Un amore proibito a Venezia

Un amore proibito a Venezia la memoria. A Pieve Santo Stefano il premio per il miglior diario fa scoprire una storia singolare Un amore proibito a Venezia La bella borghese e il prete armeno I PIEVE S. STEFANO (Arezzo) N un diario o in un epistolario, nella solitaria scrittura, ci sono sempre scorci di un'epoca accanto a particolari più intimi. Proviamo allora a immaginare quale ricchezza contiene il materiale che Saverio Tutine raccoglie con dedizione da quattordici anni a Pieve Santo Stefano, nella Fondazione archivio diaristico nazionale: circa 3200 «storie di persone» inviate dagli autori o da parenti, affondate in epoche lontane e, via via, attraverso una vasta geografia di luoghi e sequenza di tempi, puntate su questi giorni. Per il '98 sono arrivati al Premio Pieve-Banca Toscana altri duecento lavori. In settembre, alla premiazione, ci saranno gli altri tre archivi diaristici europei: Ambérieu (Francia), La Roca del Vallès (Spagna) e Emmendingen (Germania). Duecento nuovi scritti. Tra loro la giuria ha scelto i dieci finalisti: vicende intime, ma che hanno spesso per sfondo i grandi momenti delle Storia oppure i travagliati periodi più recenti. E' datato 18431845 l'epistolario di Vittorio Fazio Salvo dei Baroni di Nasari, siciliano in viaggio per l'Europa tra ambienti lussuosi che lo spingono a chiedere continue sovvenzioni al fratello Nino, che, a casa, amministra il patrimonio. A Francoforte Vittorio si innamora e nascono qui le lettere emblematiche di una cultura: occorre tratteggiare le virtù della fanciulla, mostrarsi all'altezza, strappare il consenso di mammà. Basteranno otto righe per annunciare che le nozze sono andate in fumo. Siamo, invece, nella Venezia del 1908 quando Akop Ephrikian, giovane sacerdote della congregazione mechitarista armena, viene incaricato di portare delle stampe di vecchi quadri a una ragazza benestante, Laura Zasso. Se ne innamora e non lo nasconde. Lei gli scrive: «Quando Lei giovedì mi espose i suoi sentimenti affettuosi, in sulle prime rimasi meravigliata per lasciar poi posto a un vero e sentito dispiacere. Troppe, Padre, troppe sono le cause che si oppongono ad una simile unione! Che cosa direbbe la mia sorella, i miei cognati, i parenti tutti, se sapessero che per causa mia un sacerdote à abbandonato il suo ministero divino? E' necessario ch'Ella mi dimentichi. Se l'avessi conosciuto laico la cosa sarebbe ben differente...». E' un'attesa tormentata, sono incontri fugaci nella Venezia di inizio secolo. H matrimonio verrà, ma lo scambio di lettere racconta non soltanto un'epoca, svela la fusione tra due culture. A spedire a Pieve questo documento è stata la nipote di Ephrikian, Laura, attrice che ha pure lei interpretato amori contrastati. Le memorie 1936-1945 di Dora Klein, ebrea polacca rifugiata in Italia, ci portano - dopo le traversie con un ufficiale della Marina italiana dai sentimenti ambigui - nell'orrore nazista, ad Auschwitz e Ber- gen Belsen: «Tirai fuori dalla mia valigia la copia della laurea in Medicina e piegandola più volte, la tenni con me in tutte le circostanze future, iniziando a proteggerla sotto le docce». Quella laurea la salverà dai forni. Gastone Gech è un soldato dell'Italia fascista spedito in Croazia .per combattere i serbi a fianco degli ustascia. Il suo diario 1941-1942 è scritto in un fortino, in una terra di nessuno dove si combatte il nemico, ma anche polmonite e tifo. Ancora la guerra, 1942-1945, nella memoria di Francesco Stefanile, che si apre con la partenza per la guerra, il viaggio in Russia, la prigionia nei campi degli Urali e delTUzbekistan, tra pidocchi e tifo e cibi di fortuna. Guerra e dopoguerra sono nelle pagine di Giulia Minghetti, 19431951: dalla sfilata dei reduci di Russia al referendum su monarchia e repubblica, dalla politica e dalla storia agli affetti, alle amarezze e a una vita che deciderà di investire soltanto per i suoi allievi. Un salto di 13 anni. Siamo nel 1964-1968 con Massimo Bartoletti Stella: un amore fra adolescenti in una Romagna di mare, biciclette, cinema. Ma un amore che cerca la disillusione, la comprensione di significati lontani dal «volere». Un diario spezzato, perché le pagine dell'addio sono strappate. Sono datate 1970-1984 le pagine di Ida Nencioni, pervase da una violenza comune a tanti sventurati. L'autrice, settantenne con disturbi psichici, sfrattata, inscatolata nelle case popolari milanesi, ricoverata in manicomio viene vessata dal personale e si rifugia nel suo «diario nero», fino alla salvezza: l'uscita dall'inferno, con l'aiuto di medici e parenti. C'è un blocco di quello stesso periodo nelle pagine di Francesca Farina, 1977-1978. Nata in Barbagia, trasferitasi a Siena e poi a Roma, laureata in Lettere, l'autrice registra il rapporto svuotante, negli anni di Università, con un ragazzo più giovane: «Siamo stati a letto a far l'amore senza voglia e senza amore e a parlare dei suoi problemi. Io sono molto rotta. Certe palle». Banalità, scontentezza diventano il centro di tutto, con la ricerca di qualcuno e qualcosa che colmino un vuoto affettivo. E, allora, anche i giorni dell'assassinio di Moro e della scorta, degli altri delitti, passano in secondo piano. Marco Neirott i Incontri furtivi nella basilica di San Marco Un matrimonio contrastato che unì due culture 1 1 m a£L- — T7r--* Quest'anno sono duecento i diari e gli epistolari inviati al concorso di Pieve Santo Stefano; qui accanto un disegno di Ventura