Indagato Juppé, anche Chirac trema di Aldo Cazzullo
Indagato Juppé, anche Chirac trema L'ex primo ministro coinvolto nello scandalo sui falsi impieghi al Municipio di Parigi Indagato Juppé, anche Chirac trema Tradito dai suoi stessi collaboratori, è accusato di appropriazione indebita e abuso d'ufficio PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Traditi dai loro collaboratori. E' stata una misteriosa funzionarla, già nell'equipe di Alain Juppé nell'83, poi con lui al ministero del Bilancio neh" 86 e quindi al Municipio di Parigi nell'88, a fare le prime ammissioni ai giudici: era proprio il Comune a pagarle lo stipendio, benché lei lavorasse per il partito, il neogollista Rpr (Rassemblement pour la République). Grazie a quella testimonianza (e ai frutti di due perquisizioni alla Mairie) da ieri l'ex primo ministro è indagato per appropriazione indebita di fondi pubblici e abuso d'ufficio. Indagato anche Michel Roussin, all'epoca capo di gabinetto del sindaco di Parigi, nel frattempo diventato Presidente della Repubblica. E, dietro le accuse ai suoi (ex) fedelissimi, si intravede il vero bersaglio politico dei magistrati di Nanterre, Jacques Chirac. Il nome del Presidente è stato fatto per la prima volta da Robert Galley, ex tesoriere del partito. E' stato lui a spiegare ai giudici co¬ me funzionava il meccanismo: almeno trentun funzionali dell'Rpr, il movimento fondato da Chirac, erano stipendiati come funzionari dal Municipio di Parigi, pur lavorando in realtà per il partito. Un'apparente conferma è venuta da una lettera, pubblicata mercoledì scorso dal settimanale «Le Canard Enchainé», in cui Juppé raccomandava la promozione di uno dei funzionari fantasma, con la risposta di Chirac, a mano, in alto a destra: «Bisogna che questo eccellente ragazzo non sia penalizzato». Le ammissioni della misteriosa signora (e di Noredine Cherkaoui, responsabile Rpr per la Gioventù dal '90 al '97) hanno consentito a Patrick Desmure, il giudice istruttore di Nanterre che conduce l'inchiesta, di spedire a Juppé e Roussin le lettere con i capi d'imputazione. Ieri sera l'ex premier, ospite del telegiornale di Tf 1, il primo canale tv, ha smentito ogni accusa: «La città di Parigi non stipendiava nessun dipendente del mio partito». E ancora: «Non sarà quel che è accaduto ieri a farmi desistere dal combattere per i valori in cui credo». Quindici mesi fa erano i padroni di Francia. Ora che, dopo il crollo alle elezioni del maggio '97, le sorti dei due leader della destra parevano risollevarsi - solo l'altro ieri Juppé era indicato dal settimanale «Mariarme» come capolista nei neogollisti alle prossime Europee, mentre Chirac gode di un indice di popolarità del 62%, il più alto da quando è Presidente -, ecco che attorno a loro si stringe il cerchio dei magistrati. All'Eliseo è al lavoro una cellula anti-crisi, guidata dal segretario generale Dominique de Villepin, per circoscrivere l'emergenza giudiziaria ai collaboratori del Presidente. Ma l'attacco a Juppé, tra l'88 e il '95 segretario generale del partito e assessore alle Finanze al Comune di Parigi, indica che ormai l'inchiesta è giunta nell'anticamera di Chirac. «Il punto - confidava un notabile Rpr al Canard Euchaìné è che Juppé non intende morire martire. Quanto a Roussin, i suoi rapporti con il Presidente si sono degradati a tal punto...». Un dubbio che il giornale che sarà in edicola oggi traduceva titolando in prima pagina: «Juppé è pronto a coprire Chirac?». Aldo Cazzullo Da sinistra l'ex primo ministro Alain Juppé e il presidente Jacques Chirac
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