Il chador non entrerà in classe di Emanuela Minucci

Il chador non entrerà in classe Le reazioni in Comune alle richieste anti-discriminazioni delle Comunità islamiche Il chador non entrerà in classe «La laicità della scuola vale per chiunque» In classe con il chador? La proposta presentata dalle comunità islamiche al governo ha scatenato le prime reazioni anche sotto la Mole. Le quattro richieste (uso facoltativo del velo a scuola, ginnastica separata fra maschi e femmine, una dieta che rispetti i precetti islamici, possibilità di studiare il Corano e la lingua araba) sottoposte dai fedeli di Allah al ministero dell'Istruzione fanno discutere anche Torino: città con diversi primati in termini di rapporti non discriminanti all'interno della scuola. Basti pensare che il Provveditorato di via Coazze ogni anno prepara un piccolo vademecum riservato agli scolari stranieri che quest'anno è arrivato a essere tradotto in ben venticinque lingue. Inoltre Torino è l'unico Comune italiano che abbia già inserito nelle sue mense scolastiche menù dedicati ai bambini di religione musulmana e nello stesso tempo si prepara a consegnare ad ogni cittadino extracomunitario un piccolo manuale contenente diritti e doveri dello straniero in Italia (con tanto di informazioni sui servizi offerti dal Comune). Ciò premesso, il «pacchetto» di proposte avanzate dai musulmani, e poi discusse nel convegno organizzato lunedì scorso dal «Centro di educazione alla mondialità» di Città di Castello, viene accolto con perplessità da amministratori e addetti ai lavori. «Sono assolutamente contrario all'uso del chador in classe - spiega il vicesindaco Domenico Carpanini -; determinate conquiste di laicità devono valere per tutti. Il modello in cui più credo è quello di tipo francese: integrazione facile a un patto, il pieno rispetto delle tradizioni del Paese che ospita l'immigrato». Discorso analogo per l'assessore all'Istruzione Paola Pozzi: «Stiamo già facendo molto per rendere più semplice l'integrazione degli stranieri nelle nostre scuole. Ma non esistono soltanto i bambini musulmani, e non bisogna cadere nell'errore di fare una classifica di merito: tutte le minoranze vanno rispettate in eguale misura». Anche secondo il provveditore Marina Bertiglia «ogni diversa cultura merita attenzione e rispetto. Ma sarebbe un errore istituzionalizzare alcuni diritti per gli scolari di lingua araba e ignorare quelli delle altre comunità». Voce fuori dal coro, com'è naturale che sia, quella di Ahmed Cherkauoi, responsabile torinese dell'Istituto Islamico d'Italia: «Trovo la richiesta inoltrata al governo da parte delle comunità islamiche molto giusta. Del resto, noi rappresentiamo la prima minoranza in Italia. E' legittimo che delle nostre tradizioni venga tenuto conto anche a scuola. E poi che fastidio può dare, all'interno di una classe, un'alunna con il chador? E non sarebbe formativo anche per gli scolari italiani conoscere il Corano?». Emanuela Minucci

Persone citate: Ahmed Cherkauoi, Domenico Carpanini, Marina Bertiglia, Paola Pozzi

Luoghi citati: Città Di Castello, Italia, Torino