E fioriscono gli amori tra i banchieri in guerra di A. Z.
E fioriscono gli amori tra i banchieri in guerra E fioriscono gli amori tra i banchieri in guerra LA CORSA ALLE FUSIONI E MOSCA RANO ricchi, potenti, arroganti. Giravano in lussuose auto blindate, circondati da plotoni di guardie del corpo, aprivano con un calcio le porte del potere. Decidevano i ministri, i governatori e, nel '96, hanno perfino deciso il nome del Presidente della Russia. Dichiaravano l'uno all'altro guerre che tutto il Paese seguiva come una telenovela. Erano i personaggi principali, i padroni della nuova Russia di Eltsin, i famigerati «oligarchi». Che sono ora tutti, senza eccezione alcuna, sull'orlo della bancarotta. Dalla quale stanno cercando di salvarsi precipitandosi disperatamente tra le braccia l'uno dell'altro. Ieri la Russia è stata scossa da un'ondata sensazionale di fusioni tra le più grosse banche del Paese. Dopo che la Banca Centrale si è dichiarata pronta ad aiutare gli istituti commerciali a condizione della cessione di un pacchetto azionario - cioè di una nazionalizzazione soft -, gli ambienti finanziari di Mosca sono diventati una sorta di agenzia matrimoniale. Annunci di fidanzamenti più stravaganti hanno cominciato a piovere fin dalla mattinata, seguiti da timide smentite. I primi a convolare a nozze sono stati tre giganti del business russo: la Oneksimbank, la Most e la Menatep, rispettivamente la quarta, la settima e la 17a nella classifica delle banche russe. Ma il loro peso cambia parecchio se si parla della loro influenza politica. I presidenti delle tre banche Vladimir Potanin (l'uomo più ricco della Russia), Vladimir Gussinskij e Mikhail Khodorkovskij - sono considerati i più influenti businessmen russi, pre¬ ceduti soltanto dal diabolico Boris Berezovskij, il leader politico e morale degli «oligarchi». Una stretta di mano tra Potanin e Gussinskij fino all'altro ieri sarebbe sembrata la cosa più assurda che potesse accadere. I due magnati avevano litigato un anno fa per la privatizzazione di Sviazinvest, il colosso statale delle telecomunicazioni che il governo aveva di fatto promesso alla Most per poi - in un intrigo oscuro - cederla alla Oneksim. Ne è seguita una «guerra bancaria» senza esclusione di colpi: i giornali di proprietà dei due pubblicavano materiali compro- mettenti, telefonate intercettate, accuse vere e falsificate. Sul campo di battaglia sono caduti come vittime diversi ministri che avevano fatto i lobbisti per l'uno o per l'altro, lasciando dietro di sé una scia di inchieste che la Procura sta ancora mandando avanti. Ma il tempo delle vacche gras¬ se è finito e gli «oligarchi» scordano il passato per salvarsi a vicenda: la Oneksim è potente sul mercato dei grandi clienti, la Most è una delle banche più importanti nel settore dei clienti privati, mentre la Menatep - una delle più colpite dalla svalutazione del rublo e indebitata fino al collo - è ben piazzata su en¬ trambi i mercati. I tre hanno deciso d'amore e d'accordo di formare una holding bancaria alla quale ciascun istituto sacrificherà il 51% delle sue azioni. Completa parità anche nel Consiglio d'amministrazione dove ciascuna delle parti avrà tre rappresentanti. Non è chiaro però se gli «oligarchi» si spartiranno anche il resto del loro impero: fabbriche e compagnie petrolifere ottenute con la privatizzazione privilegiata, tv e quotidiani (i cui giornalisti fino a ieri erano impegnati a coprire di fango l'avversario), funzionari corrotti e ministri lobbisti. La Banca Centrale ha incoraggiato le fusioni, e si capisce perché: secondo gli esperti, se il rublo continuerà a scendere, delle 1500 banche russe ne rimarranno solo due o tre. La febbre matrimoniale nel frattempo continua: a tarda sera hanno annunciato la loro unione anche la Inkombank e la Nrb, mentre le altre sono alla ricerca disperata di un partner che non le faccia affondare. [a. z.]
Persone citate: Boris Berezovskij, Eltsin, Gussinskij, Mikhail Khodorkovskij, Most, Potanin, Vladimir Gussinskij, Vladimir Potanin
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