Prodi scommette ancora su Di Pietro di Maria Grazia Bruzzone

Prodi scommette ancora su Di Pietro LE STRATEGIE DEL PREMIER L'incontro alla vigilia del coordinamento dell'Ulivo e dopo le polemiche estive dell'ex pm su immigrazione e giustizia Prodi scommette ancora su Di Pietro Lungo summit a Palazzo Chigi. Il Polo: riparte male AROMA NTONIO Di Pietro non entra nel merito, e sembra quasi sminuire il significato dell'incontro di un'ora e mezzo avuto ieri mattina con Romano Prodi. «Abbiamo fatto il punto sulla situazione politica generale in vista della ripresa dei lavori parlamentari», si limita a dire uscendo da Palazzo Chigi. E in serata, intervistato dal Tg3, fornisce un resoconto anche più generico: «Sono andato da Prodi perché sono un parlamentare dell'Ulivo, perché sono stato ministro del governo Prodi, perché sono amico del presidente del Consiglio e quindi l'ho salutato al ritorno dalle ferie». Esclude solo di aver discusso col premier di una poltrona di ministro in un eventuale rimpasto. Poco o niente. Resta il fatto che di ritorno da Gallipoli, a parte alcuni suoi ministri coi quali doveva parlare di questioni piuttosto urgenti, prima di ripartirsene per Bologna, Prodi ha ricevuto nel suo studio un solo uomo politico: il coordinatore di Italia dei Valori, appunto. E questo - al di là del fatto che «Di Pietro era a Roma, mentre altri sono ancora in ferie», come fa notare un collaboratore dell'ex pm - vorrà pur dire qualcosa. Di Pietro è reduce da una serie di screzi estivi con l'Ulivo. A luglio ha alzato la voce col presidente Scalfaro che aveva criticato certi comportamenti dei magistrati, segnatamente in occasione del famoso avviso di garanzia recapitato a suo tempo a Berlusconi presidente del Consiglio. Massimo D'Alema in quell'occasione aveva rimproverato all'ex magistrato di Mani pulite i suoi toni alti, e si disse che forse il feeling fra il senatore del Mugello e il segretario della Quercia - che fra l'altro non ha mai visto di buon occhio il referendum anti-proporzionale in cui Di Pietro ha profuso tanto impegno - si era ormai consumato. Non solo. Di Pietro non ha perso l'occasione per intervenire in tema di immigrazione con accenti che la sinistra ha bollato come «razzisti». Una sequenza di dissapori, insomma. Tanto che lo stesso senatore del Mugello in una recente intervista si è sfogato: «L'Ulivo non mi vuole più bene». In questo contesto, il lungo colloquio con Prodi può essere visto come una sorta di rassicurazione da parte del leader del- la coalizione, oltre che capo del governo, che non si lascia «condizionare» dai giudizi altrui. Ma non si tratta soltanto di questo. Il fatto è che Prodi e Di Pietro hanno in questo momen¬ to una serie di interessi convergenti. Ed è proprio su questi che i due si sono intrattenuti. H 4 settembre, cioè venerdì prossimo, si terrà infatti la prima riunione del coordinamento dell'Ulivo, l'organismo auspicato da tanti, da Walter Veltroni all'ala ulivista dei Ds, ai sindaci del centro-sinistra. E il 21 settembre a New York vi sarà il grande incontro degli «ulivi» del mondo, con Clinton, Blair, i giapponesi e altre forze di cen¬ tro-sinistra, con le quali Prodi e Veltroni hanno tessuto buoni rapporti. Partirà, insomma, una campagna in grande stile per rafforzare e rilanciare l'Ulivo. E tra i protagonisti di questo tentativo si è iscritto ieri Di Pietro il quale, del resto, da mesi non fa che ripetere la sua «lealtà» all'Ulivo, confessa di aver promosso il referendum solo in quanto un rafforzamento del maggioritario fa parte di quel programma, e chiede a voce sempre più alta di trasformare in movimento il cartello elettorale in vista delle elezioni europee. O sarà costretto a organizzarsi in altro modo. D'altra parte Prodi ha raffreddato mólto i suoi rapporti coi popolari europei, dopo le polemiche seguite all'ingresso di Forza Italia. Il referendum «in linea di principio» non lo vede affatto male, ha raccontato in una recente intervista (mentre a Di Pietro un appoggio da parte del capo del governo può fare di molto comodo in vista dellla sua approvazione da parte della Consulta). Ultima ma non meno importante convergenza è quella sulla giustizia. Prodi non è certo un giustizialista, ma ha sempre difeso i magistrati (anche nell'ultima vicenda napoletana) e solidarizzato con il ministro Guardasigilli Flick. E sulla commissione su Tangentopoli cara a D'Alema e al Polo - non si è mai pronunciato. Non stupisce che proprio il Polo spari a zero sull'incontro di Palazzo Chigi. «Prodi dimostra cecità politica se pensa di trarre forza dal blocco giustizialista, contrario a ogni forma di dialogo col Polo», sostiene l'azzurro Michele Saponara. «Un passo falso, dettato dal timore che Prodi ha di lui», commmenta Tiziana Maiolo, insinuando che Di Pietro «continua a fare indagini per conto proprio». Maria Grazia Bruzzone Il senatore: solo un saluto dopo le ferie Maiolo: il Professore ha paura dell'ex pm che continua a indagare per conto suo Qui accanto il senatore dell'Ulivo Antonio Di Pietro A destra il fondatore dell'Udr Francesco Cossiga

Luoghi citati: Bologna, Gallipoli, New York, Roma