«Noi abbiamo fatto fin troppo» di Emanuele Novazio

«Noi abbiamo fatto fin troppo» INTERVISTA IL MINISTRO DELLE FINANZE TEDESCO «Noi abbiamo fatto fin troppo» Waigel: ora Mosca deve aiutarsi da sola BONN INISTRO Theo Waigel, la crisi russa continua ad aggravarsi. Lei è responsabile delle Finanze nel governo dì Bonn, particolarmente esposto con Mosca: non teme una totale bancarotta? «Credo che i politici russi, il presidente Eltsin e il premier Cernomyrdin, ma anche la maggioranza della Duma, siano consapevoli della propria responsabilità. La Russia ha bisogno del mondo libero, ha bisogno del libero flusso dei capitali. La Russia ha approfittato della liberalizzazione del movimento dei capitali, ha approfittato della collaborazione con il Fmi, con la Banca mondiale e con altre istituzioni finanziarie internazionali. La Russia, adesso, deve prendere in fretta decisioni per recuperare fiducia: in questo modo la crisi potrà essere superata». Ritiene comunque possibile un nuovo programma di aiuti a Eltsin, ora che al governo è tornato Cernomyrdin? «E' la Russia adesso ad avere il testimone, tocca a lei: il che vuol dire che la Russia deve realizzare prontamente le misure concordate con il Fondo monetario internazionale. E' questo il compito più urgente del nuovo governo Cernomyrdin: anche se, certo, c'è di mezzo la Duma con cui bisogna trattare. Il programma di aiuti potrà essere proseguito se le riforme saranno realizzate. Aiuti supplementari non sono in discussione, oggi». Lei sostiene che la crisi russa non ha conseguenze particolari sulla crescita, in Germania e in Europa. Ma fino a quando? «Questa crisi rivela quanto è importante l'Europa. Il consolidamento, la convergenza, un'inflazione bassa, una crescita stabile, la stabilità dei cambi in Europa sono il risultato del lavoro decennale compiuto in vista dell'Euro. L'Europa, la zona dell'Euro, in que- sto momento sono un'isola di beatitudine. Ma certo, quel che avviene in Russia e nell'Asia sud-orientale ci preoccupa. Per questo è tanto più importante la collaborazione concertata fra G7, Unione Europea e Fondo monetario». Il vice direttore del Fondo, Stanley Fischer, accusa però il governo tedesco: non ha fatto abbastanza per aiutare la Russia a uscire dalla crisi, sostiene. «Stanley Fischer dovrebbe preoccuparsi del Fondo Monetario Internazionale. Non delle nostre responsabilità: la Germania ha fatto più di ogni altro Paese per la ricostruzione della democrazia e per il ritorno dell'economia di mercato in Russia e nei Paesi dell'Europea orientale. Il Fondo Monetario dovrebbe chiedersi, piuttosto, se nella preparazione del suo programma e nella sua realizzazione si è sempre comportato nel modo giusto, se ha sem- pre colto i segnali di allarme e ne ha tenuto conto. Adesso tocca al Fondo Monetario, non alla Germania, controllare che la Russia rispetti gli impegni presi». Lei vanta l'importanza dell'«ombrello Europa», adesso che è esplosa la crisi in Russia. Fra quattro mesi prenderà il via l'Unione Monetaria: non teme che si riveli uno svantaggio elettorale, per voi, visto che molti tedeschi sono ancora contrari all'Euro? «Sono di meno ogni giorno, così come ogni giorno aumentano quelli a favore. Dovunque vado me lo dicono: l'Euro è stata una decisione giusta per l'industria, il commercio, l'agricoltura. E in situazioni di crisi nel mondo si vede, per l'appunto, quanto è importante per l'Europa avere una moneta unica». Crede che l'elezione di Schroeder avrebbe riflessi sull'Europa e sull'Euro? «Su tutti i problemi chiave dell'Europa, Schroeder è sempre stato una volta favorevole una volta contrario. E' stato lui a definire l'Euro "un parto prematuro e malato", sei mesi fa». In caso di vittoria alle elezioni Schroeder annuncia però un «controllo di cassa»: non si fida dei suoi conti. «Queste sono tipiche chiacchiere dell'Spd. Non c'è nessun bisogno di un controllo, le cifre sono tutte chiare e pubbliche. Quel che non è chiaro, piuttosto, è un programma Spd che sia anche finanziabile. Io ho presentato un bilancio per il 1999 e un piano finanziario fino al 2002 basato sulla previsione fiscale e sulle previsioni di crescita fatte da esperti nazionali e internazionali. L'Spd deve guardare finalmente negli occhi la verità». Ma questa campagna elettorale sembra soprattutto un referendum su Kohl, più che uno scontro sui programmi. «No, ci sono molti punti importanti in gioco. E lo scontro è sull'alternativa. Queste sono elezioni di tendenza: dieci anni fa, quando il comunismo cadde nell'Europa dell'Est, non avrei mai creduto possibile che in un Parlamento tedesco tornassero i comunisti. E non avrei mai creduto possibile che in un Land tedesco venisse eletto un presidente con i voti comunisti, come è avvenuto in Sassonia-Anhalt. Strauss, nel 1976, diceva che l'alternativa era fra "libertà e socialismo" : è di nuovo il tema della campagna elettorale 1998. L'alternativa oggi è fra forze liberal-borghesi e una coalizione rosso-verde con il probabile appoggio della Pds». Si immagina un cancelliere Schaeuble? «Abbiamo un Cancelliere, Helmut Kohl». Emanuele Novazio