«Sciopero sì, ma generazionale»

«Sciopero sì, ma generazionale» «Sciopero sì, ma generazionale» Monti: riforma delle pensioni e flessibilità SE c'è uno sciopero che sarebbe giustificato, non è quello generale ma uno sciopero generazionale di giovani». E' la provocazione del commissario europeo Mario Monti, dalla tribuna del meeting di CI, davanti a un mare di teen-agers. L'obiettivo? «Spingere l'opinione pubblica e il mondo politico ad essere più radicali nelle riforme di certe strutture, come ad esempio il sistema delle pensioni. E non solo per gli equilibri di finanza pubbhca e del risanamento, ma anche per l'equilibrio generazionale». Una proposta accattivante per una platea di giovani preoccupati per il futuro, una replica a distanza a Sergio D'Antoni, che da tempo insiste sul tasto dello sciopero generale. Ma Cgil Cisl e Uil bocciano la «terapia Monti»: «Una nuova revisione del sistema pensionistico sarebbe inutile se non addirittura controproducente». Rincara Silvano Miniati, segretario generale della Uilp: «Sciopero generazionale? Se è stata un'affermazione seria è grave ed inaccettabile. Se è stata una battuta è di pessimo gusto». «La rifórma pensionistica non mi sembra una grande idea, soprattutto ai fini occupazionali», precisa il segretario generale aggiunto della Cisl, Raffaele Morese. «Con la riforma Dini e l'aggiustamento dello scorso anno - puntualizza il segretario confederale Cgil, Giuseppe Casadio - si è raggiunto un buon punto di equilibrio». Anche per il segretario confederale della Uil, Adriano Musi, «i correttivi apportati al sistema pensionistico sono adeguati a garantire la copertura delle generazioni più giovani e a tutelare quelle future». Fuori dal coro sindacale, Giuliano Cazzola, esperto di previdenza ed ex segretario confederale della Cgil, che scende in campo a fianco del commissario europeo: «Il sistema pensionistico è insostenibile ed iniquo». Plaudono invece «allo sciopero generazionale» il coordinatore nazionale dei giovani di Forza Italia, Andrea Di Teodoro, e il portavoce dei comitati «Generazione per la riforma liberale», Simone Baldelli. L'intervento di Monti ha avuto toni critici anche nei confronti del «patto sociale» caro a Ciampi. Il commissario europeo si è detto perplesso sulla concertazione perché - spiega - «i protagonisti dovrebbero essere quelle grandi corporazioni di datori di lavoro e di lavoratori che in passato sono stati tante volte all'origine della sclerosi dei mercati e dell'economia italiana». Più tardi Monti, in una conferenza stampa, ha am- morbidito le sue posizioni, riconoscendo che in certi casi i «patti» hanno prodotto «risultati brillanti», come nella lotta all'inflazione. La ricetta di Monti, «leva fiscale e flessibilità», per accelerare la ri¬ presa dell'occupazione, ha suscitato invece maggiori consensi. Anche perché il commissario europeo ha spiegato, dati alla mano, il pesante aumento della pressione fiscale sul lavoro. Un problema europeo, ma ancora più grave per l'Italia, dove - ha aggiunto Monti «il fenomeno è ancora più vistoso perché l'aumento è stato di 14 punti. Il nostro Paese ha una aliquota di prelievo sul lavoro di¬ pendente del 50,1% che lo pone al terzo posto dietro Svezia e Finlandia». TJn fisco che grava sul lavoratore dipendente e quindi sull'impresa. Ma, avverte Monti, in Italia le tasse si devono ridurre con maggiore gradualità rispetto ad altri Paesi avendo «un debito pubblico più rilevante accumulato negli anni». Anche Cgil, Cisl e Uil concordano sulla richiesta di riduzione della pressione fiscale e contributiva ma chiedono «maggiore chiarezza» circa la richiesta di ulteriore flessibilità nel lavoro, da non scambiarsi però con «libertà di licenziamento». In sintonia con Monti è il presidente della Confartigianato, Ivano Spalanzani, che ha sottolineato l'inefficienza della legge 108, quella appunto che prevede il blocco sostanziale dei licenziamenti. «Noi, invece - sostiene Spalanzani - abbiamo bisogno di flessibilità e meno pressione fiscale, perché il fisco deve essere incentivante per il lavoro». Sulla stessa strada anche il presidente di Unioncamere, Danilo Longhi, per il quale la flessibilità risulta essere un mezzo «per creare nuova occupazione». Nuova occupazione che in questi ultimi tempi sta creando la piccola e media impresa che «ha messo a regime già 70 mila nuovi posti nei primi sei mesi dell'anno e prevede entro il '99 di introdurne altri 190 mila». Il confronto sul lavoro è più che mai aperto. Un tema di riflessione in più per i giovani riuniti a Rimini. Stef aiieìla Campana Dal commissario europeo critiche all'idea del nuovo patto sociale Il commissario europeo Mario Monti

Luoghi citati: Finlandia, Italia, Rimini, Svezia