«Ucciso da pentiti e magistrati» di F. Poi.
«Ucciso da pentiti e magistrati» «Ucciso da pentiti e magistrati» La vedova: era preoccupato per i suoi uomini LE ACCUSE DELLA FAMIGLIA LUCCA DAL NOSTRO INVIATO «Me lo hanno assassinato», piange e trema Aida Mariotti, vedova di Antonio Sardo, il vice questore di Lucca che lunedì mattina si è ammazzato impiccandosi al letto della figlia. «Lo hanno tenuto sulla corda finché non è morto», lancia la sua accusa questa donna con gli occhiali scuri e la fede al dito che tormenta con le mani. Con chi ce l'ha, signora Mariotti? «Con i pentiti che prima lo hanno accusato e poi hanno ritrattato. Con quei magistrati che hanno creduto a loro e han fatto la guerra a mio marito. Non si facciano vedere ai funerali, adesso...». Suo marito era stato trasferito, {ter quelle accuse. In primo grado o avevano assolto, fra un po' ci sarebbe stato l'appello a Genova... «Antonio non pensava solo a sé. Pensava anche ai suoi uomini finiti nel fango con lui. Temeva che per loro la vicenda potesse cadere in prescrizione. Continuava a ripetermi: "Cosa succederà di loro, cosa succederà adesso?". Si sentiva responsabile, per i suoi ragazzi. E oramai non credeva più a niente». I magistrati, qui a Lucca, sostengono che suo marito si è suicidato per questioni private, per problemi famigliari. Se la sente di replicare? «Non è vero niente. Antonio era un uomo molto affettuoso. Ma era anche disperato, aveva speso tutti i soldi in avvocati, per difendersi. Diceva che non poteva nemmeno comperarmi una borsetta e io lo rincuoravo. Pochi giorni fa gli avevo letto alcuni brani del "Piccolo principe". Gli spiegavo che erano quelli i veri valori, che ce l'avremmo fatta, che avremmo ricominciato da capo. Ma non è servito a niente». Però accanto al corpo di suo marito è stato trovato un biglietto: «Hai sempre ragione tu». Sembra riferirsi a lei. Come lo spiega? «Io quel biglietto non l'ho neanche visto. Ma so spiegare anche quelle frasi». Prego. «Lui era molto nervoso. Non voleva più stare alla questura di Lucca. Voleva andare a Pistoia, per seguire il questore Andrea Scandurra, ma gli avevano detto no. Quando lo aveva saputo gli era venuta una crisi di nervi, aveva sfasciato due quadri. C'era forse uno spiraglio, quello di tornare a Massa. Diceva di avere ancora qualche amico, lì. Su mio consiglio, in attesa saremmo andati nella nostra casa di Carrara. Gli facevo forza, ma allo stesso tempo cercavo di calmarlo». Non ha avuto sentore, che suo marito stesse pensando di uccidersi? «Solo una volta, nel momento di massima depressione, mi aveva detto che avrebbe voluto essere seppellito a PozI zuoli. Ma chi andava a pensare...». Nemmeno lunedì, nemmeno poco prima di ammazzarsi, ha capito cosa avesse in mente? «Io ero in sala, stavo preparando i bagagli. Quando sono entrata nella camera di nostra figlia lui era seduto a terra, non mi sono accorta subito... Mi sono avvicinata per dargli un bacio, ho sentito che era freddo. Ho iniziato a urlare». Suo marito ha scritto un libro. Lì, ha messo i nomi e i cognomi di quelli che lui accusava di persecuzione. «In quel libro c'è soprattutto l'elenco di poliziotti finiti in malora o suicidi perché accusati ingiustamente. La stele, chiamava quella lista. Diceva che la loro morte non doveva rimanere impunita. Su alcuni floppy disk, Antonio ha scritto tutta la sua storia. Sono stata la prima a tranquillizzarlo, sarò la prima a smuovere mari e monti. E a fare quello che non è riuscito a mio marito». [f. poi.]
Persone citate: Aida Mariotti, Andrea Scandurra, Antonio Sardo, Mariotti
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