avvocato Gaiau), che quando fu portata alla polizia era stata atten- tamente ripulita. Ma non c'era solo Solinas tra gli interrogati di ieri. C'era grande attesa per l'interrogatorio di Tito Melis, il padre di Silvia. E' il depositario di «verità» ancora segrete, come lui stesso ha detto. Ha parlato con i magistrati per tre ore, ma avrebbe confermato la versione ufficiale di una «autoliberazione» senza pagamento di alcun riscatto. Il famoso miliardo affidato all'avvocato Piras, poi passato per le mani di Niki Grauso, secondo Tito Melis, non sarebbe mai arrivato alla banda. Curiosamente, però, non pare che papà Melis abbia mai sporto denuncia per chiedere di indagare su quel miliardo. Miliardo fondamentale: secondo l'accusa sarebbe il frutto dell'estorsione consumata da Piras e da Grauso (che ieri s'è visto perquisire la sede della tv Videolina). Tito Melis, insomma, resta l'elemento chiave dell'inchiesta. Finché non risponderà a tutte le domande dei magistrati, e non svelerà le «ve¬ rità», qualsiasi indagine resterà monca. A poco è servito anche l'interrogatorio di Pietro Giagheddu, impiegato di banca, indagato di favoreggiamento pure lui. Nella notte tra il 13 e il 14 luglio, quando evidentemente una prima trattativa era terminata, Giagheddu insieme a un altro amico di Tortoli, Gavino Sgarella, viaggiavano in macchina per la Barbagia. Furono fermati dai carabinieri, sospettati di essere gli emissari della famiglia con i soldi. Ma Giagheddu racconta ai magistrati un'altra storia: Tito Melis gli chiese di andare a recuperare la figlia in montagna. Era convinto che quella notte sarebbe stata liberata. Probabilmente sulla base di una promessa di riscatto a liberazione avvenuta. Di questa fase saprebbe molto anche frate Giuseppe. Ma la zona pullulava di polizia e carabinieri: evidentemente la notizia era stata intercettata anche dai magistrati. La liberazione fallì. E forse i rapitori temettero di essere stati attirati in un tranello. E' storia nota che nei giorni seguenti il papà di Silvia fece il diavolo a quattro. Accusò lo Stato di non volere la liberazione di sua figlia. E cominciò un'estate di manovre. Oggi il Csm si occuperà del caso Lombardini, il giudice suicida. Ieri Iosefine Gallistru, sua ex compagna, ha dichiarato: «Mi parlò di una costosa rete di informatori». Francesco Grignetti Interrogato anche Tito Melis che ha confermato di non aver pagato un riscatto per la figlia Oggi il Csm esamina le carte del caso Lombardini In alto: l'imprenditore Tito Melis, ascoltato ieri dai giudici di Palermo. Accanto: frate Giuseppe Solinas

Luoghi citati: Palermo, Roma, Sardegna