In Congo l'ora dei massacri

In Congo l'ora dei massacri L'aviazione angolana che appoggia la controffensiva di Kabila colpisce le zone controllate dai ribelli In Congo l'ora dei massacri Raid aerei sui civili, strage in una missione KINSHASA. Ancora una giornata di sangue nella guerra che sta infiammando il Congo: 37 tra religiosi e laici sono stati massacrati nella missione cattolica della parrocchia di Kasika, nel Kivu meridionale, la regione orientale a ridosso dei Grandi Laghi, dove è in atto la controffensiva dei militari che appoggiano il governo al potere contro i ribelli di etnia tutsi. Dell'eccidio, compiuto tra sabato e domenica, si è avuta notizia solo ieri. Lo riferisce l'agenzia missionaria Misna, secondo la quale gli autori sarebbero i banyamulenge filo-ruandesi che avrebbero agito per rappresaglia dopo le perdite subite domenica a Mwenga, in uno scontro. Gli insorti sono stati costretti a ritirarsi dalla zona dell'Urega, che comprende il centro di Kamiruga, area dalle rilevanti risorse aurifere. Tra le vittime, tutte congolesi, un sacerdote, don Stanislas Bwabulakombe, due suore e un seminarista. Un gruppo di uomini armati ha obbligato laici e religiosi a riunirsi all'aperto e poi li ha falciati spietatamente a colpi di mitra. La strage è stata commentata ieri dall'«Osservatore romano». «L'eccidio - scrive il giornale del Vaticano - è una vendetta contro innocenti, in quanto sacerdoti, che nulla hanno a che fare con la guerra civile nell'ex Zaire». L'agenzia missionaria «Fides» sostiene che la strage sarebbe una rappresaglia dei tutsi contro i locali accusati di rifornire di cibo le milizie filogovernative. Nei giorni scorsi l'arcivescovo di Kinshasa, il cardinal Frederic Etsou, aveva lanciato un appello chiedendo, alle autorità, rispetto per le persone. Continua, intanto, l'offensiva dell'Angola e dello Zimbabwe, i due Paesi che appoggiano le truppe fedeli al presidente del Congo Laurent Kabila: i caccia hanno bombardato Kisangani, la terza città del Paese controllata dai ribelli, e le posizioni degli insorti a Sud-Ovest di Kinshasa. La notizia è stata data dall'ex ministro degli Esteri Bizima Karaha, ora schierato con i rivoltosi. «Sono stati colpiti solo obiettivi civili. Non possono riconquistare Kisangani. Questo è terrorismo» - ha affermato Karaha precisando che il comandante dell'aeronautica dello Zimbabwe è a Kinshasa per dirigere l'operazione. L'esponente dello schieramento che si oppone a Kabila ha inoltre riferito che raid aerei sono stati effettuati anche contro le postazioni dei ribelli a Kasangulu, trenta chilometri a Sud-Ovest della capitale, e che nella stessa zona i combattenti antigovernativi hanno respinto un attacco terrestre di un'unità angolana. Karaha ha negato che le forze di Kabila abbiano riconquistato la base aerea di Matadi, 150 chilometri a Sud-Ovest di Kinshasa: «Tutto quello che stanno facendo è mandare gli aerei a bombardare civili innocenti - ha detto l'ex ministro di Kabila -. Riteniamo responsabili i governi di Zimbabwe e Angola. Sollecitiamo la comunità internazionale a porre fine allo spargimento di sangue». Karaha ha sostenuto anche che i bombardamenti dei Mig e degli elicotteri da combattimento hanno provocato centinaia di morti fra i civili, «soprattutto uomini, donne e bambini dei villaggi circostanti». E sulla scia delle vittorie riportate dalle truppe di Angola e Zimbabwe, Laurent Kabila è tornato a Kinshaha. Il presidente dell'ex Zaire, ieri ha dichiarato che «bisogna schiacciare il nemico» ed ha rivolto un appello ai congolesi perché «prendano le armi» e sconfiggano «gli aggressori». «Gli aggressori sono noti. Questa è una guerra ingiusta imposta a un popolo sovrano. Il popolo deve mobilitarsi - ha dichiarato in un discorso alla radio e alla televisione -. I congolesi devono combattere, la guerra può essere lunga. Nei villaggi la gente deve prendere le armi, le armi tradizionali, le frecce e le lance per schiacciare il nemico. In caso contrario rischiamo di diventare sclùavi dei tutsi». Kabila ha poi aggiunto che il ritorno alla pace passa attraverso il ritiro del «nemico dal territorio nazionale», con riferimento ai ruandesi e agli ugandesi che appoggiano la rivolta dei tutsi. E il ministro degli esteri ugandese Eriya Kategaya ha ammesso ieri che soldati del suo Paese si trovano in Congo, inviati per difendere la sicurezza dell'Uganda. Davanti ad una commissione parlamentare, Kategaya ha affermato che «per difendere i miei interessi, creo una linea di difesa più avanti. Ecco perché abbiamo dispiegato soldati in Congo». [e. st.] FANTERIA E BLINDATI ANGOLANI E GENDARMI KATANGHESI UNA GUERRA SU DUE FRONTI i^^Mbanza Ngungu • Songololo angola Hi Alto Congo Bunia Ji KISANGANI REP. DEMOCRATICA KINSHASA 1 RINFORZI DI ZIMBABWE E ANGOLA, APPOGGIATI DALL'AVIAZIONE ' II jkatang ANGOLA DEL CONGO * 1 Bukavu |i m Sur* • t 2? Kalémie AVANZATA DEI RIBELLI APPOGGIATI DALL'ESERCITO RUANDESE I tutsi sono in rotta II Ruanda ammette «I nostri soldati li stanno appoggiando» Un soldato della milizia tutsi in guerra contro le truppe di Kabila

Persone citate: Bizima Karaha, Kabila, Laurent Kabila, Stanislas Bwabulakombe