Catena di morti sul Bianco di Giorgio Macchiavello

Catena di morti sul Bianco Sciagure in serie nel versante francese nelle ultime 48 ore: fra le vittime tre cuneesi sorpresi in cordata dal maltempo Catena di morti sul Bianco In otto perdono la vita, 4 sono italiani COURMAYEUR. La montagna, che quest'estate era parsa clemente nei confronti degli alpinisti, in un solo giorno è stata teatro di cinque incidenti mortali. Ieri, il ritrovamento dei corpi di tre cuneesi a 3800 metri di quota lungo la via normale del Mont Blanc du Tacul ha fatto salire a otto, in appena 24 ore, il numero delle vittime sul versante francese del Monte Bianco. Poche ore prima del recupero dei corpi dei tre italiani (Giorgio Giordana, 56 anni, Pietro Falco e Bruno Corderò, di 54, tutti di Roccavione), i gendarmi del Péloton d'Haute Montagne di Chamonix avevano portato a valle i corpi di due francesi, un uomo e una donna, che facevano parte di due cordate diverse. Tutti e cinque vittime di incidenti avvenuti domenica, così come quelli in cui hanno perso la vita nella zona della cresta «des Bosses», a 4000 metri, sulla via normale del Monte Bianco, due tedeschi, padre e figlio, e un ungherese, i cui corpi erano stati recuperati lunedì. Ma il Monte Bianco, dove sul solo versante francese da giugno i morti sono stati una ventina, non è stato in questi giorni l'unico teatro di tragedie alpinistiche. Lunedì, infatti, i corpi di una guida alpina italiana (che non aveva con sé documenti) e dei suoi due clienti tedeschi sono stati recuperati dagli uomini del soccorso aereo «Air Glacier» in un crepaccio a 3500 metri di quota sul Grand Combin, nel cantone svizzero del Vallese. I tre sono precipitati mentre, dopo aver raggiunto la vetta del Grand Combin (4314 metri) verso le 9,30, stavano tornando al rifugio «Frangois Xavier Bagnoud». E' stato il gestore che, non vedendoli rientrare, ha dato l'allarme. Eppure, secondo le guide alpine, le cause degli incidenti alpinistici di questi giorni non sono dovute alle condizioni della montagna. «Quegli incidenti spiega Oscar Taiola, guida e responsabile del Soccorso alpino di Courmayeur - sono conseguenze di errori. Non parlo di imprudenza, ma di sbagli tecnici». Resta il fatto che il grande caldo di quest'estate ha modificato l'aspetto delle montagne. Sui ghiacciai si sono visti correre ruscelli, in alcune zone si sono sciolti del tutto nevai considerati eterni e itinerari di «mi¬ sto» sono diventati di sola roccia. Addirittura, la vetta delle Grandes Jorasses, fino a poche settimane fa una spessa calotta bianca a 4201 metri di altitudine, ora è di granito. «E' vero spiega Taiola -. Anche in alta quota la temperatura non scendeva sotto lo zero, quindi il ghiaccio era "marcio". Percorrere certi itinerari era poco consigliabile. Sui ghiacciai si sono aperti buchi enormi e alcuni canaloni, che prima si potevano scalare o attraversare perché ricoperti di ghiaccio compatto, sono diventati pericolosi scivoli per le scariche di sassi». «Tuttavia - aggiunge il re¬ sponsabile del Soccorso alpino di Courmayeur - adesso le condizioni sono migliorate, grazie alla perturbazione che ha interessato la zona del Monte Bianco lo scorso fine settimana. In alto è nevicato, la temperatura si è abbassata e il ghiaccio ha ripreso consistenza. Ciò non toglie che in montagna bisogna rispettare le regole del buon senso: scalare soltanto negli orari giusti, affidarsi ai consigli degli esperti, informarsi sulle previsioni meteorologiche prima di partire ed essere sempre armati di tanta prudenza». Giorgio Macchiavello Beatrice Mosca Quarantott'ore tragiche sul Monte Bianco: sono morti sei alpinisti, quattro italiani

Persone citate: Beatrice Mosca, Blanc, Bruno Corderò, Giorgio Giordana, Mont, Oscar Taiola, Taiola, Vallese, Xavier Bagnoud

Luoghi citati: Courmayeur, Roccavione